Attivisti di Palestine Action costringono una fabbrica di armi israeliana a chiudere l’attività per la seconda volta
L’azione arriva alcuni giorni dopo che gli attivisti di Palestine Action avevano preso di mira la sede centrale di Elbit Systems a Londra, costretta a rimanere chiusa per diverse ore.
Proprio giorni dopo l’interruzione dei lavori a Londra nella sede centrale di Elbit Systems, produttore di armi israeliano, degli attivisti di Palestine Action ancora una volta hanno bloccato con successo i lavori di produzione di armi della fabbrica UAV Tactical Systems a Leicester giovedì 14 aprile.
L’azione diretta ha visto due attivisti arrivare sul posto di mattina presto, i quali si sono legati ai cancelli della fabbrica fissandosi a un aggancio corporeo. Questo ha fatto in modo che il sito diventasse inaccessibile agli impiegati e che la produzione si fermasse completamente per diverse ore. I notiziari locali che citano le dichiarazioni della polizia hanno riferito che i due attivisti sono stati liberati attorno a mezzogiorno.
I due attivisti avrebbero portato con sé dei cartelloni con scritto “Palestina Libera”. Avrebbero anche versato per terra della vernice rossa per simboleggiare il sangue di fronte ai cancelli della fabbrica come parte della loro azione diretta. La polizia dopo l’arrivo ha eretto uno schermo gigante per tenere gli attivisti lontani dalla vista del pubblico mentre cercava di convincerli a terminare la loro protesta. Successivamente, i due attivisti sono stati arrestati dalla polizia. Anche un altro attivista che era presente sul posto ma che stava solo tenendo dei cartelloni è stato arrestato senza motivo.
Palestine Action ha definito la risposta della polizia contro di loro “sproporzionata”. Una dichiarazione del gruppo ha detto che “la polizia è arrivata sul posto in massa con almeno sette automobili, due furgoni e un drone”. La polizia più tardi ha confermato che il terzo attivista è stato scagionato. Gli altri due attivisti sono stati rilasciati nel pomeriggio, secondo il gruppo.
Palestine Action ha dichiarato che UAV tactical systems, una filiale di Elbit Systems, è uno dei principali produttori di droni militari israeliani usati intensivamente per attaccare o condurre operazioni di sorveglianza contro i palestinesi nei territori occupati di Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza. Il drone Hermes, prodotto nella fabbrica di Leicester, è tra i tanti droni mortali e avanzati prodotti da Elbit Systems che sono concessi all’esercito israeliano. Palestine Action ha evidenziato che l’esercito israeliano si procura l’85% dei suoi droni da Elbit, rendendolo così il più grande produttore di armi di Israele.
Secondo il gruppo, il drone Hermes 450, usato in larga parte nelle invasioni israeliane di Gaza nel 2014 e nel 2021 e avvistato dagli attivisti a maggio 2021 durante un’azione diretta in cui hanno occupato il tetto della fabbrica, è stato anche d’ispirazione per il drone watchkeeper comprato da Regno Unito, Stati Uniti e diversi altri paesi in Asia, Africa e America Latina. Tutti i droni di Elbit, secondo quanto riferito, sarebbero “testati in battaglia” sui palestinesi sotto l’occupazione israeliana. Questo è un fatto che l’azienda vanta mentre sponsorizza i suoi droni ai clienti stranieri alle esposizioni di armi e in altri eventi di vendita militare.
Palestine Action ha promesso di aumentare la frequenza e l’intensità delle sue azioni dirette contro l’azienda in tutto il Regno Unito. Ha detto in una dichiarazione: “come promesso, quest’anno Palestine Action ha accelerato la campagna per far chiudere Elbit con azioni dirette sempre più frequenti. Leicester è un primo esempio del crescente supporto nel paese per fermare il business di Elbit in Bretagna. Centinaia di persone si sono presentate per protestare contro il funzionamento del sito e due volte alla settimana sono condotte delle proteste fuori dal sito. Il vento sta cambiando per Elbit, i cui giorni sono contati di fronte all’organizzazione della comunità e all’azione diretta”.
Il gruppo ha preso di mira già due siti dell’azienda nelle ultime settimane nelle sue campagne di azione diretta. Martedì 12 aprile, quattro attivisti hanno usato un blocco corporeo su un tubo cilindrico a cui erano legati e hanno bloccato l’ingresso alle sedi della compagnia. Gli attivisti hanno anche ricoperto l’esterno dell’edificio con una vernice rossa per rappresentare il sangue palestinese “versato dal business di Elbit”. Il 28 marzo, degli attivisti si sono legati a un furgone fuori dalla stessa fabbrica di Leicester. Alcuni di loro sono anche riusciti a entrare nei locali della fabbrica e hanno deturpato e danneggiato il sito prima di essere arrestati dalla polizia.
Nel comunicato stampa, il gruppo ha annunciato un talk a Leicester il 16 aprile per mobilitare più sostegno dalla comunità locale nei confronti dell’obiettivo finale di chiudere la fabbrica per sempre. L’incontro includeva speaker come i co-fondatori di Palestine Action, Huda Ammori e Richard Barnard, e l’attivista e rapper pro-palestinese Lowkey, che è stato recentemente il bersaglio di una campagna sistematica da parte di gruppi e attivisti pro-Israele che stavano cercando di farlo bandire dalla piattaforma musicale globale Spotify.
Fonte: Peoples Dispatch, 17 aprile 2022
Traduzione di Deborah Dettori per il Centro Stud Sereno Regis
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!