Il viaggio in India come conversione

Il viaggio in India come conversione: confronto tra Hermann Hesse e Lanza del Vasto

Antonino Drago

Un estratto tratto da: Il viaggio in India come conversione: confronto tra i viaggi descritti da Hermann Hesse e Lanza del Vasto, in A. Nesti e A. Anderle (edd.), Il viaggio come itinerario dello spirito, CISRECO Ed., San Gimignano Siena, 2021, pp. 123-149. Pubblicazione degli atti della XXVII Summer School on Religion di San Gimignano tenutasi in forma di webinar a San Gimignano e Barberino Tavarnelle il 26 e 27 agosto 2020 sulle molte sfaccettature del viaggio, ma visto fondamentalmente come “itinerario dello spirito”. Indice:

  1. Viaggi, India e viaggiatori 
  2. Le esperienze raccontate dai viaggiatori Hesse (1911) e Lanza del Vasto (1937-38)
  3. I due tipi di conversione: buddista e cristiana 
  4. La motivazione di Lanza del Vasto al viaggio in India
  5. Il lungo viaggio di Lanza del Vasto per conoscere la riforma dell’induismo compiuta da Gandhi
  6. La religiosità indù riformata da Gandhi sulla base della non violenza
  7. La conseguente riforma del cristianesimo in Lanza del Vasto. Il suo sistema teologico – politico
  8. Le conversioni buddiste del Siddharta di Hesse come eco della storia della religiosità occidentale
  9. Secolarizzazione o conversione storica collettiva?
  10. Modernità, civiltà occidentale e le religiosità alternative anticipate da Hesse e da Lanza del Vasto

1. Viaggi, India e viaggiatori  

            Il viaggio può avere i più svariati scopi. Uno scopo dei più interessanti è quello di collegare e magari identificare il viaggio esteriore in luoghi lontani ed affascinanti con un viaggio interiore che porta a scoprire impreviste aperture della vita, tali da far cambiare completamente direzione. Questi possono essere chiamati i viaggi di conversione.

            Per moltissimi occidentali il viaggio in India ha rappresentato la possibilità di entrare in una fascinosa società “altra”, ricca di cinque millenni di esperienze spirituali. La finalità del loro viaggio poteva essere abbandonare, rinnegare, ritrovare, trascendere la società occidentale. Nel secolo scorso ci sono stati molti viaggi di questo tipo. Tra i tanti, ricordo quelli di persone a mia conoscenza: monaci (Bede Griffith, Monchanin, ecc.), Madeleine Slade (figlia di un ammiraglio inglese che scelse di vivere al servizio di Gandhi), il matematico André Weil, il ciberneta Norbert Wiener, i Beatles, Tiziano Terziani (più i viaggi progettati, ma non effettuati, di Dietrich Bonhoeffer ed Ernesto Buonaiuti).

            Un viaggiatore di questo tipo è uscito dal suo locale e dalla sua civiltà in cui era nato per entrare in un altro mondo, in tutto il mondo. Durante la conversione la ecclesia è diventata la gente, il ricevere le grazie divine gli incontri con maestri (alcuni imprevisti, altri ricercati perché famosi), le preghiere le attese di trovare risposte ai propri problemi, gli esercizi rituali le frequenti camminate, le scoperte interiori l’entrare in luoghi sconosciuti e fascinosi, ecc.

2. Le esperienze raccontate dai viaggiatori Hesse (1911) e Lanza del Vasto (1937-38)

            Tra le molte esperienze di viaggi alcune sono state narrate dettagliatamente dai viaggiatori stessi. Le più famose sono due: 1) quella di Hermann Hesse nel 1911 a Ceylon (ora Sri-Lanka), esperienza che gli ha suggerito il romanzo Siddharta, scritto nel 1922 (venduto in milioni di copie); 2) la esperienza di Lanza del Vasto (1937-38; nel seguito: LdV), raccontata nel libro Pellegrinaggio alle sorgenti, pubblicato in Francia nel 1943 (centinaia di migliaia di copie; quattro editori in Italia).

Questi due libri raccontano viaggi che descrivono al meglio delle profonde conversioni. Lo stesso titolo dl primo libro, Siddharta, significa aver compiuto (= artha) un viaggio avventuroso che ha raggiunto lo scopo (= sidda) in sé; è concepito come interpretazione della conversione del Budda attraverso la vita personale di uno dei tanti potenziali Budda. Il secondo libro invece tratta un viaggio motivato dal voler scongiurare una imminente guerra mondiale, compiuto effettivamente in tutta l’India (compreso un pellegrinaggio a piedi alle sorgenti del Gange) per ritrovare la sorgente della vita spirituale millenaria che al suo tempo era stata rinnovata da Gandhi e che a lui suggerisce di ritornare in Europa con una missione da compiere.

            La seguente tabella sintetizza un confronto oggettivo tra i due libri, ricavandone anche paralleli e contrasti (segnati nella ultima colonna della tabella).


Tab. 1: CONFRONTO OGGETTIVO TRA SIDDHARTA DI HERMANN HESSE (1922) E PELLEGRINAGGIO ALLE SORGENTI DI LANZA DEL VASTO (1943)


3. I due tipi di conversione: buddista e cristiana 

            Per prima cosa cerchiamo di definire il quadro in cui avvengono le due esperienze di viaggio: consideriamo la religione alla quale ognuno di loro fa riferimento. Ma i due libri non trattano di religione, ma solo di vissuto religioso. Perciò mi riferirò ad una definizione di religione che è la più ampia possibile, perché minimale: i rapporti io-Dio-mondo; tanto minimale che può rappresentare anche il buddismo (che a molti appare come una semplice spiritualità), dato che anche questo si riferisce, seppur svuotandoli di senso, sia a Dio che al mondo.


Tab. 2: SINTESI RAPPORTO DIO-MONDO-IO IN BUDDISMO E CRISTIANESIMO 

  Buddismo Cristianesimo  
Dio Non menzionato Sì, peccato-conflitto, Incarnazione, Tri-unità >< 
Mondo È maya (illusione) È creato da Dio, il Figlio di Dio si incarna nel mondo >< 
Io rivolto a La saggezza del nirvana Essere seguace del Figlio di Dio >< 

            Ora focalizziamo l’attenzione sull’avvenimento comune delle due esperienze: la conversione.

            Una conversione è un atto personale; ma, come quelle in esame, è anche l’esempio di una riforma di religiosità che fa da esperienza pilota per altri; e che, se accettate da molti, poi possono diventate riforme della religione costituita. In questo senso la loro importanza travalica la persona per riflettersi sulla società e oltre. Noi inizieremo ad esaminare la loro realizzazione personale, per poi allargare lo sguardo alla loro importanza sociale ed oltre.

            La parola “conversione” può avere una varietà di significati; nei testi dei due autori è intesa in maniera personale, al di fuori di riti di iniziazione in gruppi di religiosi. Il primo libro la descrive attraverso il racconto romanzato della vita del Buddha, motivata dal voler uscire dal dolore della vita infinita; il secondo libro descrive la rifondazione della vita cristiana sulla scelta di rifuggire dalla violenza del secolo e combatterla anche nella vita politica. Il primo la crescita che avviene col rifiutare i maestri, il secondo la crescita che consegue alla scelta dei maestri migliori. Senza riferimento a Dio, nel primo caso; verso un Dio inteso in maniera universale nel secondo.


Tab. 3: LO SVOLGIMENTO DELLE ESPERIENZE DI CONVERSIONE SECONDO I DUE AUTORI


            Più precisamente la conversione è la soluzione di un profondo e radicale conflitto  interiore, cioè con se stesso. Galtung ha definito un conflitto come la congiunzione di tre dimensioni del vissuto umano: esse sono: Assunzioni (principi), Behavior (= comportamenti oggettivi) e Contraddizione (interiore).(Galtung 2000; Drago 2016)  La conversione è la conclusione di un conflitto riguardante: le motivazioni A del fondamento della propria vita, un comportamento B (in questo caso tutta la esperienza del viaggio) che può suscitare emozioni così forti da generare una contraddizione interiore, C; la quale perciò spinge ad un cambiamento delle motivazioni A.

            Le due suddette conversioni sono caratterizzate da:

1) la contraddizione C; Siddharta, di fronte alla illimitata sofferenza nella propria vita (C) l’annulla prendendo coscienza profonda che il mondo è illusorio (Maya). LdV vuole superare la sofferenza (C) dei conflitti personali e delle guerre nella società con la costruzione delle loro soluzioni indicate dalla non violenza di Gandhi:

2) La motivazione A: Siddharta annulla, assieme alla sofferenza, la motivazione stessa alla vita spontanea (A); LdV allarga questa motivazione (A) per includere la società con i suoi problemi e quindi aumentare la propria coscienza al massimo grado;

            La tabella seguente mette a confronto le motivazioni religiose alla conversione indicate dai due autori.


            Tabella 4: LE MOTIVAZIONI RELIGIOSE ALLA CONVERSIONE NEI DUE AUTORI


3) il comportamento B da convertito: Siddharta vive immerso, come goccia d’acqua in un oceano, nella organizzazione del mondo già data; LdV rifonda una vita associativa fraterna: la comunità-villaggio, costituita come  origine di una nuova organizzazione sociale e una nuova civiltà. 

            Notiamo ora che la conversione di Siddharta è compiuta all’interno del Buddismo: ma in realtà esse sono quattro: una prima conversione dalla vita spontanea alla religiosità della conoscenza di testi sacri; poi alla religiosità mistica errabonda; poi alla vita cittadina e mondana, e infine (con un passaggio vicino alla morte) al nirvana, ottenuto con la immedesimazione totale nella vita del fiume.

  Lanza del Vasto compie una conversione, che avviene anche essa all’intero della propria religione, il cattolicesimo, ma che è ispirata dalla riforma della religione indù già avviata da Gandhi. E’ diventato discepolo di Gandhi e poi ha sempre fatto riferimento agli insegnamenti di Gandhi,ma rimanendo personalmente cattolico; ma secondo una religiosità riformata secondo quanto ha imparato dal maestro. Ne è risultata una originale esperienza di vita spirituale che ha posto come primo obiettivo il fondare in Europa un Ordine di tipo gandhiano: quindi interreligioso e impegnato per motivi sia religiosi che politici a lottare non violentemente i principali mali della società; e come ulteriore obiettivo lo sviluppo di una originale concezione intellettuale che sistematizza teoricamente la non violenza gandhiana.

            Nel seguito verrà prima esaminata la esperienza più vicina a noi occidentali, quella di Lanza del Vasto; poi ritorneremo a quella di Siddharta, che, per confronto con la prima, ci diverrà più chiara nella sua risposta al mondo e alla storia.

4. La motivazione di Lanza del Vasto al viaggio in India

A distanza di quarant’anni, Lanza del Vasto così ha presentato il suo viaggio:

Quando, nell’autunno del 1936, partivo per l’India, non cercavo l’India. A differenza di tanti altri, non provavo una particolare attrazione per la sua famosa spiritualità, per le tante profusioni e confusioni che vedevo in essa.  (Lanza del Vasto 1980, p. 11)

Era laureato in filosofia, ma non riusciva a rispondere a un problema che lo assillava:

La guerra è un flagello fatto da mano d’uomo: com’è che la mano dell’uomo non possa impedirsi di farla?(p. 12)

… se mi richiamassero adesso per la guerra in Abissinia? […] la mia risposta è no, assolutamente! […[ Ma la fuga non è una risposta alla domanda, nessun rimedio al male […] quella che cerco invano è una dottrina della Pace giusta…  (p. 13)

Quello che manca è un metodo […] un modo nuovo, un modo umano di risolvere i conflitti umani.

Chi lo pratica e chi l’insegna? -Uno solo, Gandhi. […] E’ lui che porta il completamento dell’insegnamento di Cristo su questo punto. (p. 14)

Dopo la partenza dall’Europa, nel viaggio in mare scrive nel suo diario:

45. Credono che io vado in India per avventura, ma sto cercando di uscire dall’avventura, di procedere nella verità. Vado in questa terra sconosciuta così come si ritorna a casa. Grande terra materna e vegetale.

Ritorno alle sorgenti della nostra eternità.

49. Pellegrino sì, ma non andrò a Gerusalemme. C’è solo il deserto lì. La voce che gridava nel deserto tace. C’è solo un sepolcro lì, dove non sono i resti del mio Signore. Il mio Signore non ha lasciato nulla sulla terra. È andato tutto in cielo. Il cielo che scroscia pioggia e sole sui buoni e sui cattivi, che regna sui continenti, che guarda nello stesso modo a tutte le razze.

Il mio Signore ha detto:\ “Lascia che i morti seppelliscano i morti.”Il mio Signore ha detto: “Lo Spirito soffia dove vuole”. Io mi sono rivolto dalla parte dove ho creduto che stesse soffiando. Dove la mia fede mi obbligava, dove il mio pensiero mi ha mostrato, con molta evidenza, che stava soffiando.

Io vado a Wardhâ, da Gandhi. Il mio Signore ha detto: “Tutti quelli che gridano Signore, Signore” non entreranno nel Regno dei Cieli, ma chiunque ascolta la mia parola e la mette in pratica, questo è mio fratello e la mia casa.

Colui che io seguirò assomiglia in tutto al mio Signore. Ha solo un mantello e non porta soldi alla cintura. Non si preoccupa di che cosa mangerà domani e con che cosa si vestirà. Egli ha sofferto tribolazioni per fame e sete di giustizia. Ha teso la guancia sinistra quando hanno colpito la sua guancia destra. È venuto per servire, come il mio Signore. Gli sono grato per non essersi servito del nome del mio Signore per avere autorità sugli uomini.  (Lanza del Vasto 1991, pp. 303-304)

  5. Il lungo viaggio di Lanza del Vasto per conoscere la riforma dell’induismo compiuta da Gandhi


Il viaggio in India come conversione
Cartina del viaggio di LdV in India (de Mareuil 1998, p. 120)

Il suo biografo indica questi eventi principali del suo viaggio:

In India […] l’itinerario diventerà un pellegrinaggio di quindici mesi, quasi nel senso più materiale del termine, se pellegrinare, per-egrínare significa itinerario rurale, attraverso campi e campagne…

C’è voluto non meno di un’escursione alla fine del mondo, un viaggio a settemila metri sul livello del mare e una traversata di un intero continente lottando evangelicamente sotto la guida di Gandhi, per ottenere risposta [alla sua] preghiera. Sarà il compimento e anche e soprattutto la redenzione….

Ma il pellegrinaggio avrà diverse tappe: l’incontro riuscito con il mondo dell’India, quasi un altro pianeta, sin dall’arrivo nel gennaio 1937. Diventa discepolo di Gandhi alla fine di gennaio 1937. Il  colpo di grazia a Pasqua: aprile 1937. Ha una visione vicino alle sorgenti del fiume sacro: giugno 1937. Dal luglio 1937 al febbraio 1938: Iniziazione alle discipline segrete dello yoga.

Una tappa semplice, ma significativa, in Egitto il 2 aprile 1938. E poi la marcia nel deserto della Siria: novembre 1938. Gerusalemme e Betlemme: Natale 1938. Lago di Tiberiade: gennaio 1939. Infine il ritiro sul Monte Athos: Pasqua 1939. Ma tre mesi dopo, dopo due anni e mezzo di viaggio quasi incessante, per questo nuovo “uomo con le suole del vento”, lo scoppio [in Italia] della guerra!

Non c’è niente di disumano in quest’uomo; non crederà mai di essere “troppo umano” ed è questo che darà il un fascino accattivante e sorprendente ai racconti del suo viaggio. In India come altrove… si avvicina al prossimo da uomo a uomo, con amicizia, apertura di mente e di cuore. Cristiano, getterà sul mondo indù uno sguardo amorevole, comprensivo, senza pregiudizi: l’atteggiamento originario di questo pellegrino è una carità di intelligenza, lucida ma benevola, quasi unica nel suo genere. Con venti-trenta anni di anticipo, Lanza è il precursore di tanti ecumenismi e dialoghi futuri.(de Mareuil: 1998, pp. 118-122).

Lui stesso riassume così il suo viaggio-conversione:

Quel viaggio fu come un grande amore.O madre, madre mia! Che erano i nostri grandi sogni a paragone delle bellezze, delle grandezze che ho visto!

E che fu, a paragone delle bellezze e grandezze delle rive e dei paesaggi, delle giungle e dei popoli, dei fiumi e delle feste, dei templi e delle cime, l’incontro con la verità!

Mi aspettavo molto da Gandhi, trovai di più. Il pensiero, come il sogno, fu superato:

Una via d’uscita alle miserie, agli abusi, alle servitù, alla rivolta e alla guerra;

la giustizia come esattezza matematica e musicale negli atti;

l’unità di vita nella semplicità;

il candore del saggio: all`interno come all`esterno;

la non-violenza o rigetto di tutto quello che turba l’ordine armonioso delle cose.

E poi l’lndia e la sua vita interiore che non cercavo, l’incontrai sulle rive del Gange e sui sentieri dell`Himalaya:

la conoscenza di sé, il possesso di sé, condizione del dono di sé e dell’amore per il prossimo come per se stesso;

l’unità interiore, condizione della fede o conoscenza dell’unico Uno;

tutto questo mi aiutò potentemente a completare la mia conversione alla cattolicità cristiana.(Lanza del Vasto 1980, p. 15)


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