UNITED #FromHateToHope con il Pulmino Verde

Autrice Valeria Marcelli


Questa settimana continuiamo la campagna UNITED #FromHateToHope con il Pulmino Verde. Fernanda Torre è la Presidenta dell’Onlus Il Pulmino Verde, associazione torinese che offre assistenzialismo a? migrant?, sia attraverso attività di frontiera, sia mediante progetti educativi, e di sensibilizzazione, nella città di Torino.

Abbiamo scelto di intervistarla, in relazione alla campagna UNITED #FromHateToHope, perché ogni giorno, insieme a Il Pulmino Verde, riesce a scardinare il muro, ostile e indifferente, che opprime la nostra esistenza, definendo un percorso di umanità solidale, in grado di risvegliare la nostra, assopita, coscienza attiva, consentendole di germogliare in primavera:

«(…) È una gioia vedere tanti rami verdissimi nel vento e tanti fiori prepotenti, sboccianti, è una gran gioia perché nel sangue pure è primavera». Pavese C., “Lavorare Stanca”, Einaudi,1943

UNITED #FromHateToHope con il Pulmino Verde

 Qual è la storia de Il Pulmino Verde e l’esigenza di fondo che ha reso possibile la sua nascita?

“Il Pulmino Verde è un’associazione nata quasi cinque anni fa, in seguito a un’esperienza nel campo profughi di Idomeni, al confine Grecia-Macedonia. Al nostro ritorno abbiamo iniziato la nostra attività di supporto verso ? migrant?, la quale ha chiarito la necessità di inquadrarci, in maniera più strutturata, come gruppo. Questo ha reso possibile la nascita, nell’agosto 2016, de Il Pulmino Verde. Abbiamo iniziato con piccole attività in frontiera, prevalentemente a Ventimiglia, nella chiesa messa a disposizione dal parroco del luogo. Questo ha reso possibile l’inizio delle nostre attività, partivamo il sabato mattina, per poi tornare in serata.”

Quali sono i valori cardine su cui si fonda Il Pulmino Verde?

“Inclusività, sicuramente. Noi, una volta all’anno, svolgiamo attività lungo il confine, intraprendiamo un viaggio, soprattutto nelle aree dei Balcani, dove portiamo avanti un progetto di integrazione e unione di valori. Nel piccolo, in quanto micro-realtà di Torino, attraverso attività semplici, mettiamo in atto una sensibilizzazione su temi relativi alla migrazione, sia nei confronti delle persone che arrivano, sia nei confronti della cittadinanza stessa. Il nostro obiettivo è la creazione di un nucleo positivo, capace di generare un nuovo percorso di vita, positivo.”

Il Pulmino Verde svolge diverse attività, tra cui quelle di frontiera. In relazione a queste, quali sono gli aspetti che, su campo, ti hanno colpita in particolar modo?

“Noi siamo stat? a Ventimiglia e, adesso, andiamo ogni settimana a Oulx. L’aspetto più interessante che ho potuto riscontrare, anche da un punto di vista antropologico, riguarda le modalità di risposta, al seguente fenomeno migratorio, della popolazione che abita questo confine. È presente una differenza sostanziale tra la città di Ventimiglia e il paese di Oulx, dove opera la nostra associazione.

Ventimiglia, in questi anni, ha registrato un elevato incremento di migrant?, provenienti dal confine. A ciò è susseguito un incremento di fenomeni di razzismo, unito a un aumento, e accentuamento, dei movimenti di estrema destra, i quali si sono inglobati nella città stessa, entrando nelle vite dei cittadini e amplificando un sentimento di ostilità verso ? migrant?. Lo stesso quartiere in cui è collocata la chiesa, che offriva sostegno, ha risposto in maniera estremamente negativa, mediante vere e proprie forme di esclusione. L’atteggiamento e l’avversione, che ho avuto modo di riscontrare a Ventimiglia, è stato più forte, rispetto a quello che ho avuto modo di notare nei Balcani.

Ad esempio, la Val di Susa, rappresenta l’opposto di Ventimiglia; forse perché si tratta di una terra di unione, in cui non si è mai percepita l’idea del confine tra Francia e Italia. Si è sempre verificata una comunanza di culture, dei paesi. A Oulx, da novembre 2017, oltre a Raimbow For Africa e il Comune, che hanno offerto amplio sostegno materiale, si è innescata una solida rete di volontar?, attorno al fenomeno della rotta Alpina, formata da associazioni e cittadin? che collaborano insieme, nonostante abbiano visioni differenti, perseguendo un fine unico. Credo che questo sia uno degli aspetti più belli e che ha posto una differenza con Ventimiglia, soprattutto a livello territoriale.”

A tal proposito, quali sono gli obiettivi, e le relative aspettative, che intendente raggiungere attraverso le attività di frontiera?

“Noi andiamo ogni settimana ad Oulx, svolgiamo un’attività logistica, e di supporto, prevalentemente al magazzino, al fine di assicurarci che le persone possiedano gli indumenti idonei al territorio in cui si trovano, ad esempio da montagna. Inoltre spieghiamo loro i pericoli presenti nel luogo, ad esempio relativi alle valanghe, perciò mettiamo in atto un’attività di supporto. È anche presente, a questa parte fisica, un sostegno morale, di ascolto, nei confronti di queste persone.”

Quali ritieni siano i punti più fragili, nelle zone di frontiera, su cui è necessario porre particolare attenzione?

“È presente una netta differenza, data dal luogo. Ad esempio, a Ventimiglia, l’assenza di una solida rete di aiuto, mostra una fragilità strutturale, di fondo. Di conseguenza questo si ripercuote sulle relative forme di polarizzazione presenti nel territorio.”

Potresti fare un focus sulle altre attività svolte da Il Pulmino Verde?

“Noi, pre-covid, svolgevamo un’attività di educazione civica, all’interno dei centri di accoglienza, mediante un supporto alla persone che arrivavano, messo in atto attraverso lezioni interattive, al fine di renderl? consapevol? del luogo in cui si trovavano e far sì che si sentissero accolt?. Le lezioni affrontavano diversi temi, tra cui le guerre mondiali, le emigrazioni da sud a nord d’Italia e la storia di Torino. Torino come prima capitale d’Italia, cos’è stata e cos’è oggi Torino, la Fiat e il relativo valore per ? lavorator? che arrivavano.

Questi racconti permettevano, alle persone che seguivano, di essere compres? e di non sentirsi sol?, proprio perché, altr? come loro, in passato, avevano compiuto il medesimo percorso. Ciò mostrava il lato multiculturale, solidale e accogliente di Torino. A queste lezioni si univano attività culturali esterne, come la visita di alcuni musei, tra cui il Museo del Risorgimento, il Museo del Cinema e il Museo dell’Automobile, in base agli argomenti trattati. È stato molto bello quando abbiamo affrontato la storia del referendum costituzionale italiano del 1946; dal momento in cui ciascun ragazz? ha raccontato la storia del proprio paese e il relativo percorso democratico.

Unito a queste lezioni, svolgevamo un’attività di club del libro, nei centri di accoglienza, attraverso una lettura di libri in lingua inglese o francese, a seconda de? ragazz?, e una discussione in lingua italiana.

Le altre attività riguardavano dei laboratori e workshop relativi alla cittadinanza attiva, nelle scuole. Infine, abbiamo condotto, all’interno di una struttura per minor? non accompagnat?, oltre a un percorso di cultura civica adattato all’età, interattivo, un laboratorio di costruzioni in legno. Ciascuna costruzione aveva una tematica; ad esempio la costruzione del mulino a vento prevedeva dei pannelli solari, questo permetteva di spiegarne il funzionamento e collegarlo ad altri processi.

Per un anno e mezzo è stato messo in atto un laboratorio sul caporalato, da cui è nato il cortometraggio Sulla Rotta del Caporalato, incentrato sullo studio della storia di Saluzzo e la sua  relativa gestione del fenomeno della raccolta.

In relazione alle attività di frontiera, invece, i viaggi, nei confini, duravano in media dieci giorni e andavamo a lavorare nei campi profughi. Il nostro primo viaggio è stato intrapreso verso Idomeni, in altri abbiamo percorso la rotta Balcanica al contrario; ad esempio partendo dalla Slovenia, passando per la Croazia, la Serbia e la Macedonia, per poi tornare a Idomeni, ovvero nel luogo da cui partivano ? migrant?. L’ultimo viaggio è stato intrapreso in Bosnia.”

Ti andrebbe di parlare, in maniera più dettagliata, del documentario Sulla Rotta del Caporalato?

“Si tratta di un documentario che narra la storia di un ragazzo che è riuscito a costruire una propria vita, storia a Saluzzo. Il nostro obiettivo consisteva nella restituzione di un’immagine positiva della politica condotta dal Saluzzese; cercando di capire come ? ragazz?, che arrivavano dal nord a sud d’Italia, stessero affrontando questo percorso, dal momento in cui, durante l’inverno si spostavano in Calabria e in Sicilia, mentre con l’avvento della primavera in Puglia, per la raccolta dei pomodori, Emilia e Piemonte, prevalentemente a Saluzzo. Noi abbiamo affrontato questo percorso nella fase pre-covid e durante, ovvero da aprile, maggio e giugno 2020.

In questo tempo abbiamo cercato di capire il percorso d? ragazz?, attraverso un racconto della propria esperienza di caporalato, vissuto in prima persona. Dalle loro narrazioni sono emerse anche difficoltà legate alla questione abitativa. Ad esempio, l’assenza di spazi in cui poter gestire i problemi dovuti all’emergenza COVID-19, ad esempio una quarantena. Abbiamo anche osservato come alcun? di loro fossero rimast? bloccat? in alcune regioni. Ad esempio anche l’agricoltura del saluzzese, per mesi, ha avuto uno stop, a causa dell’assenza di agricoltor?.
La realtà Saluzzese rappresenta un esempio positivo dal momento in cui offre assistenzialismo attraverso varie reti: la Caritas, il Comune e la CGIL.”

In ultima istanza, cosa ne pensi della situazione che si sta verificando, nelle ultime settimane, nel confine tra la Polonia e la Bielorussia?

“Credo che questa situazione dimostri una debolezza delle politiche dell’Unione Europea. In tutti i luoghi in cui siamo andat? sono presenti abusi di forza nei confronti dei migrant?, non sono presenti adeguati interventi dall’alto. Nel confine tra la Polonia e la Bielorussia si sta verificando un’assenza di responsabilità. Questa dimostra l’impellenza di una programmazione futura, non a breve, ma a lungo termine, in grado di tutelare ? migrant?. Ritengo che l’obiettivo principale sia un impegno per cercare di contrastare la curva grigia dell’indifferenza.”


È possibile sostenere il Pulmino Verde all’interno del loro sito web, selezionando la sezione Sostieni


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