La Città di Torino e l’emergenza ambientale ed economica

Lettera Aperta del prof. Angelo Tartaglia, con alcune proposte, al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale di Torino


Photo by Marie Rouilly on Unsplash

Egregio Sindaco, egregi Assessori, gentili Consigliere e Consiglieri, 

mi permetto di scrivervi la presente da semplice cittadino torinese, ma anche ricordando la mia passata frequentazione di quello stesso palazzo in cui ora voi vi trovate per occuparvi delle sorti della città. Il tema è quello della ormai conclamata (ancorché spesso solo sul piano retorico), quanto oggettiva, emergenza ambientale, oltreché economica, che sta affliggendo il mondo intero.

In questo contesto la città di Torino non può giocare il ruolo di semplice spettatore in attesa che altri trovino delle soluzioni a problemi cui la città di fatto attivamente contribuisce.

Al riguardo vorrei richiamare alcuni elementi informativi che saranno probabilmente ben noti a tutti, ma che è utile comunque elencare:

– il 9 luglio 2021 è comparso sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il regolamento che fissa per tutti gli stati dell’Unione l’obiettivo vincolante di conseguire, entro il 2030, la riduzione del 55% (rispetto al 1990) delle emissioni di CO2 e altri gas climalteranti (GHG) per poi conseguire (anche questo come obiettivo vincolante) la totale parità del carbonio (emissioni non compensate pari a zero) entro il 2050,

– il 7 agosto 2021 è stata resa pubblica la prima versione del rapporto 2021 dell’IPCC (International Panel on Climate Change delle Nazioni Unite) sul cambiamento climatico. Al suo interno si rileva che l’incremento della temperatura superficiale media del pianeta sta procedendo con una velocità superiore a quanto precedentemente previsto,

– la conurbazione torinese ha da tempo una pessima qualità dell’aria (Torino è la 298esima città su 323 monitorate in Europa).

In tutto ciò di certo Torino, come tutte le città similari, ha un ruolo attivo come emettitore netto di GHG e consumatore di energia. Considerati gli obiettivi di drastica riduzione da conseguire entro approssimativamente un decennio, il Comune sta predisponendo una strategia e delle azioni adeguate ed efficaci? Quali?

Per sapere quanto Torino impatti globalmente sul clima e sull’ambiente e quanto e se eventuali specifici provvedimenti risultino efficaci al fine della riduzione delle emissioni, la città dovrebbe dotarsi di un bilancio del carbonio. Si è cominciato a predisporre un tale bilancio? O forse esso esiste già ma semplicemente il pubblico, a partire da me, non ne è al corrente? Oggi sul piano scientifico sono state messe a punto delle metodiche appropriate che dovrebbero essere applicate anche al fine di monitorare l’efficacia delle politiche di riduzione perseguite.

In particolare poi, per coerenza, ogni singola proposta di nuova attività o intervento sul territorio comunale dovrebbe essere accompagnata da un bilancio delle emissioni climalteranti, oltreché inquinanti, redatto da un soggetto qualificato e indipendente: se l’attività o l’insediamento, oltre ai tradizionali altri vincoli di sicurezza, risulta comportare un aumento delle emissioni climalteranti rispetto alla condizione di partenza, esso non potrà essere autorizzato, a meno che contestualmente e in modo direttamente verificabile venga attivato anche un processo che porti alla rimozione dall’atmosfera di una quantità di GHG pari a quella emessa.

Per il contenimento del mutamento climatico in atto e per la mitigazione dei suoi effetti ricopre un ruolo essenziale anche il suolo. Al riguardo da anni si parla di necessità di porre fine ad un consumo che però ha continuato e continua ad avvenire. Stando al rapporto ISPRA 2021, tra il 2019 e il 2020 il suolo impermeabilizzato di Torino è cresciuto di 13 ha (la superficie impermeabilizzata artificialmente in città era, nel 2020, pari all’65% del totale – quasi 8.500 ha a copertura artificiale – e i 13 ha aggiuntivi corrispondono a un ulteriore + 0,1%). Come il PRG gestisce questa tendenza?

Emissioni climalteranti e inquinamento sono direttamente connessi con due attività fondamentali: lo smaltimento dei rifiuti e l’uso dell’energia. Si sta sviluppando una strategia per ridurre la produzione di rifiuti ed il consumo di energia?

Per quanto riguarda l’energia naturalmente occorre un bilancio energetico cittadino. Esiste già e se c’è lo si utilizza per valutare le decisioni che si assumono oppure lo si sta predisponendo? Una volta nota la situazione di fatto, la Città potrà adottare una politica volta alla riduzione del fabbisogno energetico complessivo e all’abbandono più rapido possibile di ogni fonte energetica il cui utilizzo lasci un’eredità negativa sulle spalle delle prossime generazioni. La Città potrebbe promuovere la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili, puntando anche alla massima corresponsabilizzazione degli utenti.

Il quadro normativo nazionale, col Decreto legislativo 199/2021, fornisce alcune opportunità e individua strumenti per operare in tal senso. L’Amministrazione sta considerando le possibilità offerte dal decreto e studiando le modalità per coinvolgere i cittadini? Di certo dei più di 8.000 ettari impermeabilizzati una parte non piccola potrebbe ospitare impianti di produzione di energia da rinnovabili, anche solo facendo riferimento alle coperture non assoggettate a vincoli e al netto di quelle male esposte. Se ci avete fatto caso, guardando dal piazzale di Superga si nota sulla destra un’ampia superficie coperta da capannoni industriali che potrebbero senza particolari difficoltà ospitare impianti fotovoltaici per qualche MW di potenza.

Anche una parte non trascurabile dei numerosissimi condomini cittadini potrebbe ospitare dei gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente, secondo la definizione del Decreto legislativo 199/2021 e della precedente Legge 8/2020; avete preso in considerazione la possibilità di illustrare ai cittadini questa possibilità fornendo un sostegno, quanto meno informativo, adeguato?

Bisogna ovviamente anche essere molto attenti ai risvolti sociali ed economici delle scelte che si fanno e ai criteri che si usano per valutarne il successo e l’efficacia. Al riguardo viene ancora sistematicamente utilizzato come indicatore il PIL; anche se già da molto tempo è chiaro che tale parametro non è (o non è più) adeguato a misurare la qualità della vita all’interno delle nostre società.

Immagino sappiate che il Parlamento italiano ha approvato, con la legge 163/2016, l’introduzione di un gruppo di indicatori collettivamente indicati con l’acronimo BES (Benessere Equo e Sostenibile) prescrivendo di usarli come strumento di valutazione delle politiche economiche del governo. Da allora ogni anno una relazione basata sull’andamento dei BES accompagna l’approvazione parlamentare del Documento di Economia e Finanza. Certamente anche i servizi della città di Torino concorrono a raccogliere e trasmettere all’ISTAT per l’annuale rapporto le necessarie informazioni sull’andamento appunto dei BES. Non sarebbe il caso di usare quelli per valutare l’efficacia delle politiche della città?

La condizione di emergenza e di urgenza in cui ci troviamo purtroppo non è un semplice modo di dire. Tutti devono farsene carico ma certamente le vostre spalle, dato il ruolo che svolgete, debbono sopportare un peso maggiore di quelle dei più. 

Le scelte certo non sono facili, ma debbono essere consapevoli ed è così che si può trovare il necessario consenso da parte dei cittadini.


Angelo Tartaglia

Angelo Tartaglia è Senior Professor, Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino


Nota

[1] Dati dal Rapporto ISPRA SNPA 22/2021 sul consumo di suolo in Italia


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