Caro Emilio, che bello rivederti tra noi

Nicoletta Dosio

Ogni tanto capita di registrare qualche buona notizia, per esempio il fatto che dall’altro giorno, 20 Marzo, Emilio Scalzo è tornato in libertà. Resta imputato in attesa di giudizio, accusato di aver aggredito un agente francese durante una manifestazione al confine con la Francia nel maggio scorso. Ma l’obbligo di restare in Francia, in forza di quel MAE (Mandato di Arresto Europeo) che aveva motivato il suo arresto il 15 settembre, è venuto a cadere. Il Tribunale di Gap ha infatti ravvisato nelle circostanze di quell’arresto, senza alcuna preventiva notifica per l’imputato, una irregolarità procedurale tale da autorizzare le condizioni di libertà per Emilio Scalzo e il suo ritorno a casa... Caro Emilio, che bello rivederti tra noi.

Due giorni fa, 20 maggio, è stato dunque il Giorno del Ritorno. Una macchina era partita nel primo pomeriggio per andarlo a prendere in quel di Aix en Provence. Dall’11 febbraio – e dopo oltre due mesi trascorsi dietro le sbarre nel carcere di Aix Luynes – Emilio aveva trovato ospitalità in un alloggio messo a disposizione dai compagni di France Insoumise. E verso le 8 di sera ecco che la macchina che arrivava dalla Francia, si è incontrata con quella che nel frattempo gli era venuta incontro dal versante italiano. A bordo gli amici più cari; quelli che in tutti questi mesi gli sono stati più vicini con il più caloroso sostegno, frequenti visite, iniziative di mobilitazione.

Tra loro non poteva mancare Nicoletta Dosio, che sulla sua pagina Facebook ha postato ieri questo testo che qui ripubblichiamo.

Le foto sono di Diego Fulcheri e Giovanni Muderu Mallamaci. Documentano come meglio non si potrebbe la festosa accoglienza la sera stessa a La Credenza di Bussoleno. Si è replicata anche ieri sera al popolarissimo Tortuga e si ripeterà in chissà quante altre occasioni andando verso il 25 aprile, che quest’anno sarà più che mai Festa di Liberazione per la Val Susa. (D.B.)


Claviere, 20 marzo 2022… Caro Emilio, che bello rivederti tra noi

Sui terreni che d’inverno diventano piste da sci e d’estate campi da golf grava una nebbia spessa, pesante d’umidità, che s’insinua nei vicoli e sommerge la via principale, tra alberghi sbarrati e vetrine spente.

Un paese come dimenticato in mezzo alle montagne, sul quale scende la sera uggiosa, senza luci, a eccezione dell’addobbo natalizio che ancora ingombra i rami di un abete solitario, in un posteggio deserto.

Ma, a un passo dalla frontiera, davanti alla vecchia dogana, la scena si anima. Un gruppetto di umani e cani, una piccola cassa che spara canzoni di lotta, striscioni srotolati ai bordi della strada. È il comitato di accoglienza per Emilio che torna dopo mesi di arresti in Francia perché colpevole di solidarietà concreta verso donne e uomini in fuga dalla fame e dalle guerre che devastano il mondo. C’è allegria e il freddo sembra meno intenso per chi si sente più che mai vivo e dalla parte giusta.

Ed ecco l’auto che sbuca solitaria dall’ultima curva, rallenta , si ferma davanti alla gioiosa barriera dello striscione portato in mezzo alla strada; ecco Emilio, un po’ smagrito ma sorridente e abbronzato dai lavori campestri di Provenza… E sono abbracci, battute, qualche lacrima… poi festa tra i bagliori colorati dei fumogeni a rendere più surreale la scena. La provvidenza materna di Marinella ha preparato panini, taralli. C’è la colomba di una Pasqua tardiva, ma capace di volare in alto, libera, messaggera di un mondo senza frontiere e ingiustizie.

Mentre si alzano i brindisi, vediamo sbucare dal paese i lampeggianti blu: un’auto dei carabinieri, poi un’altra e infine l’immancabile digos. Rallentano, si fermano e poi ripartono; giri su giri con l’occhio fisso delle telecamere puntate dai finestrini a riprendere il nuovo episodio del lungo film che, anche attraverso la narrazione nemica, racconta la storia di una collettività fraterna, libera e felice. Sì, felice nonostante tutto.

Ma ormai è giunto il momento di ripartire, di riaccompagnare Emilio a casa, al primo saluto corale della Valle che lo aspetta in Credenza.

Si arrotolano gli striscioni, si compone una festosa carovana di auto. Si parte sotto l’occhio inquisitore di in potere incapace di capire che è impossibile ridurre all’obbedienza chi non vuole comandare.

Sui muri della vecchia dogana resta una scritta: SU QUEI SENTIERI C’ERAVAMO TUTT*


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