L'apartheid israeliano afferma la superiorità

L’apartheid israeliano afferma la superiorità morale sulle vittime del suo terrore. In corso l’indagine dell’ICC

Miko Peled

Avendo creato nemici con il proprio comportamento criminale, Israele rivendica poi il diritto di proteggersi dalle stesse persone che ha alienato con questi atti criminali. In sostanza l’apartheid israeliano afferma la superiorità morale sulle vittime del suo terrore

TEL AVIV, ISRAELE – Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il generale Aviv Kochavi, ha recentemente commentato la decisione dell’International Criminal Courtl (ICC) di indagare Israele per crimini di guerra. Nel suo discorso, il generale Kochavi ha detto:

C’è un abisso morale tra noi e i nostri nemici. Loro fanno di tutto per colpire i civili; noi facciamo di tutto per evitare di ferire i loro civili. Loro si rallegrano quando i nostri civili vengono uccisi; noi indaghiamo quando i loro vengono uccisi.

Suona come una bella dichiarazione di apertura per la sua difesa una volta che il processo all’Aia inizierà. L’unico problema è che niente di quello che ha detto è vero.



Mentre queste parole vengono scritte, Israele sta cercando di capire i risultati delle sue quarte elezioni in due anni. Queste elezioni segnano quello che potrebbe essere il passo finale di una strategia politica che renderebbe Machiavelli orgoglioso. Questa strategia è stata pianificata ed eseguita brillantemente dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e ha portato alla totale disintegrazione della sua opposizione.

Tutto ciò che è rimasto di coloro che correvano contro di lui sono minuscoli frammenti. I politici affamati che guidano questi frammenti non possono assolutamente competere con l’acume politico interno di Netanyahu.

Allo stesso modo, nessun politico israeliano è in grado di competere con la gravitas di Netanyahu nell’arena internazionale. Questo è stato chiaramente dimostrato dalla recente visita a Tel-Aviv del primo ministro danese, Mette Frederiksen, e del cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, per discutere della cooperazione tra i tre paesi.

“Un abisso morale”

Il discorso del capo dell’esercito israeliano rappresenta una giusta indignazione tipica dei funzionari israeliani. Dice che “un abisso morale” esiste tra Israele e i suoi nemici, e questa è una scelta di parole molto interessante. Si potrebbe pensare che sia autolesionista per i funzionari militari e politici israeliani tirare in ballo la moralità. Eppure, ecco un altro generale che ha fatto carriera uccidendo civili e mantenendo un regime militare brutale che rivendica la superiorità morale.

In verità, esiste un abisso morale tra Israele e il popolo palestinese. Un rapido confronto mostra quanto segue: Fin dalla sua fondazione, Israele ha investito miliardi di dollari per sviluppare e mantenere il suo esercito; i palestinesi non hanno mai avuto neanche un carro armato, tanto meno una forza militare.

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Per decenni i palestinesi hanno cercato modi per rendere la Palestina di nuovo pacifica. I palestinesi avevano suggerito di stabilire una democrazia laica con pari diritti. Quando questo è stato respinto, hanno accettato di porre fine alla loro resistenza e hanno riconosciuto lo Stato di Israele. Poi l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina è entrata nei negoziati con Israele e ha accettato che tutto ciò che avrebbe ricevuto fosse un piccolo Stato palestinese su meno di un quarto della Palestina storica.

Quando questo si rivelò impossibile, i palestinesi iniziarono una campagna pacifica, dedicata e moralmente giusta di boicottaggio, disinvestimento e sanzione contro lo Stato di Israele. Le richieste che si sono formulate in questo appello sono tutte corrette e sono tutte radicate nel diritto internazionale.

Durante questi stessi decenni, Israele si è impegnato nell’espropriazione, nel furto di terra e nella violenza. I palestinesi sono presi di mira da Israele indipendentemente dal loro status o dalla loro posizione geografica. Che siano cittadini d’Israele, residenti della Cisgiordania o di Gaza, sfollati interni o rifugiati nei campi al di fuori della Palestina, i palestinesi vivono senza diritti – spinti fuori dalle loro terre, impossibilitati ad accedere a risorse di base come acqua, strade e assistenza sanitaria – e vengono uccisi ogni giorno.

Israele non fornirà ai palestinesi nemmeno un vaccino contro il Covid. Quindi sì, il generale Kochavi ha ragione sull’abisso morale. Tuttavia, lui e il suo esercito non hanno nulla di cui essere orgogliosi.

“I nostri nemici”

Si sente continuamente dire che Israele è circondato da nemici e che quindi non ha altra scelta che mantenere una forte forza militare e colpire quando e dove vede una minaccia.

Questo non è diverso dai criminali che rubano e poi hanno paura di essere puniti dalle loro vittime o dalle autorità. I criminali hanno costantemente bisogno di più armi, più reclute, e devono sempre colpire per primi per incutere paura ai loro potenziali nemici.

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Atti che costituiscono crimini hanno istituito lo Stato di Israele. Uccisioni, spostamenti di massa di una popolazione civile, furto di proprietà e denaro, e la creazione di un regime di apartheid. Israele ha poi costruito una forza militare che fino ad oggi continua a terrorizzare i palestinesi e occasionalmente i paesi vicini, riferendosi a tutti loro come “nemici”.

Si potrebbe sostenere, e in effetti si dovrebbe sostenere, che Israele ha creato dei nemici con il suo stesso comportamento criminale. Allora Israele sente di avere il diritto di proteggersi da quelle stesse persone che ha alienato con atti criminali.

Si rallegrano

Guidando da Gerusalemme verso Gaza, si raggiunge un incrocio appena a nord del primo punto d’ingresso a Gaza, chiamato Erez. Poi si percorre una strada che costeggia la striscia di Gaza verso est. A un incrocio c’è una stazione di servizio e una strada sterrata che si snoda da dietro la stazione di servizio e su per una collina sabbiosa.

In cima alla collina, ci sono alcuni alberi – si può vedere il Mediterraneo da lì, e anche Gaza City. Quando Israele sgancia le bombe su Gaza si può vedere il fumo e sentire le esplosioni da quel punto. Qualcuno ha tirato su un divano e qualche sedia, trasformando questo posto in uno dei preferiti dagli israeliani che si godono lo spettacolo.

Un notiziario danese mostra gli israeliani che guardano il bombardamento di Gaza del 2009. TV2 Danimarca | YouTube


Infatti, un pezzo del giornale britannico The Guardian descrive il luogo e la scena durante l’assalto a Gaza del 2014: “La gente beve, fa uno spuntino e si mette in posa per i selfies su uno sfondo di esplosioni, mentre il numero dei morti palestinesi aumenta nell’offensiva in corso”.

Prosegue, descrivendo ciò che anch’io ho assistito personalmente:

Un gruppo di uomini si stringe intorno a una pipa di shisha. Quasi tutti tengono in mano gli smartphone per registrare le esplosioni o per posare sorridendo, magari con il pollice in su, per i selfie sullo sfondo del fumo nero… Alcuni portano i loro bambini”.

“Noi indaghiamo”

Kochavi ha affermato che l’esercito indaga, anche se chiaramente le indagini di Israele sui propri crimini sono poche, lontane tra loro, e raramente finiscono con l’attribuzione della responsabilità ai trasgressori.

“Facciamo di tutto per evitare di uccidere i loro civili”, dice, il che dovrebbe farci chiedere in che mondo vive il generale Kochavi. Israele non solo non fa nulla per evitare la morte dei civili, ma per decenni ha preso di mira i civili sia in Palestina che in Libano. Questo è ovvio perché, come detto prima, i palestinesi non hanno mai avuto un esercito.

Mentre il mondo si chiede come sarà il prossimo governo Netanyahu, è chiaro che i palestinesi continueranno a vivere nella paura del terrorismo israeliano. C’è da chiedersi a che punto il mondo porrà fine alla distruzione della Palestina e del suo popolo da parte di Israele.


Fonte: MintPress News, 29 marzo 2021

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


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