La rigenerazione del bene comune

Cinzia Picchioni

Grammatica dell’utopia

Dal Vocabolario Treccani:

utopìa s. f. [dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Tommaso Moro […] con le voci greche «non» e «luogo»; quindi «luogo che non esiste»]. –1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia).



Giannozzo Pucci, La rigenerazione del bene comune. Una visione ecologica di governo, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2021, pp. 90, € 12,00

La rigenerazione del bene comune

La rigenerazione del bene comune | Copertina del libro

Il «libretto verde di Giannozzo Pucci»! È ciò che mi è venuto da pensare chiudendo la 90a pagina di questo prezioso vademecum. Vade-me-cum, cioè «va’/viene con me», che porto con me, proprio come facevo (si faceva? Facevate?) alle manifestazioni milanesi – io – degli anni Settanta/Ottanta con il «Libretto rosso di Mao».

E non solo quello mi ha ricordato. Il sottotitolo – Una visione ecologica di governo – fa capire che il libro tratta di una visione (proprio come quella che animava Mao).

Ma non che l’autore sia un visionario come comunemente si intende il termine, in senso un po’ denigratorio (un «visionario» è uno che un po’ manca di realtà ecc.)

Invece io penso che se non c’è una visione non si va da nessuna parte.

E che non si può (e non si deve) governare se manca una visione (possibilmente a lungo termine).

«è meglio sapere dove andare senza sapere come che sapere come senza sapere dove», p. 28

La visione di Giannozzo Pucci – che è anche l’editore del libro presentato questa settimana – è chiara fin dal timbro apposto nella prima pagina per ricordare che è una «copia omaggio». Guardandolo si capisce l’intento dell’editore:

LIBRERIA (cioè che anche vende libri)
EDITRICE (cioè che anche pubblica libri)
FIORENTINA (cioè che è a Firenze e di Firenze)

Le tre iniziali – LEF – formano un glifo che ricorda il «giglio» fiorentino ma anche molto altro. Una visione, appunto.

Non so se si intuisce l’amore, il rispetto e la stima che nutro per Giannozzo Pucci fin da quando mi fu detto che lui era il (visionario) creatore, ideatore e organizzatore della famosa iniziativa nata negli anni Ottanta col nome di Fierucola. Vi prego di informarvi se non la conoscete. È un importante pezzo della storia dell’ecologia in Italia (per usare parole che non ne esprimono minimamente la portata). Così capirete meglio perché è importante leggere le parole di Giannozzo Pucci. Proprio oggi.


Visionario allora visionario oggi

Come pensa l’autore di «rigenerare il bene comune»? Partendo dalla base: «terra col cibo e l’aria, l’acqua, il vestire, la casa, la salute, le carceri e i rifiuti», p. 27; e delineando «una visione di governo basata sul potere di tutti, a partire dalle comunità di isolato e vicinato, ai rioni, alle frazioni, ai Comuni e allo Stato, una rivoluzione ecologica […]», ivi. Per saperne di più non perdetevi la Biografia di p. 86.

Chi vede la visione?

Secondo Giannozzo Pucci l’ambito naturale «di una visione rinnovata» per governare il bene comune è quello di chi si riconosce nell’Enciclica Laudato si’; costoro «hanno un’idea di limite ispirata a un imperativo etico», p. 31.

Transizione ecologica. Quale visione?

Invece dell’idrogeno, Pucci ritiene che il più importante intervento pubblico per la transizione ecologica stia nella «rinascita di un’agricoltura artigianale su base esclusivamente, con la rigenerazione di un’economia locale nei piccoli paesi di cui è intessuta l’Italia», p. 32. Altro che droni per controllare se i campi hanno sete! E ancora: «La transizione ecologica comincia dall’investire i soldi pubblici nella rigenerazione della terra che, se fatta promuovendo le attività artigianali di produzione e troasformazione dei prodotti agricoli, può essere il volano di una rigenerazione economica e culturale», p. 35.

Non voglio «tornare alla normalità»…

… perché la «normalità» è il problema! Si legge sul muro di una scuola torinese. Santi writers! Ma non solo dei giovani occupanti la pensano così! Anche Pucci, un signore di ben oltre 60 anni, scrive: «A causa della presenza in Parlamento di un eccesso di mentalità commerciale, il coronavirus non ha provocato programmi di riorganizzazione economia e sociale […]. Si continua a pensare come se l’unico realismo sia tornare a prima, alla crescita illimitata, allo sviluppo delle innovazioni digitali, allo sviluppo del PIL, all’agricoltura industriale ecc., nulla di meno realistico», p. 35.

Pinocchio e il virus

Proprio come nel famoso racconto collodiano il burattino non trova di meglio che tirare un martello al grillo parlante che lo stava solo avvertendo, noi incolpiamo il virus di quello che sta accadendo, e lo colpiamocon farmaci e vaccini senza fare nient’altro. Un altro toscano – l’autore del libro – ci avverte che il virus «[…] non è un “incidente biologico” che senza preavviso ha colpito l’umanità [ma] è un dramma epocale: la manifestazione estrema (a livello umano) di una malattia dell’intera biosfera e tenderà a prolungarsi o a ripetersi se non cambieranno le condizioni ambientali e sociali che l’hanno provocata», p. 67.

La digitalizzazione è contro il bene comune?

Lo giuro, la domanda non è mia, ma è contenuta nel libro, a pag. 25, nel capitolo intitolato Il politico. E volete sapere qual è la risposta? Anche quella potrei averla data io, ma senza la genialità di Pucci, che per rispondere ci conduce per mano dentro la Costituzione e offre un’alternativa:

«Se lo Stato e gli enti pubblici impongono a tutti la digitalizzazione devono come minimo prevedere del personale a disposizione di chi non è e non vuole essere digitalizzato». (p. 26), perché «Il diritto all’analfabetismo esiste perché tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, dilingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (Art. 3 della Costituzione), che corrisponde al diritto ai 5 sensi [*] e di conseguenza all’obbligo da parte delle istituzioni di servire gli analfabeti e gli alfabeti che non possiedono il lingaggio burocratico, tecnologico e digitalizzato». p. 26.

Nell’attesa, vediamo le proposte pratiche dell’autore.

Ipotesi visionarie

W lo stagno! No, non il minerale

«Quasi ogni campo coltivato dovrebbe avere un piccolo stagno: un progetto simile a quello che in India è stato portato avanti da Rajendra Singh», p. 48; ha migliorato il clima di tutto il Rahajastan (Un milione di rivoluzioni tranquille)

Centro civico

Nel sito Rivoluzione rionale troverete spunti per realizzare la visione (quella delineata in queste pagine e/o la vostra personale). Qualche esempio?

«2. Centro civico: in ogni rione un centro multifunzionale, luogo di aggregazione, ufficio per la burocrazia di base e aiuto al disbrigo di pratiche in digitale, sede per un mediatore civile e commerciale», p. 61.

Una critica e un’idea, una critica e un’idea, una critica e … la tua idea?

[*] La natura degenera come bene comune
quando si viene allontanati dalle cose
e si smarrisce la sovranità che danno l’udito,
la vista, il gusto, l’odorato e il tatto.

Giannozzo Pucci

Giannozzo Pucci

Fin da ragazzo ha sentito il problema della degradazione della natura e della società industriale, ha aderito alle idee della nonviolenza gandhiana, è entrato in amicizia coi principali ispiratori del movimento ecologista internazionale: Edward Goldsmith, Ivan Illich, Masanobu Fukuoka, Wendell Berry…

È stato fra i promotori del movimento antinucleare in Italia, ha fondato il primo mercato contadino senza veleni in Italia, “La Fierucola”, ha partecipato alla fondazione della Federazione delle Liste Verdi, come consigliere comunale a Firenze si è occupato di agricoltura contadina, di acque, di urbanistica, di scuola, trasporti elettrici, dal 2004 guida la Libreria Editrice Fiorentina

Recensione di Cinzia Picchioni


 

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