Torino e le sfide della lotta alla radicalizzazione

Autor*
Germana Marchese e Nicolò Spinola


Torino e le sfide della lotta alla radicalizzazione: dall’undici settembre ai fatti del 6 gennaio 2021

Torino e le sfide della lotta alla radicalizzazione

Il fenomeno della radicalizzazione politica ha subito una serie di importanti cambiamenti a partire dai primi anni del XXI secolo. Dopo gli attacchi dell’undici settembre e i conflitti in Iraq, Afghanistan e la lotta mondiale al terrorismo, i governi hanno dovuto affrontare processi di radicalizzazione dei propri cittadini, che si sono resi protagonisti di attacchi nei territori nazionali, come successo in Francia.

Le vicende del 6 gennaio 2021 hanno anche mostrato le conseguenze dell’aumento della propaganda di estrema destra che si è avuta in questi anni. Il fenomeno si è sviluppato principalmente tra le fasce di popolazione più giovani e che ha richiesto lo studio di nuove forme di contrasto di questi movimenti.

In particolare, l’amministrazione di Torino e l’assessore Marco Alessandro Giusta hanno deciso di organizzare insieme al gruppo RAN (Radicalisation Awareness Network), associazione di stampo europeo impegnata nel fornire sostegno alla lotta contro gli estremismi, un convegno per condividere i risultati e lo stato dei lavori sulla prevenzione alla radicalizzazione, in occasione della discussione in Parlamento di due proposte di legge legate al contrasto di questo fenomeno.

Durante la conferenza sono intervenuti diversi operatori attivi nella prevenzione ai processi di radicalizzazione, che hanno discusso delle nuove strategie di contrasto degli estremismi. Dalla discussione è emersa la necessità di approcciarsi a questa lotta utilizzando uno strumento multidisciplinare.

Varie associazioni come il GRIST, il Gruppo Italiano di Studio del Terrorismo, numerosi accademici, membri delle forze dell’ordine, operatori sociali e gli uffici della Procura della Repubblica hanno infatti contribuito ad affrontare i diversi casi di estremismo religioso e politico, legandoli a temi come l’integrazione, l’inclusione sociale e il dialogo.

Anche l’Unione Europea ha deciso di finanziare progetti legati alla lotta alla radicalizzazione, stabilendo il progetto portato avanti dalla fondazione “Benvenuti in Italia” e intitolato Exit Europe. Sono stati citati diversi esempi di problematiche che possono essere responsabili di un processo di radicalizzazione. Oltre alla propaganda di gruppi politici, l’isolamento sociale è uno dei fattori considerato più pericoloso.

Un’assistente sociale ha quindi esposto come è stata affrontata questa situazione in un recente caso che ha seguito: un utente condannato per vari crimini come aggressione di gruppo e rapina all’età di 16 anni è stato seguito per più di tre mesi da due assistenti sociali, che hanno intrapreso insieme all’utente un percorso psicologico per superare il suo isolamento emotivo.

La normativa

Nel corso della seconda sessione del tavolo di lavoro si è discusso riguardo la proposta di legge in Parlamento e le altre realtà locali tra pratiche e formazione. La proposta di legge Dambruoso-Manciulli, tra i pochi tentativi che mirano a disciplinare in modo organico il contrasto all’estremismo violento andando oltre le norme repressive, già presenti e sperimentate, fa da base alla proposta di legge C.243 Fiano.

Questo disegno si prefigge di predisporre una serie di misure per prevenire ogni forma di radicalizzazione violenta, ed in particolar modo le forme di estremismo di matrice jihadista. Accompagnato da una lunga serie di audizioni è necessario avvalersi, per un disegno di legge di questa natura, del contributo di quanti più esperti possibili che operano sul campo. Inoltre, ragionare sul tema dell’approccio olistico, aprendo così la portata del disegno di legge a ogni forma di radicalizzazione violenta, appare doveroso.

Una legge che abbia come focus solo la questione di matrice jihadista corre il rischio di un effetto controproducente, ossia di esasperare i sentimenti delle comunità musulmane. Un approccio olistico eviterebbe inutili discriminazioni, prendendo atto delle evidenze scientifiche e quindi il dato che i fattori di rischio radicalizzazione sono in larga parte indipendenti dalla matrice ideologica, mentre sono generalmente collegati alla costruzione identitaria di giovani adolescenti e adulti.  In una società, poi, dove il valore del pluralismo non è scontato e la convivenza tra diversi titolari di analoghi diritti e doveri non è un dato di natura fisiologica, ma il frutto di un costante impegno e di un lungo processo di integrazione, appare chiaro come interventi politici e culturali siano indispensabili.

Il contributo dell’amministrazione e gli esempi dei diversi operatori della città di Torino rendono evidente come sia importante un approccio locale al tema della sicurezza e della radicalizzazione. Un approccio che prenda in considerazione la situazione specifica della popolazione e degli ambienti in cui devono operare le forze dell’ordine e le associazioni impegnate nel contrasto dei fenomeni di estremismo politico.


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