Una società non-razziale (senza razzismo) dev’essere per forza una società sconfinata

Howard Richards

Lo storico sudafricano Crain Soudien osservava di recente:

«La narrativa dominante del SudAfrica contemporaneo, quasi un quarto di secolo dopo la fine dell’apartheid, avvolge il paese in un sudario di pessimismo. Il SudAfrica, in tale narrativa, è un esperimento fallito. La sua ascesa a mo’ di fenice fuori dal suo lungo incubo di apartheid è una bugia. La favoleggiata nazione arcobaleno di Nelson Mandela e Desmond Tutu si dimostra, caso mai, una remota chimera. Tutto lì è un cumulo d’odio, è la spiegazione»

(Crain Soudien, The Cape Radicals: Intellectual and Political Thought of the New Era Fellowship 1930s-1960s. [Gli estremisti del(la provincia del) Capo: pensiero intellettuale e politico dell’Associazione della Nuova Era (NEF) – anni 1930-1960] Johannesburg; Wits University Press 2019, p. 16.)

“Arcobalenismo” è da non confondere con “Non-razzialismo” o “Una società non razziale.” La differenza è che in “una Società Arcobaleno” vivono insieme in pace e armonia persone di diverse razze, mentre in una “Società non-razziale” non esiste razza, si riconosce la verità. Che è che non esiste una tal cosa come la razza. L’umanità è una.

Il libro di Soudien documenta una certa storia in precedenza non documentata. I membri della NEF furono precoci attivisti anti-razzisti che assunsero l’opinione più saggia: la razza non esiste; è una bugia costruita per ragioni eticamente non difendibili. Le vere cause degli eventi si capiscono meglio quando si considera la razza non esistente. Non può essere la razza una causa esplicativa di eventi perché non esiste. Perché si formi la finzione della razza è una risultanza da spiegarsi analizzando le forze sociali che – quelle sì – esistono. Così, l’autore scrive a pag. 27:

Il razzismo è il procedimento che invoca la [falsa] idea di gruppi di persone distinti biologicamente e socialmente allo scopo di assegnargli posizioni d’inferiorità o superiorità.

Elaborando queste nozioni, la mia tesi è che una società non-razziale, o qualunque società non-polarizzata, dev’essere necessariamente una società sconfinata.

Spiegherò per prima cosa semplicemente per quanto posso perché una società non-razziale debba essere una società sconfinata in termini pratici. Poi la valenza della scelta del termine insolito “sconfinata”. Semplicemente: non ci sono abbastanza posti di lavoro; buoni posti di lavoro, che permettano a una persona di vivere dignitosamente e in sicurezza da membro rispettato di una comunità e una famiglia.

In parecchi secoli di lotte anti-razziste, pare spesso a molti che la ragione per cui i neri (e altre vittime di discriminazione) non hanno buoni posti di lavoro sia che c’è un pregiudizio contro di loro. Il mondo bianco può essere visto come un chiuso paradiso privilegiato, dove vivrebbero anche i neri se non fosse per leggi e consuetudini che li tengono esclusi al di fuori.

Supporre che se non fosse per pregiudizio razziale i neri vivrebbero con i bianchi, dimentica che

  • Aumentare il numero di persone candidabili a posti di lavoro non ne fa aumentare il numero.
  • In effetti, quando più candidati possono far domanda per gli stessi posti di lavoro, è probabile che i salari siano più bassi.
  • I tassi di disoccupazione possono essere gli stessi di prima, anche quando la disoccupazione e la cattiva occupazione (irregolare, mal pagata, degradante) siano distribuite più equamente in modo da umiliare la stessa percentuale di bianchi e di neri.
  • La disoccupazione, e la cattiva occupazione, continuano a presentarsi anche quando si prendano misure per creare una classe di capitalisti neri approssimativamente uguale (o proporzionalmente uguali) per numero e ricchezza alla classe dei capitalisti bianchi.

Sospetto che molti neri e molti bianchi possano essere caduti nell’illusione che solo il pregiudizio abbia tenuto i neri fuori dal paradiso dove vivevano i bianchi, mentre è chiaro che i membri NEF non ci sono cascati. Gran parte dei capi della lotta, a livello mondiale, neppure. Inizialmente, per i meglio istruiti, la fine del razzismo doveva essere l’inizio del socialismo. Perché? Il capitalismo dipendeva dall’egemonia dei modelli mentali dell’ideologia della classe dirigente; che imponeva una confusa miscela di economia laissez faire, la giurisprudenza della sacralità dei contratti e della proprietà privata, e di razzismo. Chiamarla egemonia vuol dire che le sue stesse vittime ci credevano. Col crescere del numero di vittime del sistema che diventavano istruite, acquisivano qualifiche, e organizzavano sindacati e altri gruppi di pressione, essi esigevano di essere trattati come cittadini di prima classe e talvolta ci riuscivano.

Ma per quanto ne so, nessun intellettuale credeva che il capitalismo del settore private fosse capace di generare una scorta illimitata di mezzi dignitosi di sostentamento tali da impiegare sia i nuovi arrivati che esigevano i propri diritti sia i bianchi privilegiati tradizionali che si aspettavano di mantenere lo status economico che avevano già –o almeno non abbassarlo molto, e inoltre tali da magari creare anche opportunità d’impiego per quelli che godevano dello status sociale di bianchi ma economicamente non avevano granché di corrispondente da mostrar.

Il capitalismo non è stato all’altezza del compito di fornire tanto buon impiego – anche supponendo che fosse un compito che i leader capitalisti del SudAfrica volessero tentare di svolgere. Un socialismo anti-stalinista era l’opzione preferita della NEF per rendere una società non-razziale una possibilità economica. Ma il 2021 non è il 1937 allorché la NEF iniziò, né il 1960 quando finì.

Nel 2021 è ancor vero che per conseguire una società non-razziale un mercato del lavoro capitalista post-puro deve fornire mezzi di sostentamento con dignità a tutti e umiliazione a nessuno. L’alternativa è, nell’espressione memorabile di Soudien, ¨un cumulo d’odio¨. Gli USA ne sono il Campione esposto n° 1. Il SudAfrica il Campione n° 2. Il Campione n° 3 è il Regno Unito dove la titubanza sulla Brexit è costata a Jeremy Corbyn i voti dei lavoratori anti-immigranti delle midlands industriali, l’elezione e la carriera. Ma a differenza del 1937, nel 2021 il socialismo non-stalinista, molto influenzato da Leon Trotsky, non è un’opzione viva.

Nel 1975-6, nelle sue conferenze al Collège de France, Michel Foucault considerava importante che le moderne istituzioni repubblicane asseriscono di essere fondate sulla potestà della legge, che a sua volta pretende d’essere fondata su un contratto sociale che proibisce al governo di violare i diritti della proprietà privata ed esige che il governo li protegga. Un tale contratto non è mai avvenuto. Immaginarlo divenne la base giuridica del Sistema Mondiale Europeo e in seguito, per la conquista del resto del mondo da parte delle armi europee, del Sistema Mondiale Moderno, perché esprimeva l’ideologia dei vincitori delle guerre civili in Europa del 17° e 18° secolo.

Non è roba da poco. Rigetta l’Ubuntu. Rigetta i tradizionali sette peccati capitali del cristianesimo. Rigetta i sette pilastri dell’islam. Cancella il dharma. Condanna i diritti sociali garantiti dalla costituzione di Mandela del 1996 a rimanere principalmente sulla carta perché è il governo che è tenuto a rendere reali quei diritti, ma il governo è impoverito e indebitato fino al collo; e costretto a finanziarsi con tasse pagate dai poveri come l’IVA mentre la ricchezza principale del SudAfrica appartiene a entità private libere di trasferirla fuori del paese. Il contratto sociale mette nella pietra la dottrina che la proprietà privata esiste prima della comunità e del governo. Le entità private possono trasferire la ricchezza e/o sé stesse a un’altra comunità o al territorio di un altro governo. Con una mobilità costituita dall’etica e difesa dalla legge, i proprietari di ricchezza scelgono quali norme riconoscere e a quali leggi obbedire. Grazie ai contributi di Foucault, Thomas Piketty e molti altri studiosi recenti la conoscenza delle origini storiche, le funzioni (facilitare il commercio e proteggere le libertà) e l’assenza di funzioni (soddisfare i bisogni umani in armonia con la natura) dell’etica e della giurisprudenza liberista, è molto più completa nel 2021 di quanto lo fosse nel 1937 o nel 1960.

Agli inizi del 20° secolo un autorevole oppositore filosofico delle certezze universali fasulle e morali eterne del liber(al)ismo fu il pragmatista americano John Dewey. Per il quale, come per Emile Durkheim, nessun gruppo umano può sopravvivere senza moralità e pratiche spirituali. Le ragioni per cui un gruppo ha le norme che ha, sono un misto, risultato della storia, mai completamente compreso da chicchessia, che comprende interessi di classe, religioni, gli insegnamenti dei saggi, leggende, tendenze psicologiche, incidenti storici, e il fatto che in molti casi le norme funzionino davvero per venire incontro ai bisogni umani e permettere al gruppo di gestire le sfide poste dalla natura e dai nemici. Le istituzioni dovrebbero essere trattate come ipotesi, da confermarsi o emendarsi secondo le loro conseguenze nella pratica.

In Gli estremisti del Capo Soudien menziona una visita di John Dewey in SudAfrica nel 1937. L’occasione fu una conferenza tenutasi sotto l’egida della NEF, avente come obiettivo la sfida di affrontare «faccia a faccia il problema generale della funzione dell’istruzione nella società moderna» (p. 43). Ci volle l’intero mese di luglio 1937, dividendo le sessioni fra Cape Town e Johannesburg. Il tema centrale fu posto come due compiti per l’istruzione: «riprodurre il ‘tipo’ (la gente e la propria cultura) e procurare una crescita oltre il tipo» (p.43). Espressa in questi termini, l’enfasi nel 2021 dev’essere chiaramente sul secondo compito, e su quelle tradizioni intellettuali che accolgono contributi da diverse culture e sistemi di conoscenza indigeni.

Nel 2021 siamo di fronte alla reale possibilità di estinzione della specie umana dovuta alla distruzione dei delicati equilibri della biosfera che rendono possibile la vita. Il che non era un tema nel 1937 e stava giusto cominciando a esserlo nel 1960.

Due altre affermazioni che credo vere nel 2021 sono:

Il progresso tecnologico e una maggior consapevolezza del vantaggio di usare tecnologie verdi tradizionali relativamente semplici stanno rendendo possibile fornire il fabbisogno materiale di mezzi di sostentamento dignitosi a ogni essere umano. Tecnicamente, una dignità sostenibile per tutti sarà fattibile.

Nel 2021, comunque sia andata in passato, non c’è nulla che sarebbe più nell’interesse dei ricchi e potenti che una fine della povertà. Credo che ciò sia un fatto oggettivo e che sempre più ricchi e potenti lo sappiano.

Sull’uso della parola inconsueta “sconfinata”

Una risposta concisa sul perché una società non-razziale è necessariamente una società sconfinata è che un pensare confinato e pratiche confinate non ci porteranno all’obiettivo.

Né ci porteranno lì qualunque numero di leggi contro il razzismo, né di costituzioni dichiaranti l’esistenza di una tale società. Fintanto che ci sia una persona umiliata nell’intimo, e che abbia perso nella feroce concorrenza odierna per conquistarsi mezzi legali di sussistenza, e che veda altri di altre etnie vincere la partita economica, siamo nm pericolo.

Come John Dewey osservò nel 1908, e come hanno confermato recenti ricerche psicologiche, il concetto di uguaglianza degli esseri umani, come il concetto che tutti dovrebbero godere di dignità e sicurezza, condividere una prosperità generale, e contribuire al bene comune, non è naturale; non è un istinto. Dev’essere insegnato e imparato. Pensare entro gli stretti vincoli del buon senso locale dev’essere disimparato.

Quando i mercati fanno quel che fanno meglio, ma sono ancora lungi da fornire mezzi dignitosi di sostentamento per tutti quelli che ne abbisognano, la soluzione sconfinata sono i mezzi di sostentamento non di mercato. Che cosa sono tali mezzi? E che finanziamento e/o risorse materiali e di talento in natura li rendono possibili? Quando si comincia a contarle e studiarle, le si trova innumerevoli, tante quante le strategie di sopravvivenza dei nostri antenati migliaia di anni fa, quante le stele in cielo, quante le innovazioni sociali che creeranno i nostri discendenti e che non possiamo ancora immaginare.

Queste poche note possano bastare a suggerire che la parola “sconfinato” – qualunque ne possano essere altri usi appropriati — descrive una società abbastanza capace di amare e immaginare da comprendere tutti ed escludere nessuno.


 

EDITORIAL, 8 Feb 2021 | #679 |Howard Richards – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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