«Il maestro non può educare alla pace». Per protesta a digiuno da 41 giorni

Autrice
Linda Maggiori


Metodo «Bimbisvegli». Giampiero Monaca difende un modello pedagogico «democratico»: «Il maestro non può educare alla pace»

Il maestro non può educare alla pace
 Foto di Giampiero Monaca

Da 41 giorni il maestro Giampiero Monaca è in sciopero della fame per difendere un innovativo e democratico modello pedagogico (metodo Bimbisvegli). Un metodo, già oggetto di tesi e ricerche universitarie, che però negli anni ha infastidito dirigente e collegio docenti del V circolo di Asti, al punto da rendere ormai impossibile il proseguimento del progetto.

Ma Giampiero non ci sta e si appella direttamente al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi affinché il metodo «Bimbisvegli» sia riconosciuto a livello nazionale. Quando parla, sembra di ascoltare un novello Don Milani: «Da 15 anni sperimento questa pratica educativa che considera i bambini competenti e cittadini attivi, e non vasi vuoti da riempire. Ho iniziato quando era maestro ad Asti, poi nel 2017 sono stato trasferito a Serravalle, una piccola scuola dispersa di frazione, dove nessuno voleva andare, mi ci hanno mandato quasi in esilio, sperando di spegnere questo progetto.

Ma grazie alla collaborazione di alcuni colleghi e all’entusiasmo delle famiglie, il metodo è andato avanti. Da noi non ci sono compiti, non c’è cattedra, ci si dispone tutti in cerchio, si condivide il materiale didattico, si valorizzano gli errori e le forme di autoapprendimento. Si invitano spesso persone esterne, abbiamo incontrato tanti migranti che ci hanno raccontato la loro storia, condiviso il loro sapere. La pace è il principio e l’insegnamento fondamentale. Usciamo molto all’aperto, la natura è una grande alleata. In realtà non c’è nulla di nuovo in questo metodo. Montessori, Lodi, Malaguzzi, don Milani già avevano detto tutto. Ci ispiriamo anche all’apprendimento cooperativo di Celestin Freinet, alla pedagogia degli oppressi di Paulo Freire, all’autoeducazione in natura di Robert Baden Powell».

La piccola comunità di Serravalle in questi anni si è stretta attorno al maestro, e i bambini che frequentano la piccola scuola sono aumentati (53 in tutto). In questi anni, maestro e bambini hanno scritto lettere a ministri, sindaci, potenti, per cambiare le piccole grandi ingiustizie che vedevamo intorno a loro, togliere l’amianto, recuperare il cibo in mensa, aiutare i migranti a integrarsi. «Negli anni abbiamo incontrato tanti attivisti per la pace, ci è rimasto nel cuore Vittorio Arrigoni, leggevamo in classe le sue cronache da Gaza, fino al suo assassinio. Da allora, per condividere riflessioni e pensieri dei ragazzi abbiamo creato il sito www.bimbisvegli.net, dove i bambini si sperimentano blogger in erba e mettono in pratica la loro capacità di ragionamento».

Le normative anti-Covid hanno dato un duro colpo a questo metodo impedendo di incontrare gente esterna e di condividere i materiali scolastici, a queste si sono aggiunti provvedimenti sempre più punitivi da parte della dirigente.

«Dal 2019 il metodo non esiste più nel programma della scuola, il collegio docenti ha votato contro e la dirigente ha sempre evitato di riproporlo. Ma io ed alcuni colleghi siamo andati avanti lo stesso. Alla fine del 2020 sono arrivati rapporti e sanzioni disciplinari a mio carico. Sono stato sospeso per un giorno, e poi, sempre per punizione, per 4 mesi ci è stato impedito di portar fuori i bambini. In seguito ci hanno impedito di allontanarci oltre i 400 metri, poi ci hanno tolto i banchi all’aperto, con la scusa che erano pericolosi (senza però rimetterli a norma). Poi hanno vietato ai bambini di cambiarsi scarpe quando uscivano, perché era “indecoroso” lasciar scarpe fuori e quindi di nuovo ci hanno vietato di uscire.

Per finire la dirigente ha tolto anche la storica bandiera della pace perché “non istituzionale”. Abbiamo fatto un presidio di protesta, anche con i genitori, e ci hanno mandato la Digos. Perfino il progetto di scuola estiva non è stato approvato dalla dirigente e non ci è stata concesso il cortile della scuola. Lo sciopero della fame andrà avanti finché non otterremo risposte. Voglio sapere se sono davvero un cattivo maestro o se questo metodo è importante per far crescere bambini sani e consapevoli e per migliorare la scuola pubblica».

Il caso in breve tempo è diventato di dominio nazionale, il deputato Leu, Federico Fornaro, ha depositato un’interrogazione indirizzata al ministro Bianchi chiedendo «se non ritenga utile valorizzare l’esperienza di questa piccola scuola e inserire il metodo Bimbisvegli tra le tante realtà di sperimentazione e di valorizzazione delle avanguardie educative». Interrogazioni anche dei consiglieri di minoranza nel Consiglio Comunale di Asti e la lettera (firmata da 43 famiglie) inviata all’Ufficio scolastico regionale e al Ministero dell’Istruzione dalla comunità educante di Serravalle. Si sta interessando al caso anche il Comitato Nazionale contro Mobbing-Bossing Scolastico. In questi giorni è finalmente iniziata l’indagine ispettiva del Ministero dell’Istruzione per determinare se Bimbisvegli sia una metodologia didattica innovativa e vada per questo promossa e tutelata.

E ieri, nel giorno in cui si è votato per il rifinanziamento della Guardia Costiera libica, il maestro ha rimarcato la sua solidarietà ai migranti unendosi al “digiuno nazionale di giustizia” e, per un giorno, allo sciopero della fame ha aggiunto anche quello della sete.


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