Il discorso da Primo Ministro di Jan Oberg sulla crisi Covid-19

Ossia il discorso da Primo Ministro mai fatto sul coronavirus da parte del vostro “presunto” capo di governo.

Autore
Jan Oberg

Il discorso da Primo Ministro sul coronavirus
Jan Oberg

Non crediate che il futuro sarà migliore finché non sentirete i vostri capi dire qualcosa del genere…

1 gennaio 2021 – Buona sera, cari concittadini

Stasera voglio condividere con voi le principali lezioni tratte da me e dal mio governo dalla crisi del Coronavirus – che ha causato tante sofferenze e morti. E una crisi da cui ci vorrà molto tempo affinché la nostra economia si riprenda.

La lezione – e il mio messaggio centrale a voi stasera – è che la vostra sofferenza è stata causata dalle nostre politiche di sicurezza fallite; che solo in secondo luogo è una crisi del nostro sistema sanitario.

Perciò voglio estendere le mie profonde scuse a ciascuno di voi nel nostro paese per conto del mio governo.

La pandemia come pure altre crisi puramente civili erano state predette. Ma abbiamo ignorato gli avvertimenti. Adesso riconosciamo la nostra piena responsabilità e speriamo nella vostra comprensione e perdono.

Come ha potuto allora questa pandemia coglierci di sorpresa? Come abbiamo potuto essere così impreparati?

Prima di tutto, dico:

La principale – la sola – ragione per il fallimento della nostra politica sul Covid-19 è che ci siamo focalizzati in modo ossessivo sui mezzi puramente militari per la nostra cosiddetta ”sicurezza nazionale”. Abbiamo allocato letteralmente tutte le risorse (cioè, il denaro delle vostre tasse) al settore militare – al punto che la nostra società è diventata intensamente militarizzata ma anche sempre più vulnerabile e indifendibile. Non è stato il modo giusto di spendere il vostro gettito fiscale; né il modo giusto di onorare la vostra fiducia in noi!

Col tempo siamo rimasti accecati dagli interessi al profitto nella produzione e dall’esportazione di armi di élite minuscole ma potenti. Abbiamo scelto di ascoltare solo consiglieri in realtà non obiettivi che insistevano ripetutamente su maggiori spese militari perché beneficiavano loro stessi. Siamo anche stati influenzati da potenti lobby; scegliendo di ascoltare altri tipi di expertise.

Così facendo ci siamo creati nemici e abbiamo inventato minacce per poter sempre giustificare queste nuove armi e maggiori spese militari. Ma, in realtà, siamo stati i nostri peggiori nemici.

Perché… se le armi potessero recare pace, oggi potremmo avere uno splendido mondo pacifico con tanto di visione e ottimismo. Sappiamo tutti do non vivere in un tal mondo.

Il fatto è che questo governo – anche io stesso – abbiamo fatto discorsi sulla sicurezza umana e quella comune e la pace senza chiederci mai che cosa davvero quelle parole volessero dire. Risultato: il pensiero militarista e il complesso Militar-Industriale sono diventati un onere insostenibile sulla nostra economia civile e su tutta la società; che inoltre minaccia la nostra democrazia e il nostro benessere, come abbiamo appena visto in questa crisi.

Non possiamo essere al sicuro noi con gli altri se quelli non si sentono al sicuro con noi. L’auto-difesa va bene ed è in assonanza con il diritto internazionale; ma avere armi offensive a lunga gittata che automaticamente minacciano qualcuno lontano può solo condurre a gare di armamenti, mai portare la pace ma solo guerra senza fine.

Ciò di cui abbiamo bisogno adesso è ricostituire fiducia – ponti, non coltura del confronto e muri. Ci serve prima costruire la pace per poi mantenerla salda. Perché è provato che l’attuale pensiero sulla sicurezza non recherà mai pace al mondo.

In secondo luogo…

Sotto la mia guida il governo deve prendere le distanze dalle politiche di sicurezza dominate dall’apparato militare e dar la precedenza a quelle tese alla sicurezza umana e comune per tutti.

Perciò abbiamo ora istituito una Commissione nazionale per la Sicurezza e la Pace Futura ad alto livello e con base molto ampia, il cui mandato è sviluppare – al più presto possibile – una strategia e un piano concreto triennale per un cambiamento fondamentale nella nostra politica di difesa, sicurezza ed estera.

Questa nuova politica dovrà soprattutto allocare risorse per provvedere sicurezza umana in seso ampio, che comprenda la protezione della vita dei cittadini, un Sistema sanitario di prima classe, una difesa civile, che immagazzini le risorse e le merci necessarie durante le emergenze e prepari le varie autorità della società a servire voi, i cittadini, in tempi di crisi.

Questa nuova strategia, denominate ”Peace First” [Prima la pace] dovrà adattare le nostre strutture funzionali e istituzionali ad aderire rigorsamente allo statuto ONU – perché tutti i membri ONU, incluso il nostro paese, hanno firmato quello statuto, che afferma che la ”pace sarà creatacon mezzi pacifici” (Articolo 1).

Noi, gli stati membri, non dobbiamo continuare a ignorare il diritto internazionale.

Concittadini!

Qualcuno deve fare i primi passi e saremo noi. Non andremo da alcuna parte se ogni paese aspetta che sia qualcun altro a fare il primo passo. Lo faremo noi incoraggiando così un quanto mai necessario effetto palla-di-neve rotolante.

Dovremo poi liberare risorse – di fatto miliardi e miliardi di dollari – e riallocarle per conseguire gli Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile (SDG). Abbiamo da affrontare la questione diritti umani ma anche doveri fra i quali ridurre le sofferenze! Non c’è ragione perché si vada a letto affamati.

Terzo – e in conclusione: Che cosa significherà questo per il nostro paese?

Ci si può aspettare una riduzione del 50% della nostra spesa militare entro i prossimi tre anni e una riconversione delle risorse industriali, amministrative, scientifiche e altre per potenziare la sicurezza umana civile – una strategia sicura.

Nessuno approfitterà della nostra riduzione nel militare; anzi, i paesi che abbiamo caratterizzato come nemici saranno grati di non sentirsi più puntati a bersaglio da noi che ci apriremo quindi alla cooperazione invece del confronto. Sicurezza con, non contro, l’un l’altro.

Ciò vuol anche dire che il mio governo opererà per l’abolizione dell’armamento nucleare. Per la prima volta nell’era nucleare, abbiamo ora un Trattato di Bando delle Armi Nucleari legalmente vincolante, ratificato da oltre 50 governi del mondo [soglia di vigenza] e teso all’abolizione totale del nucleare [bellico]. Questo è progresso di civiltà e noi vogliamo che il nostro paese sia fra i pionieri di quel mondo denuclearizzato e molto più al sicuro.

Voi potete ora chiedere: E il personale militare altamente qualificator del nostro paese? Eccovi la mia risposta: qualcuno continuerà nel proprio ruolo attuale per la fase di trasformazione delle nostre forze di difesa nazionale a una modalità puramente difensiva; altri verranno trasferiti ai nuovi settori di sicurezza civili. Voglio assicurarvi che nessuno/a perderà il proprio impiego, ma molti cambieranno mansioni cosi che le loro competenze, abilità ed esperienze servano tutta la società e non solo alcuni.

Ciò è questione di buonsenso per due ragioni. Tale politica sarà una spinta ponderosa alla nostra economia, e sono inoltre sicuro che nessun essere umano voglia essere impiegato per programmare in definitiva morte e distruzione se ci sono alternative migliori per il bene comune. E ovviamente ci sono!

Il mio governo e io abbiamo tratto la lezione principale dal terribile Coronavirus: abbiamo abbandonato voi, la gente, proprio quando avevate più bisogno di noi e non deve più succedere. Le mie scuse sarebbero comunque parole vuote se non facessimo cambiamenti concreti nella scia di quanto abbiamo visto a livello mondiale nel 2020. La crisi del Covid-19 è un’opportunità per imparare importanti lezioni sulla nostra concezione fallita della sicurezza e far le cose giuste in futuro.

Siamo quindi ansiosi di lavorare con voi tutti – nel nostro paese e nel mondo intero – per realizzare la sola visione che adesso importa: ridurre la violenza contro altre persone, altre culture e Madre Natura e creare pace nella diversità . . . coesistenza pacifica.

Le crisi multiple del mondo esigono azione immediata – non più una politica a spizzichi e bocconi e un continuo brigare. Sappiamo che il domani verrà deciso dalle scelte che facciamo – o meno – oggi. Dobbiamo ergerci al di sopra di differenze di poco conto e stringerci assieme. I nostri interessi comuni su questo pianeta sono ben più forti che le nostre piccolo differenze.

L’umanità adesso sta di fronte a una scelta esistenziale: si tratta o di violenza protratta e nessuna esistenza o di cooperazione e coesistenza pacifica.

Prima prendiamo la decisione giusta, più facile sarà salvare l’umanità dalle catastrofi incombenti.

Molte grazie per la vostra attenzione! Non chiederò a Dio di benedire v/noi o il nostro paese, benediamoci piuttosto reciprocamente come costruttori di pace.

Grazie!


Jan Oberg

Prof. Jan Oberg, Ph.D. is director of the Transnational Foundation for Peace and Future Research, TFF and a member of the TRANSCEND Network for Peace Development Environment. CV: http://transnational.live/jan-oberghttp://transnational.live


TRANSCEND MEMBERS, 4 Jan 2021 | Jan Oberg, Ph.D. | The Transnational – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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