La bomba. L’incredibile storia vera della bomba atomica

Recensione di
Edoardo Peretti

Didier Alcante, Laurent Frédéric Bollée, Denis Rodier, La bomba. L’incredibile storia vera della bomba atomica, L’Ippocampo, Milano 2020, pp. 472, € 29,90

La bomba l'incredibile storia vera

Pubblicato dalla casa editrice milanese L’ippocampo, La bomba di Didier Alcante, Laurent Frédéric Bollée – sceneggiatori – e Denis Rodier – disegnatore – racconta la storia della bomba atomica, arrivando alla tragedia di Hiroshima e Nagasaki e partendo – concentrandosi in particolare sul progetto Manhattan e sui retroscena degli anni della seconda guerra mondiale – dall’inizio degli anni Trenta con gli studi di Enrico Fermi e Leo Szilard. In realtà, la vicenda  inizia ben prima con una serie di tavole dedicate alle origini dell’universo e che riassumono la storia fisica dei primordi del pianeta, raccontata dalla voce fuoricampo del vero protagonista della vicenda: l’uranio. Un inizio quindi in qualche modo dalle suggestioni metafisiche e sci-fi [abbreviazione di science fiction = cinema di fantascienza, che ha dato origine alla locuzione sci-fi, pronuncia sài-fài, NdR] che diventa il prologo di una monumentale e precisissima ricostruzione storica.

La bomba. L’incredibile storia vera della bomba atomica è innanzitutto un esempio superbo di graphic journalism, un’inchiesta dettagliata e precisa come i migliori saggi storici e coinvolgente come i buoni racconti di spionaggio, che però, a differenza di certo fumetto impegnato e realistico che si limita a trasportare la realtà rappresentata in disegno senza troppe rielaborazioni, non dimentica «lo specifico delle nuvolette» e le sue potenzialità. Così, l’inizio non è l’unico strappo alla narrazione cronachistica e documentaria, e soprattutto lo stile grafico complesso e ricercato – talvolta espressionista, talvolta più classico ma mai fino in fondo naturalista – dà tensione al racconto e maggiore complessità e profondità alla ricognizione storica, permettendo anche di andare un po’ oltre la superficie dei fatti e dei personaggi.

Così, per fare alcuni esempi, quando riecheggia la voce dell’Uranio, che spesso coincide con decisivi momenti della vicenda e della Storia globale, i confini tra le vignette saltano e disegni, oggetti, persone e avvenimenti si mischiano in un unico quadro in cui traspare un inevitabile determinismo della vicenda e un potere quasi soprannaturale e ineluttabile del materiale; oppure ancora, in altri momenti decisivi e drammatici, la tensione viene data da una sorta di piano sequenza in più vignette, che è come se scomponessero e rallentassero il fatto raccontato. Il grande lavoro sul bianco e nero, sulle ombre e sui volti dei personaggi e sui sottili movimenti dei dettagli dei loro volti sono l’ulteriore conferma dei risultati eccelsi ottenuti dalla matita di un Denis Rodier in forma superba, decisivo nel dare densità, sfumature, complessità alla già di per sé complicata ricostruzione storica e tridimensionalità e ambiguità ai protagonisti.

La bomba l'incredibile storia vera

Del resto, almeno due sono le grandi pietre miliari del fumetto che riecheggiano ne La bomba, due  lavori di, per usare un termine cinematografico, «genere». Ci sono, ancora nelle apparizioni della voce dell’Uranio, echi di  Watchmen di Alan Moore –. Non a caso, l’onnisciente e nichilista supereroe della storica graphic novel si chiamava «Dottor Manhattan»; e in generale lo stile ricorda il lavoro di Breccia nella sua versione de L’eternauta di Héctor Hosterield, altro canone dell’ottava arte e della sci-fi con echi politici.

Lo stile grafico è quindi lo strumento con cui si mostra la grande precisione della ricostruzione storica, frutto di un monumentale e lunghissimo lavoro di genuino giornalismo d’inchiesta e di un’altrettanto limpida indagine storiografica ideata e  condotta da Alcante. Nella lunga narrazione emergono retroscena, contrapposizioni, cinismi da real politik, complotti, illusioni e utopie in buona fede, fatti più conosciuti ed eventi rimossi o nascosti. Emerge però soprattutto, e qui torna il parallelo con lo stile grafico e gli scarti dal naturalismo cronachistico, una riflessione sulla stupidità cinica e inutile della guerra che in qualche modo va anche oltre la tragicità propria della vicenda scandagliata e che trova il suo simbolo nell’unico personaggio di fantasia della vicenda: Morimoto, cittadino come tanti di Hiroshima.


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