Graffiti contro la guerra in Ucraina

Alexis Lerner, Colleen Wood

Mentre il Cremlino reprime le proteste contro la guerra, la street art sovversiva a base di graffiti contro la guerra in Ucraina sta proliferando in tutta la Russia.

Graffiti contro la guerra in Ucraina
Graffiti a San Pietroburgo: “No alla guerra”. (Instagram/@mv_picture)

Organizzare delle proteste pacifiche in Russia è estremamente difficile. A partire dalla “Operazione Speciale” del Cremlino iniziata il 24 febbraio, la polizia ha detenuto quasi 15,000 persone in tutto il paese in connessione alle manifestazioni pacifiche. Il 4 marzo, il Cremlino ha espanso la portata delle attività illegali con due leggi che criminalizzano i reportage di guerra e le proteste contro la guerra. Dal 5 marzo, sono state presentate 180 accuse contro i manifestanti. Date – o nonostante – queste restrizioni, attivisti e artisti si stanno rivolgendo verso strumenti di espressione politica più sottili e sovversivi: i graffiti.

Negli ultimi 20 anni, il Cremlino ha limitato la libertà di espressione e il diritto di riunione nei luoghi pubblici dei cittadini. Se da una parte per molti anni la Russia non è stata una democrazia, il regime di Putin ha comunque evitato in generale l’approccio sovietico della censura, permettendo invece un certo livello di espressione politica. Negli ultimi anni, ci sono state richieste di disarmamento nucleare, di protezione ambientale, di mantenimento delle pensioni e di un migliore trattamento delle comunità LGBT. Il precedente è stato criticare le politiche e non Putin.

Ma le autorità sono veloci nella repressione quando i cittadini oltrepassano il limite della critica su argomenti tabù come quelli sulla corruzione e sulla Cecenia, una repubblica nel Caucaso del Nord dove Mosca ha condotto due guerre negli ultimi 30 anni. Tuttavia, solo perché le persone non possono parlare in sicurezza o legalmente contro politiche ostili non significa che rimangano in silenzio.

Per aggirare questo controllo sulla libertà di espressione e di riunione, attivisti e artisti russi usano bombolette spray per condividere sui muri delle città opinioni anonime e sovversive. Mentre questa forma d’arte esiste nella regione dagli anni ’70, solo all’inizio del 21esimo secolo ha visto una forte svolta politica. Oggi, i graffiti sono una forma di critica politica anonima e accessibile, che fungono da “canarino in miniera” quando si tratta di condividere il malcontento politico.

Dall’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, c’è stata una rinascita dei graffiti politicamente sovversivi che lo Stato ha cercato di levare dagli spazi pubblici negli ultimi 10 anni.

I tag dipinti con lo spray con un messaggio semplice – “No alla guerra!” – sono apparsi già il 25 febbraio, precedenti anche alla prima grande manifestazione contro la guerra a Mosca. Lo stesso messaggio è stato dipinto nelle stazioni della metro, nei cortili delle scuole e nelle strade pedonali a Mosca e a San Pietroburgo, che sono le città più grandi della Russia e tradizionalmente il centro del dissenso politico, così come in città più piccole come Lipetsk, Irkutsk, Samara e Tomsk.

Oltre ai diffusi graffiti “No alla guerra”, degli artisti stanno dipingendo pezzi più sofisticati con critiche mirate a Putin e al regime. A Mosca, per esempio, un artista anonimo ha usato uno stencil per scrivere “Ci state portando all’inferno” in russo, implicando che il Cremlino stia trascinando il paese in un conflitto indesiderato e, quindi, in avversità non volute per gli ucraini che sono attaccati e i russi che sono sanzionati. Altri lavori anonimi sottolineano che “Putin è un aggressore” e “i ladri del Cremlino hanno bisogno della guerra, ma io e te no”. L’ultimo, in particolare, sottintende che il regime di Putin benefici dalla sua guerra in Ucraina, o attraverso la cattura di porti liberi dai ghiacci sul Mar Nero, l’installazione di un governo fantoccio pro-Cremlino a Kiev oppure intascando i profitti dai contratti militari.

Le autorità stanno avendo delle difficoltà nel ridipingere i graffiti contro la guerra proliferati in tutto il paese. Ma la street art non è sempre dipinta con una bomboletta spray. Altri media includono adesivi, stencil, muschio, neve, yarn bombing e poster incollati alle pareti.

A Krasnoyarsk, Vera Kotova ha inciso “No alla guerra” sulla neve accumulata su una statua di Vladimir Lenin. È stata prontamente accusata ai sensi della nuova legge che criminalizza le proteste contro la guerra. Rischia una multa di 30,000 rubli, circa 290 dollari.

Gli attivisti fanno leva anche sull’ironia visiva per criticare la censura e l’ambiente politico in Russia. Un cartellone nel retro di una fermata del bus a San Pietroburgo illustra una grafica che mette a confronto l’andamento della paura e della speranza in Russia dal 1983, con un aumento della speranza nel 1991 con il collasso dell’Unione Sovietica e nel 2012 con le proteste di massa. Sebbene il pezzo – installato dalla crew Yav, il cui nome viene dal russo “realtà” – non menzioni nello specifico la guerra, essa è fortemente sottintesa.

 
 
 
 
 
 
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A Nizhny Novgorod, la polizia ha trascinato una donna che teneva in mano un cartellone bianco nella piazza centrale della città. Un video, visualizzato 1.1 milione di volte su Twitter, mostra una folla di persone chiedere alla polizia di giustificare la detenzione.

http://twitter.com/IlyaYashin/status/1502687513655361537

Oltre a catturare momenti di violenza statale o mobilitazioni di massa, gli attivisti stanno sfruttando le comunicazioni digitali per criticare la guerra e mobilitare manifestazioni non violente.

Post Tribe Inspiration ha creato una galleria virtuale sulla Piazza Rossa, sede della famosa Cattedrale di San Basilio, come parte della loro campagna ARTE NON GUERRA. Gli user possono visitare il Metaverso attraverso l’app Spatial per vedere un’esibizione artistica anti-guerra virtuale, piena di colombe e segni della pace disegnati in blu e giallo, i colori della bandiera dell’Ucraina. Gli user sono invitati ad aggiungere i loro pezzi alla galleria online.

Altri lavori integrano spazi virtuali e di vita reale attraverso link web e codici QR che attraverso la fotocamera del telefono possono indirizzare i visualizzatori a un particolare website. A San Pietroburgo, è apparso sulla metro un cartello con scritto “cane smarrito”, che descrive la ricerca di un animale di nome Pace. Il cartello recita: “Il 24 febbraio, un uomo sgradevole con accenni di botox ha rubato la nostra Pace!”. Il cartello presenta un codice QR che collega i passeggeri a delle risorse per “aiutare a restituire Pace” che in realtà indirizza a una petizione su Change.org per chiedere la fine della guerra in Ucraina.

http://twitter.com/Fontanka_Dom/status/1502678222055608324

Prima che fosse vietato in Russia il 14 marzo, degli attivisti hanno sfruttato l’enfasi di Instagram sulle immagini per diffondere informazioni sulla logistica delle proteste. Un post su Instagram ha informato il 24 febbraio i moscoviti di una protesta, senza specificare alcun dettaglio nel testo. La didascalia insiste, “Questa è solamente una bella immagine”, e l’immagine contiene un disegno che raffigura il famoso poeta Aleksandr Pushkin e il numero 7 circondato da un emoji di un uomo che cammina. I follower politicamente motivati dovevano risolvere il rebus per capire dove e quando ci sarebbe stata la manifestazione. L’emoji fa riferimento al linguaggio in codice per dire “fare una passeggiata” alla protesta, il ritratto di Pushkin conduce le persone a Piazza Pushkin, uno spazio pedonale all’aperto nel centro di Mosca e il numero 7 è un segnale per darsi appuntamento alle 7 del pomeriggio.

 
 
 
 
 
 
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I social media permettono agli attivisti anche di mobilitare menti empatiche e atomizzare il dissenso. L’hashtag #?????????? – “picchetto tranquillo” in russo – ha più di 1,600 post su Instagram; compresi post che istruiscono gli utenti dei social media su come partecipare a manifestazioni individuali contro la guerra. Le foto con questo hashtag mostrano sottili simboli di dissenso, tra cui maschere e tote bag con lo slogan “No alla guerra” e nastri verdi.

Questi tipi di sovversivi emblemi di dissenso in codice richiamano tattiche del passato. Nel 2012, i passanti potevano essere informati di una protesta attraverso degli adesivi sui lampioni, come quello che mostra l’allora sindaca di San Pietroburgo Valentina Matvienko, calpestata da Pietro il Grande a cavallo, accanto all’ora e al luogo dell’incontro.

Queste tattiche più sottili erano maggiormente comuni negli anni in cui i circoli di attivisti e l’opposizione politica in Russia mancavano in una leadership centralizzata. Alexei Navalny è emerso come una figura centrale alla fine del 2011. Negli ultimi dieci anni, il suo team ha giocato un ruolo cruciale nell’organizzazione di grandi raduni contro la corruzione, la riforma delle pensioni e il degrado ambientale. Ma Navalny è stato avvelenato e imprigionato l’anno scorso, e il 15 marzo un tribunale ha esteso la sua pena a 13 anni. Questo smantellamento dell’opposizione organizzata rende ancora più difficile organizzare manifestazioni di massa nelle strade.

L’arresto di 15,000 manifestanti, giornalisti indipendenti, politici dell’opposizione e graffitisti ha aumentato significativamente la posta in gioco per il dissenso. Alcuni graffitisti hanno risposto a ciò dipingendo opere di critica in edifici abbandonati e nella periferia della città per evitare di essere scoperti. Altri hanno scelto di lasciare del tutto la Russia.

Nonostante la repressione e lo svuotamento di graffiti e artisti nelle comunità della Russia, gli artisti continuano a innovarsi per rendere pubbliche le loro critiche nei confronti del Cremlino, le sue violazioni dei diritti individuali e la sua guerra in Ucraina. Questo è fondamentale per dimostrare agli altri in tutto il paese – e in tutto il mondo – che il dissenso alla leadership di Putin è ancora vivo.


Articolo di Colleen Wood e Alexis Lerner

Fonte Waging Nonviolence

Traduzione di Deborah Dettori per il Centro Studi Sereno Regis


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