In commosso ricordo di Stan Swamy

Daniela Bezzi

È morto nelle prime ore di ieri, 4 luglio, il padre gesuita che aveva dedicato la sua vita ai diritti delle popolazioni tribali dell’India. E che aveva trascorso in carcere, assurdamente accusato di fiancheggiamento dei maoisti, gli ultimi mesi della sua vita: in commosso ricordo di Stan Swamy

Circa i motivi e le circostanze che avevano motivato l’incarcerazione di Father Stan, come tutti lo chiamavano, la Newsletter del CSSR aveva pubblicato in ottobre il contributo (a cura di Daniela Bezzi) che ripubblichiamo qui di seguito.  

Le sue condizioni di salute, già molto compromesse dal Parkinson di cui soffriva da tempo, si sono aggravate quando anche lui (come molti altri detenuti) aveva contratto il Covid, e solo recentemente il suo avvocato era riuscito a ottenere il suo trasferimento in ospedale. Le notizie degli ultimi giorni tuttavia, non lasciavano molte speranze, come si poteva facilmente intuire dalle foto che circolavano sui social.

Scriviamo queste note mentre sta andando in onda su You Tube un meeting di condoglianze che vede uniti nel ricordo, e nella gratitudine per ciò che Stan Swamy ha mosso, animato, attivato, centinaia di testimonianze e messaggi da ogni parte del mondo. 

Le sue parole…

“Quello che è successo a me non riguarda solo me. È una situazione che riguarda moltissimi altri in tutta l’India. Sappiamo tutti in che modo intellettuali, avvocati, scrittori, poeti, attivisti, studenti, attivisti di tantissimi movimenti in India, vengono sbattuti in prigione solo per aver espresso il loro dissenso, o per aver criticato coloro che ci governano. Siamo tutti in questa situazione. E in un certo senso sono felice di essere da questa parte della barricata. Non come testimone più o meno inerme o silente, ma come parte attiva. E pronto a pagarne il prezzo, qualunque esso sia.”

Così aveva dichiarato Stan Swamy, con una testimonianza-video subito virale, all’inizio della sua prigionia.

Auguriamoci che la sua scomparsa contribuisca alla liberazione di tutti gli altri detenuti politici che languono da tempo nelle carceri dell’India, nelle condizioni che (sempre per questo sito) ha raccontato in gennaio l’intellettuale adivasi Virginius Xaxa e che da tempo sono oggetto di denuncia da parte di molte organizzazioni attive sul fronte dei diritti umani, a livello internazionale.

Riposa in pace Father Stan, e Zindabad! 


In commosso ricordo di Stan Swamy, ecco l’articolo di ottobre su Stan Swamy  


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