Il silenzio dell’amianto

Alberto Gaino

Giovedì 28 aprile 2022, giornata mondiale per le vittime dell’amianto. Sono 255 mila ogni anno – è naturalmente una media – nel mondo. Altro che eredità del Novecento di cui si sconterebbe ancora il prezzo in termini di vite umane spezzate. Nei due terzi dei paesi si impiegano ancora prodotti contenenti amianto, in particolare nell’edilizia. L’estrazione e l’utilizzo di questo minerale non sono vietati nei tre quarti della Terra. L’amianto è tuttora un business e l’aggressiva politica di esportazione di amianto grezzo realizzata da Putin – di cui si parla in Il silenzio dell’amianto – verso i paesi del Terzo Mondo rientra a pieno titolo nella nuova geopolitica internazionale.

In Italia le cose stanno un po’ diversamente, ma non è meno attuale, per motivi diversi, il pericolo dell’amianto. La questione delle bonifiche è tanto più prioritaria perché i produttori di cemento amianto hanno lasciato le loro fabbriche imbottite di scorte e scarti, dopo avere sparso nell’ambiente circostante tanta polvere cancerogena; nessuno ha pagato per questo scempio ambientale; nessuno ha risarcito; nel 1992 venne varata una buona legge, ma tuttora in gran parte disattesa; non esiste tuttora un’unica e aggiornata per l’intero territorio nazionale banca-dati dei siti con amianto; non si conosce con esattezza, se non con calcoli presunti, quanti milioni di tonnellate di amianto, delle 32 stimate nel 1992, si siano bonificati. Per gli alti costi di smaltimento, esiste il fondato timore di un vasto fai da te fuorilegge, cui non si è quasi mai posto un argine.

La prima eredità dell’amianto sta nelle 100 mila vittime che si raggiungeranno silenziosamente a fine secolo in Italia; specialmente a causa della più completa, attualmente, inosservanza delle cautele previste nel settore delle ristrutturazioni edili per i suoi addetti, che si estendono dai manovali a elettricisti, idraulici, a ogni genere di manutentori, per i quali l’accesso ai benefici di legge (previdenziali e di risarcimenti con le malattie asbesto-correlate) è molto complicato. È una nuova emergenza amianto, rispetto alla quale una importante ricerca internazionale – di cui si parla nel libro – stima in 4 milioni di euro il costo sociale di ogni vittima.

Ciò stride con i risarcimenti ai familiari delle vittime che emergono dagli accordi extra giudiziali ai margini di processi – tranne quando si tratti di imprese statali – che si concludono sempre di più con sentenze di assoluzione degli imputati imprenditori grazie ad una giurisprudenza garantista solo nei loro confronti. È un altro grande tema – insieme a quello dell’uso della scienza nei tribunali – che si affronta nel libro, nel silenzio quasi assoluto dei media: la scomparsa dei diritti delle vittime nel processo penale. Il lavoro continua a uccidere, Taranto ne è l’ultima frontiera. In base a ciò che hanno scritto Luciano Gallino e Gustavo Zagrebelsky la giurisprudenza ha cambiato orizzonti. A cominciare da quella consolidatasi ormai sulle vittime dell’amianto e dei suoi produttori, eredità silenziosa e niente affatto superata del Silenzio dell’amianto. Discutiamone.


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