La foto di Aung San Suu-Kyi di nuovo esposta al Campidoglio di Roma

Daniela Bezzi

La sera del 16 marzo, la Sindaca di Roma Virginia Raggi ha incontrato Yi Mon Win Pe, in rappresentanza della Comunità birmana in Italia e Cecilia Brighi, Segretaria Generale di ITALIA-BIRMANIA.INSIEME, in occasione della esposizione della foto di Aung San Suu Kyi al Campidoglio di Roma.

La leader birmana, Premio Nobel per la Pace aveva ricevuto la cittadinanza onoraria di Roma nel 1994, quando era agli arresti domiciliari e ha potuto ricevere questa importante onorificenza solo il 23 ottobre 2013 nelle mani dell’allora sindaco Marino. 

Sulla significativa iniziativa pubblichiamo questo testo di Yi Mon Win Pe la cui testimonianza ha arricchito anche l’incontro sulla crisi birmana promosso dal CSSR il 13 marzo scorso, proprio all’inizio dell’attuale recrudescenza repressiva. (Daniela Bezzi)



«Le conosco molto bene le scale del Campidoglio. Ci sono stata varie volte per fare qualche foto o accompagnare i miei familiari quando vengono a trovarmi a Roma. Ma ritrovarmi su quelle scale la sera del 16 marzo del 2021, è molto diverso. Noto a malapena la bellezza del Palazzo. Sono le 18.00 di sera e il cielo sembra dipinto coi colori dei rubini.

Il mio sguardo arriva a un immagine. Mi fermo. Sento un nodo nella gola. È lì davanti a me. L’immagine della Nostra Leader, Aung San Suu-Kyi, con il suo sguardo di determinazione e il suo sorriso compassionevole. È esposta da ieri sera in piazza del Campidoglio, sulla facciata di Palazzo Nuovo.
Madre Suu, tutti birmani la chiamano così. Nel corso degli anni i militari hanno fatto di tutto per sconfiggerla. L’hanno privata della libertà, della parola, dell’affetto dei familiari, le hanno ucciso o arrestano gli amici, i confidenti, i compagni della lotta per la Democrazia. Hanno ratto di tutto per lasciarla completamente sola per lunghi anni ed eccola lì. Lei non ha mai smesso di lottare, credere, cercare nuove strade per il nostro paese e per i valori di cui ci crede.

Ancora una volta, Aung San Suu Kyi è stata arrestata dai militari. E io mi trovo qui al Campidoglio per via del suo ritratto, come rappresentante della comunità Birmana insieme a Cecilia Brighi, segretario generale della Associazione Italia-Birmania Insieme.

Saliamo le scale del Campidoglio e incontriamo la Sindaca. Non si è trattato di un’incontro cerimoniale, né dettato da chissà quale dovere, ma una cosa sentita e profonda. Ho sentito e toccato con mano l’interesse della Sindaca Virginia Raggi per ciò che sta succedendo così lontano dall’Italia e la voglia di fare qualcosa per il mio popolo. La conoscenza e l’intelligenza di Cecilia Brighi ci ha aiutato nell’incontro, ha chiarito molte cose della storia della Birmania. Le difficoltà di un paese il cui popolo conosce soprattutto la paura, e controllato con l’arma della divisione e della differenza.

Noi siamo la terza generazione che deve fare conti con la più feroce dittatura militare. Dopo lunghi anni di dominio inglese e poi giapponese, il paese ha avuto pochissimi anni di respiro in libertà. La popolazione ha sofferto le guerre civili, l’isolamento dal resto del mondo, la povertà, insieme alla distruzione del sistema educativo da parte dei militari.
Nonostante tutto, il ricordo che ho della Birmania non è solo di sofferenza ma di gentilezza. Dei sorrisi e della disarmante innocenza del popolo. Per anni i militari hanno sfruttato questi valori per i loro scopi di sottomissione e crudeltà. La dittatura è uno schiavismo mascherato dove il popolo deve servire ai suoi padroni senza poter contraddire, anche quando gli ordini e le decisioni sono bizzarri, stupidi, insensati. Conviene arricchire une élite sl potere, mentre il resto della popolazione muore nell’anima e nei diritti.

Abbiamo vissuto, siamo cresciuti e abbiamo capito benissimo quale futuro ci aspetta e per questo abbiamo paura. Non di morire ma di vivere sotto il controllo di questi criminali assassini. Per questo dal 1 febbraio, il paese è unito in questa lotta come mai è stato nel passato.  Abbiamo scelto chi deve governare la Birmania con le elezione libere del novembre, 2020. L’intero paese, milioni di persone non possono essere resi ostaggio di simili terroristi militari, che non hanno cuore né cervello, perché l’unica cosa che hanno sono le armi. Quei pochi anni vissuti con la libertà o semilibertà hanno permesso la nascita di una nuova generazione senza paura, ma ricca di giudizio. Non è importante a quale religione uno crede, né a quale  etnia o minoranza appartiene. Tutti noi abbiamo diritto di vivere con dignità e rispetto: per se stesso e per gli altri nello stesso tempo.

Questo desiderio di libertà e compassione nasce da ognuno di noi come una luce di candela da trasmettere a tutto paese. Lottiamo con le pentole, con gli slogan, con le manifestazioni, con i nostri canti e in tutti i possibili modi della Non Violenza. Superiamo l’oscurità con la luce nel cuore e l’unione tra noi. In questa terribile situazione, Il mondo non ci ha lasciato soli. Sta con noi fin dall’inizio di questa battaglia. Il supporto e l’aiuto degli amici del mondo sta crescendo giorno dopo giorno. Anche Roma ha fatto sua parte e sta con noi. Ha risposto all’appello della comunità Birmana sebbene così piccola, non arriviamo a 100 persone. Siamo pochissimi in Italia eppure Roma non si è tirata indietro in questa lotta.

Appende la foto del Leader al Campidoglio, per ribadire che è Cittadina Onoraria di Roma, e manda così un messaggio forte e chiaro al mondo. Roma sta con il popolo birmano che sta soffrendo e lottando a mani nude contro un preciso sistema. Un sistema che prevede che i più forti schiaccino i deboli. Che le armi e la crudeltà mettano a tacere la giustizia. Però sono sicura che non basta armarsi fino ai denti per sottomettere un popolo unito che lotta per i suoi diritti. Questa foto della Nostra Leader al Campidoglio significa molto per noi. Dopo i massacri continui dei militari arriva una luce per un’intera popolazione. Una solidarietà che significa davvero molto in questo momento così difficile.

Grazie Roma. Grazie Italia. Grazie a tutti voi».

Yi Mon Win Pe


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