Emilio Scalzo: solidarietà dai cattolici della valle

COMUNICATO STAMPA del Gruppo Cattolici per la Vita della Valle


A Emilio Scalzo, rinchiuso in un carcere francese, alla periferia di Aix en Provence, lontano dalla sua valle, il saluto e la solidarietà del Gruppo Cattolici per la Vita della Valle

“Felici i perseguitati a motivo della giustizia perchè ad essi appartiene il regno dei cieli” (Mt 5,10).

Emilio Scalzo

Nove persone sono morte sul confine italo-francese delle Alpi Cozie negli ultimi tre anni, l’ultima, pochi giorni fa, nei pressi di Salbertrand. All’inizio di gennaio venne recuperato il corpo di Fahat, un ragazzo marocchino di 31 anni nel bacino del Freney, a valle di Modane. E prima di loro Mohamed, Derman, Mamadou, Blessing…

Nove persone che nel linguaggio comune chiamiamo “migranti”. Provenivano da Paesi “extracomunitari”, ma non erano extraterrestri. Cercavano una nuova terra in cui vivere perché la loro era diventata invivibile a causa della guerra o della fame.

Di strada ne avevano già fatta molta, l’ultimo ostacolo da superare era un valico alpino, Bardonecchia o il Monginevro, ma alla frontiera le polizie dei due Stati non consentono il transito a chi è senza documenti, e non rimaneva loro altra scelta che cercare di superare il confine clandestinamente di notte, col rischio di cadere in un dirupo o rimanere bloccati nella neve, ”ma ne abbiamo già viste tante…dobbiamo correre il rischio”.

Rosanna, tra i firmatari di questo comunicato, fa la volontaria a Oulx dove ha sede il centro accoglienza “Rifugio Massi”. Qui descrive due momenti toccanti da lei vissuti.

1) Erano tre ragazzi provenienti dalla Siria, uno dei quali senza una gamba, scoprimmo che gli era stata amputata in seguito alle torture subite. Mi colpì molto e riflettevo su quanto amore avessero messo in atto i due amici nel sostenere il ragazzo mutilato che si aiutava con una stampella e vedevo l’enorme contrasto con l’orrore e l’odio generato da una guerra.

2) Era una sera di metà ottobre quando col treno delle 19:30 sono arrivati quattro giovani (due Afghani e due Iraniani) vestiti con pantaloncini corti, felpa leggera e scarpe da ginnastica distrutte; a 1000 metri di altitudine nelle sere di ottobre non fa più caldo! Uno di loro aveva i piedi enormemente gonfi e lacerati dalle vesciche ormai aperte. Si sono seduti a tavola per mangiare, forse non mangiavano da un paio di giorni. Uno dei due ragazzi iraniani continuava ad alzare le mani al cielo per ricongiungerle in atto di preghiera ed ho capito che ringraziava Allah. I motivi del suo ringraziamento erano due. L’aver trovato rifugio e ristoro, ma soprattutto l’aver incontrato un ragazzo afghano che conosceva l’inglese che unendosi a loro li aiutava nella comprensione del linguaggio.

Tonino Bello avrebbe definito Emilio Scalzo come:

Non un notaio dello status quo, ma una sentinella che annuncia tempi nuovi.

Emilio Scalzo è un signore di Bussoleno ora in pensione, molto conosciuto in valle per il suo lavoro di pescivendolo ai mercati e il suo attivismo nel Movimento No Tav; non è rimasto indifferente di fronte al dramma che vivono tante persone che passano nella nostra valle, sotto i nostri occhi. Ha partecipato a tante iniziative di solidarietà nei loro confronti.

Lui è uno di quelli che si presta ad aiutare i deboli, non se la sente di guardare altrove per non vedere chi tenta di fuggire da guerre e torture.

Per come lo conosciamo noi, schietto e diretto nell’esprimersi, l’aforisma di don Lorenzo Milani gli si confà a misura:

“Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.

Alcuni Stati europei, tra cui l’Italia, hanno stipulato gravissimi accordi di controllo dei flussi migratori con Stati autoritari come la Libia e la Turchia. Altri come l’Ungheria costruiscono muri di respingimento, la Croazia ne ha costruito uno “invisibile” (Corriere della sera 30-12-2020).

Le chiamano rotta balcanica, africana, messicana… sono accomunate dal fatto che i percorsi di migrazione sono diventati scenari di morte.

In risposta a tutto ciò più parti promuovono manifestazioni pubbliche. Anche qui in valle ne sono state organizzate per sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma di queste genti. Alcuni anni fa vi transitò la marcia dei Sans-papiers. Negli ultimi anni si sono svolte manifestazioni in alta valle per dare visibilità al problema.

Durante una di queste, in un luogo simbolo della perdita di umanità, al confine fra Clavière e Monginevro, Emilio è stato accusato di violenza a pubblico ufficiale francese. Ora è in prigione per un reato ancora da giudicare, soggetto a un’estradizione “cautelare” che non ha precedenti.

A Emilio Scalzo, rinchiuso in un carcere francese, alla periferia di Aix en Provence, lontano dalla sua valle, rivolgiamo un nostro pubblico saluto con le parole di Martin Luther King:

“La domanda non è «Se mi fermo ad aiutare quest’uomo che ne ha bisogno che cosa succederà a me», ma: «se non mi fermo ad aiutare quelli che hanno bisogno, che cosa succederà a loro?». Questa è la domanda”.

Emilio, tu sì, ti sei posto la domanda giusta e di conseguenza ti sei impegnato, con passione, per aiutare chi è nel bisogno.

Se nella parabola del Samaritano (Lc 10,30-37) sostituissimo la parola Samaritano con Emilio certo la parabola prenderebbe luce nuova. Acquisirebbe un sapore d’attualità, però noi impareremmo a conoscere i nostri martiri.

Gruppo cattolici per la vita della valle

Paolo Anselmo (Bruzolo), Giorgio Perino (Bussoleno), Rosanna Bonaudo (Caprie), Elisa Borgesa (Chiusa San Michele), Maria Grazia Cabigiosu, Donatella Giunti*, Mira Mondo (Condove), Marisa Ghiano (San Didero), Eugenio Cantore (Sant’Ambrogio), Laura Favro Bertrando (Sant’Antonino), Roberto Perdoncin (Susa), Gabriella Tittonel (Villar Dora).

* Cavaliere al merito della Repubblica per il lavoro svolto a favore dei migranti.


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