Dobbiamo tollerare gli intolleranti?

Autrice
Giulia Siotto


Dobbiamo tollerare gli intolleranti? Una questione di Sulla Tolleranza di Michael Walzer

Dobbiamo tollerare gli intolleranti
No one is born hating another person because of the colour of his skin…
Photo by Steven Lasry on Unsplash

Cogliere in ogni cosa il mezzo è un compito impegnativo:
per esempio, determinare il centro di un cerchio non è da tutti, ma solo di chi sa.
[Aristotele, Eth. Nic. 1109a 25]

Se si vuole parlare di tolleranza, il libro che Michael Walzer ha pubblicato poco più di vent’anni fa rappresenta un contributo imprescindibile. A confermare l’importanza del testo Sulla tolleranza (1997) vi è il noto interrogativo: «dobbiamo tollerare gli intolleranti? »[1]. La posta in gioco è ben alta. Rispondendo, dobbiamo compiere una scelta tra due princìpi che sono ritenuti entrambi fondamentali e inalienabili: libertà di espressione oppure la sicurezza.

La circoscrizione dell’oggetto d’indagine è uno di quegli elementi imprescindibili per comprendere la risposta di Walzer. L’autore non cerca di analizzare come dovrebbe essere la tolleranza nei confronti di un singolo dissidente o di gruppi politici insubordinati. «Vietare a un partito programmaticamente antidemocratico di partecipare a elezioni democratiche significa essere non già intolleranti della differenza, ma semplicemente prudenti»[2].

L’opera si concentra su quella che potremmo chiamare la “tolleranza della medietà”. La tolleranza calata nelle vicende dei collettivi portatori di specifiche«differenze culturali, religiose e di modi vita» che si incontrano quotidianamente[3]. Walzer vuole mettere in primo piano l’incontro tra le «differenze di cui non sussiste alcuna necessità intrinseca», per così dire casuali, come quella degli emigrati che portano le proprie tradizioni nel nuovo luogo oppure di chi per vicinanza geografica condivide lo stesso spazio di collettivi con una storia completamente diversa[4]. Tutti questi appena elencati non rappresentano idiosincrasie che tentano di sovvertire l’ordine o assediare la democrazia, quanto costituiscono quelle differenze che si riscontrano abitualmente e con cui ogni giorno ci si confronta.

Occorre precisare che la tolleranza analizzata da Walzer e che qui è stata definita “tolleranza della medietà” non è qualcosa di “facile”, anzi. Nel testo si scopre come la tolleranza sia intrinsecamente connessa alla pace. A detta dell’autore stesso, il testo riguarda la «pacifica convivenza, resa possibile dalla tolleranza, fra gruppi di persone e identità diverse»[5].

A questo elemento se ne deve aggiunge un ulteriore. Si deve tenere in considerazione che gli stessi gruppi potrebbero avere non solo tradizioni differenti, ma essere ostili e intolleranti tra loro. In quest’ultimo caso è evidente come la tolleranza sia ancora più difficile da praticare ma anche decisiva per il raggiungimento e il mantenimento della convivenza pacifica.

Alla luce di queste brevi considerazioni è, ora, possibile provare a comprendere la risposta fornita da Walzer all’interrogativo “tollerare gli intolleranti?”. La risposta non è argomentata con svariati passaggi teorici, piuttosto viene mostrata come evidenza e riportata nel campo dell’azione: «la maggior parte dei gruppi che vengono tollerati […] sono di fatto intolleranti»[6].

E allora sorprendentemente, , tollerare gli intolleranti se riguarda la tolleranza della medietà; se permette di conservare la pacifica convivenza tra gruppi differenti e magari tra loro intolleranti. Detto altrimenti, sì fintantoché la libertà di espressione garantisce ancora la sicurezza degli individui e dei gruppi. Diversamente invece accade per quelle forme estreme negative. Di fronte a volontà caotiche e distruttive, si deve far appello non alla tolleranza, ma alla prudenza[7].


Note

[1] M. Walzer, Sulla tolleranza, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 111.

[2] Ivi, p. 14. (Leggermente modificato per motivi sintattici)

[3] Ivi, p. 15.

[4] Ibidem.

[5] Ivi, p. 4.

[6] Ivi, p. 111.

[7] Questa tesi, di fatto riprende e concorda con il paradosso della tolleranza. Se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi. K. Popper, La società aperta e i suoi nemici. Platone totalitario, Roma, Armando, 1973, p. 360.


0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.