Di-segno nero: la destra alla riconquista del popolo

Roberto Frittelli

La destra alla riconquista del popolo. È con questo titolo che si apre il secondo incontro del progetto realizzato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dedicato al fenomeno della destra radicale in Europa. Se la scorsa settimana si è cercato di fare un quadro generale della situazione nei vari paesi europei, stavolta il centro del discorso è stato posto su una situazione specifica, quella della Francia.

Gli ospiti d’oltralpe che hanno condotto questo incontro, hanno analizzato infatti il modo in cui la recente sconfitta di Marine Le Pen nelle elezioni presidenziali francesi non deve portarci a pensare che, allo stesso modo, sia stato “sconfitto” il fenomeno sociale che è presente non solo in Francia. È stato arginato, al massimo. Possiamo quindi imparare molto da quello che è recentemente successo appena oltre i nostri confini, in vista delle elezioni che ci coinvolgeranno nel giro di un anno. Siamo noi in pratica, il prossimo banco di prova.

L’ascesa della destra a Parigi, mostra in maniera più evidente che in altri contesti, quello che succede negli altri stati europei. A cambiare infatti, non sono stati solo i partiti di destra, ma anche il bacino elettorale che a questi partiti si rivolge. Si tratta della classe lavorativa e popolare che, con il passare del tempo, percepisce sempre di più la sinistra come elitaria e distante dai bisogni del “popolo”, mentre vede che la proposta politica della destra punta proprio a identificarsi come vicina a queste istanze, tanto da arrivare a  definirsi “populista”. La classe popolare, che storicamente è stata rappresentata dai partiti di sinistra (comunisti e socialisti soprattutto), ora vota soprattutto a destra. Queste persone, in molti casi si percepiscono come ai margini della società e questo può inasprire l’intolleranza verso i fenomeni migratori che, per contingenze storiche, in Francia sono massicciamente presenti.

Ecco quindi come una delle battaglie canoniche della destra (le risorse pubbliche che vengono usate per i migranti e non per i Francesi con la f maiuscola, quelli veri), si sposa perfettamente con un malessere sociale diffuso, spostando così un grosso bacino elettorale. Peccato però che questa sfaccettatura “populista” possa portare a conseguenze tragiche, se viene accompagnata da una certa narrazione. I recenti avvenimenti di Buffalo, negli Stati Uniti, dimostrano come possa essere vissuta da alcune persone questa narrativa di accerchiamento da parte del nemico che, insieme a quella della grande sostituzione, viene spesso portata avanti dai partiti conservatori.

Un altro aspetto che ci accomuna alla situazione francese riguarda il ruolo delle elettrici, in grado di avere un peso importante nei risultati elettorali. Sia Marine Le Pen che Giorgia Meloni, vorrebbero abbattere aspetti più sessisti che caratterizzano i partiti di cui sono le leader, cercando allo stesso tempo di apparire come baluardo femminista. Entrambe si definiscono donne, madri, cristiane, lo specchio di tantissime donne che vivono in Italia e in Francia. Sono pronte a difendere i diritti delle donne e a difenderle dalle aggressioni degli immigrati islamici, andando ad inasprire conflitti le cui radici vanno ricercate negli aspetti storici, oltre che nell’attualità.

Questo tentativo di de-diabolizzazione sembra avere successo almeno sul piano mediatico; meno su quello pratico dove viene spesso sconfessato dalle inchieste che dimostrano i rapporti molto stretti che hanno questi partiti con i movimenti e le frange più estremiste e violente. In ogni caso, il risultato è quello che vede moltissime donne dare la loro preferenza alle uniche due leader non uomini presenti nella scena politica, in quanto uniche rappresentanti forti del mondo femminile in politica, anche a costo di dare un voto alla destra radicale.

Il terzo aspetto analizzato è la sfiducia nelle istituzioni, che permea ormai da tempo tantissime persone. I partiti di destra radicale come Rassemblement National e Fratelli d’Italia hanno dalla loro parte il fatto di non essere mai stati al potere negli ultimi anni, e possono quindi scaricare sulle altre forze politiche la totale responsabilità della situazione attuale. Spesso infatti, portano avanti politiche anti-sistemiche che puntano a promettere grandi cambiamenti sia sociali che politici, proprio per accogliere questa sfiducia largamente presente nella classe popolare.

La sinistra al contrario si fa baluardo delle istituzioni e dei valori democratici e questo non è ben visto da tutti. La sinistra difende il sistema che, secondo questi elettori, è la causa del loro malessere e delle loro difficoltà; lo stesso sistema che alimenta e protegge la casta elitaria che lo compone e che si arricchisce sulle spalle della povera gente.

Ecco allora che questo grande exploit dei partiti di estrema destra inizia ad avere un senso. Non è più possibile continuare a derubricare questo fenomeno come circoscritto ai soliti quattro scappati di casa, come avviene spesso nella narrazione comune. Gli scappati di casa rappresentano una parte minoritaria di questo elettorato, che da sola non è in grado di spiegare la crescita che questi partiti hanno avuto.

Il grande merito dei partiti populisti è stato quello di riuscire a portare dalla propria parte la classe lavorativa e popolare, diversificando la propria offerta politica in modo da comprendere anche queste persone. Non c’è da stupirsi quindi che in Francia un partito di estrema destra sia stato votato da più del 40% dei votanti al ballottaggio e che in Italia, il primo partito nei sondaggi appartiene alla stessa dimensione politica. ma abbiamo ancora un anno di tempo per studiare e non farci trovare impreparati il giorno dell’esame.

 

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