20 anni obiettore di coscienza in Israele


Ecco altro messaggio di Shlomo (pseudonimo), 20 anni, obiettore di coscienza in Israele. Shlomo è agli arresti nella sua base 4 volte per un totale di 49 giorni per essersi rifiutato di continuare a servire nell’esercito israeliano e partecipare all’oppressione del popolo palestinese.

20 anni obiettore di coscienza in Israele

Il 19 luglio 2021, finalmente, il Comitato per la concessione di esenzioni per motivi di coscienza nell’esercito israeliano esamina il mio caso. È stato un viaggio lungo e difficile che è cominciato poco dopo l’inizio del mio servizio militare. Non ho mai voluto contribuire alla guerra, alla violenza o a qualsiasi tipo di oppressione. Sono stato arruolato per essere in una posizione di supporto al combattimento e non molto tempo dopo ho capito che questo tipo di lavoro è contro la mia coscienza e la mia morale. Sono e sarò sempre un pacifista e non prenderò mai parte all’oppressione di nessun popolo.

Crescendo in un insediamento ebraico in Cisgiordania, la mia comunità mi ha insegnato che l’esercito israeliano è il più morale del mondo e che è diverso da qualsiasi altro esercito che pratica la guerra. Mi sono arruolato nell’esercito pensando che ci fosse un modo per non prendere parte all’oppressione e alla violenza verso i palestinesi. Pensavo che il mio punto di vista pacifista non sarebbe stato in contraddizione con le azioni dell’esercito. Mi sbagliavo. Da lì è iniziato il mio viaggio per essere riconosciuto come obiettore di coscienza.

Non molte persone e soldati sono a conoscenza dell’esistenza di un comitato di coscienza nell’esercito israeliano, che dovrebbe riconoscere e rilasciare le persone nei casi in cui le azioni dell’esercito contraddicono il loro punto di vista morale, come i pacifisti. È importante dire che l’esercito non accoglie le richieste di essere riconosciuto come obiettore di coscienza e per me è stato davvero difficile anche solo arrivare a poter presentare una richiesta per incontrare il comitato e rivendicare il mio caso.



Sono stato arrestato nella mia base più volte, dopo aver dichiarato il mio rifiuto di continuare a servire gli ordini. Gli ufficiali che si occupano di me hanno bloccato il mio eventuale incontro con la commissione. Non hanno voluto darmi informazioni su quando o se avrei potuto incontrare la commissione. Ho parlato con così tante persone di diversi corpi e aree dell’esercito che non hanno nemmeno capito cosa stessi chiedendo, o cosa fosse il comitato di coscienza. Il processo che ho dovuto affrontare è stato mediato da una burocrazia frustrante e difficile. Il tutto mentre ero in stato di arresto, lontano da amici e famiglia, e detenuto in carcere. Mi è sembrato che l’esercito stesse cercando di farmi desistere dal processo, o forse addirittura di mettermi alla prova per vedere quanto fosse forte la mia posizione morale.

A casa

Dopo l’ennesimo arresto, per un po’, sono riuscito a stare a casa per qualche giorno. Prima dell’arresto successivo, ho deciso di non rientrare finché non avessero fornito una data per il mio incontro con il comitato di coscienza. Mentre ero a casa hanno iniziato a minacciarmi prevedendo una sentenza più severa. Hanno detto che se non fossi tornato non mi avrebbero aiutato a incontrare il comitato. Non ho ceduto alle loro minacce e poco tempo dopo ho finalmente ricevuto una data per parlare con il comitato.

Oggi finalmente incontro la commissione che deciderà se riconoscermi come obiettore di coscienza o se rimandarmi in prigione. Sono forte delle mie idee morali e pacifiste e non ho paura di affrontare la commissione. Anche se la commissione non mi concederà l’esenzione dal servizio militare, continuerò a stare in prigione e a rifiutare.

Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e mi hanno scritto una lettera di sostegno. Il carcere militare non è certo un posto divertente in cui stare. Però le vostre lettere di sostegno mi hanno davvero aiutato durante questi tempi duri e spesso mi hanno anche messo un sorriso sul viso. Come Nietzsche disse giustamente: “Chi ha un perché può sopportare quasi ogni come”. Questo conflitto non sarà risolto con la guerra e la morte; avremo la pace solo attraverso la comprensione e l’empatia. Spero che potremo raggiungere quella pace il più presto possibile.

In solidarietà,

Shlomo


Fonte. Newsletter del Refuser Solidarity Network / Mesarvot, 19 luglio 2021
Traduzione a cura della redazione


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