Giovani e crisi climatica nel Mediterraneo

A cura di
Elsa Tranquillo e Michela Tiberti

Giovani e crisi climatica nel Mediterraneo
Protesta del “Fridays for Future” a Norimberga, in Germania – Credit: Photo by Markus Spiske on Unsplash

Dal 9 al 12 Dicembre si è svolto virtualmente lo “Youth and Climate in the Mediterranean +25 Virtual Forum”, parte del Mediterranean+25 Forum organizzato dal governo Catalano. Il bacino del Mediterraneo è un’area particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, come evidenziato dalla perdita di biodiversità e dall’aumento dell’inquinamento. Inoltre, tale area è stata di particolare importanza nella promozione dello scambio di culture e nella creazione di legami tra le comunità presenti. Al fine di consolidare i legami tra l’Europa e i Paesi situati nel sud del Mediterraneo, nel 1995 nasce il Processo di Barcellona. Tale istituzione ha favorito lo sviluppo di diverse iniziative locali e internazionali che hanno favorito la cooperazione tra paesi.

L’evento ha visto la partecipazione di giovani da diversi paesi oltre al coinvolgimento di diverse organizzazioni internazionali. Nel corso dei tre giorni si sono alternate sessioni plenarie e divisioni in gruppi di lavoro tematici. I temi trattati all’interno dei singoli tavoli di lavoro hanno riguardato l’attivismo e la società civile, il rapporto tra città e sostenibilità, la digitalizzazione e le soluzioni innovative per l’emergenza climatica, influenzare il processo di “decision-making”, genere, migrazioni e la giustizia globale.

L’obiettivo

Obiettivo dell’evento la facilitazione dello scambio tra i giovani partecipanti del Nord e Sud del mondo di idee e prospettive riguardanti l’area Euro-Mediterranea. A tal fine, durante i tre giorni si sono susseguite plenarie e tavoli tematici. Inoltre, durante la giornata conclusiva è stata presentata la “Climate Declaration”, stilata da una rappresentanza dei partecipanti includente un@ rappresentante per ogni tavolo tematico. Nella “Climate Declaration” sono state elaborate le principali proposte emerse da ogni tavolo.

In qualità di tirocinanti presso il Centro Studi Sereno Regis, abbiamo partecipato al tavolo riguardante la Giustizia Globale, le migrazioni e le tematiche di genere. Ognuno di questi argomenti è stato sviscerato in un’apposita sessione, attraverso un iniziale momento di formazione frontale seguito da un acceso dibattito o da simulazioni sul tema. Di seguito un breve report riguardo gli argomenti e le principali conclusioni del tavolo a cui abbiamo partecipato.

Crisi climatica

La prima sessione si è focalizzata sulle disuguaglianze (pre)esistenti nelle relazioni tra il Nord e il Sud del mondo relative alle tematiche dell’estrattivismo intensivo delle risorse naturali, quali ad esempio i combustibili fossili. Attualmente, il mercato africano dell’energia è subordinato ai bisogni dei maggiori Paesi Europei.  Questa relazione asimmetrica crea nuove forme di colonialismo e perpetua accordi economici caratterizzati da forti asimmetrie politico decisionali. Al contempo, le criticità sopra citate necessitano di soluzioni adeguate, quali ad esempio l’introduzione di modelli di energia rinnovabile nell’area del Nord Africa e la tutela e garanzia dei diritti civili ed economici per tutte le fasce della popolazione del Sud del mondo.

La pandemia in corso ha messo in luce i limiti dell’attuale sistema socioeconomico e la necessità di implementare un nuovo modello di governance, basato sulla sostenibilità sociale, politica ed economica. A tal fine, è necessario un cambiamento sistemico e globale, che si articoli attraverso un modello culturale nuovo basato sull’utilizzo sostenibile delle risorse, l’equa redistribuzione del reddito e la mobilitazione della società civile. Tale cambiamento è necessario al fine di soluzionare il collasso del modello di produzione contemporaneo, basato su modelli di produzione e consumo insostenibili.

Intersezionalità

La seconda sessione si è invece concentrata sul tema dell’intersezionalità e delle sue connessioni con la crisi climatica.

Entrambi i fenomeni sono risultato ed espressione di un sistema di oppressione, imperialistico, patriarcale e bianco. L’importanza di far chiarezza sul concetto di intersezionalità è cruciale. L’internazionalità fa luce sulle differenze, ma non con un’accezione discriminatoria, bensì inclusiva, ridefinendole. La parola “intersezionalità” indica propriamente l’intersezione di diverse forme di discriminazione. Ad esempio, la discriminazione razziale e quella di genere si incontrano, evidenziando la condizione di doppia oppressione cui le donne nere sono soggette. In questo l’internazionalità riguarda l’incontro dei concetti di sesso, genere e razza.

A tali considerazioni è seguita un’attività di confronto tra i e le partecipanti, in cui ognun@ ha illustrato uno o più episodi relativi alla presa di coscienza del proprio privilegio. Crocevia fu l’intervento di una ragazza nata e cresciuta in un paese del Marocco, la quale ha raccontato la sua esperienza di privazione di alcune libertà in quanto donna e come queste invece le furono riconosciute una volta iniziato il percorso universitario a Barcellona.Il concetto di intersezionalità ci obbliga a confrontarci con i nostri privilegi, vantaggi e opportunità che ci vengono automaticamente conferite in base alla nostra identità (di genere, sessuale, razza..) in quanto appartenenti a una società, piuttosto che un paese.

Conclusioni

A seguito di questi incontri è emersa l’importanza del ruolo dei e delle giovani nel cambiare i meccanismi sociali discriminatori. È importante riconoscere i privilegi di cui si dispone al fine di interrompere il circolo vizioso dell’oppressione, riconoscendo a chiunque condizioni eque. Attraverso il forum i e le partecipanti hanno assunto consapevolezza del loro potere trasformativo a favore di temi come la crisi climatica e le questioni di genere.

“Vogliamo dare voce ai e alle giovani riguardo questi temi importanti, perché possiamo e dobbiamo introdurre il cambiamento”


6 gennaio 2021

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