Uno sguardo sulle Peace Brigades International | Giulia Faraci

Il 9 Novembre si è svolto il primo di quattro convegni che andranno a illustrare e raccontare l’attività di Peace Brigades International (PBI). Il seminario si apre con un breve intervento del Professor Scotto dell’università di Firenze e autore del libro “Conflitto e mediazione” dove cita per l’appunto la mediazione che PBI mette in atto sul campo. Scotto parla di una tendenza soprattutto nel mondo della non violenza , che identifica la novità e la rivoluzione con una grande personalità. In realtà le cose non stanno proprio così. Le grandi rivoluzioni emergono in un percorso corale e collettivo. Gandhi durante la Seconda Guerra Mondiale disse “oggi siamo tutti impressionati dalle innovazioni della violenza ,ma sono certo che la non violenza in un futuro farà progressi che oggi sono impensabili “. Questo pensiero si identificò poi con ‘Shanti Sena’ ovvero  “ l’esercito della pace”, caposaldo di PBI. E’ fondamentale ricordare come siamo piccoli anelli di una catena molto lunga che si dirada nel tempo e che il progresso non è altro che una storia corale. Il professore parla di immaginazione non violenza ovvero la capacità di immaginare un futuro non violento con innovazioni e tecnologie nuove.

Accompagnamento protettivo 

Come nasce. L’accompagnamento protettivo, attività chiave di PBI, nasce nel 1981 in un villaggio del Nicaragua dove un organizzazione americana di ispirazione religiosa si trova a far una visita di solidarietà in un villaggio che versava in una situazione di profonda crisi dovuta principalmente dalla guerra civile alimentata dai contras. Il delegato visitando il luogo nota di essere a tiro di bersaglio dai guerriglieri e domanda dunque perché non attaccassero. L’abitante del villaggio risponde “perché ci siete voi qui” . Nasce in questo momento l’accompagnamento protettivo ovvero la presenza internazionale che rimanendo più tempo in una determinata zona ottiene un effetto deterrente attenuando significativamente la violenza. Si sviluppano così una serie di reti e alleanze. L’aggressore che fa parte del governo dello Stato dove avviene la missione non ama far parlar di se all’estero ,di conseguenza la presenza del volontario fa perdere proprio questa invulnerabilità e baldanza tutelando così la popolazione. Chiaramente la figura del volontario deve possedere un forte profilo politico perché è proprio questo che impedisce al criminale di astenersi dalle sue azioni. Questo avviene con svariati incontri con personale diplomatico, ministri , segretari ecc.. . “ Più l’ombrello del volontario è forte , più coloro che stanno sotto tale ombrello saranno protetti”.  Un aspetto fondamentale infatti è proprio la capacità maieutica, cioè aprire uno spazio di agibilità politica dove attivisti locali possono fare qualcosa permettendo a qualcos’altro di nuovo di nascere. 

Gruppo nazionali PBI : In Italia si forma già nel 1988, insieme ad un ciclo di incontri tenuti nel 1987 in Piemonte dagli attivisti Neal Bowen e Didier Platon. 

Idee portanti. Il movimento si fonda principalmente sullo Shanti Sena di Ghandi ovvero la teorizzazione di un corpo civile che potesse intervenire in situazioni di disagio causate da disastri naturali come in seguito a forti alluvioni ,ma anche e soprattutto in contesti di rivolte sociali o realtà dilaniate da continui conflitti . Anche l’attivismo del 900 gioca un ruolo importante, nel dopoguerra infatti si sente la necessità di sostituire quello che era un modello militare con uno di pace che potesse dare respiro dopo tanti anni di conflitti violenti.

Esperienze autonome. 

  1. Word Peace Brigades ( 3 uffici :in Uk, India e USA ) 
  2. Ciprus Resattlement Projet : a seguito del conflitto fra turchi e greci vengono costituti tre team di volontari che avevano come obiettivo quello di incoraggiare i negoziati. L’obbiettivo viene poi raggiunto. (Particolarmente rilevante è la differenze di provenienza dei volontari ) 
  3. Modello per l’ONU : si inizia a inserire nella narrativa del discorso politico l’importanza di una terza parte che potesse mediare nel conflitto. 
  • Nel 1981 queste tre forme iniziano a prendere forma dando alla luce PBI come la conosciamo noi oggi. 

La vision di PBI. Immaginare un mondo all’interno del quale le persone ricompongono i conflitti in maniera nonviolenta, dove i diritti umani sono universalmente riconosciuti e la giustizia sociale ed il rispetto interculturale divengono realtà. Si riconosce che il conflitto è nella natura umana ma si prefigge l’obiettivo di garantire i diritti fondamentali lavorando attraverso un metodo decisionale “ per consenso”.  

Struttura. Strategia, differenza delle provenienza dei volontari, flessibilità nel modello : 

  • Assemblea Generale: si riunisce ogni 3 anni 
  • Consiglio internazionale 
  • Comitato internazionale 
  • Ufficio internazionale 
  • Ufficio di progetto/ comitato di progetto

Progetti in 40 anni: Nicaragua ; Guatamela ; El Salvador ; Sri Lanka ; Nord America / grandi laghi ; Haiti ; Colombia ;Balcan Peace team ; Messico ; Indonesia

Volontari.  Tutt’altro che facile è il lavoro del volontario. PBI raccoglie e seleziona ragazzi con un minimo di 25 anni di età, i quali saranno sottoposti a un colloquio telefonico in lingua (fondamentale poiché è il principale strumento di dialogo) nel caso questa prima selezione si concludesse con un esito positivo seguirà una lunghissima formazione.  Si tratta di un’esperienza che arricchisce ma che allo stesso momento può creare disagio se non si ha la giusta preparazione e motivazione. (la permanenza non può essere minore di 12 mesi). Il volontario riceve gratuitamente biglietti aerei, vitto e alloggio e un piccolo pocket money per le spese varie e ha inoltre diritto ad un’assistenza psicologica. L’equipe si muove e prende decisioni sempre attraverso il metodo ‘per consenso’ e mai deve effettuare una “partigianeria” sul campo. Il gruppo infatti deve sempre rimanere semplice spettatore e accompagnatore.  Nel 74 vengono elaborati i primi studi su quello che i volontari di PBI affrontano, che si possono sintetizzare nei cosiddetti ‘schemi della v e della w’: si denota un’iniziale coinvolgimento ma dopo qualche tempo, un mese circa, si verifica un abbassamento della propensione e si comincia a percepire di stare in un paese e in un contesto diverso , pericoloso per molti aspetti. Risale successivamente la curva quando dopo qualche mese inizia a consapevolizzarsi e a comprendere l’importanza del suo ruolo al quale però segue un altro decadimento, solitamente fra il sesto e il decimo mese, per poi ritornare al momento della partenza . L’attivista cresce insieme al progetto . 

Riconoscimenti e premi

1996: Pfeffer International Peace Prize    ;    1999: Medalla Comemorativa de la Paz

1999: Seivershausen Peace Prize            ;    1999: Aachener International Peace Prize

1999: Human Rights Prize                        ;     2001: Candidatura al Premio Nobel

-2001: Martin Ennals Award                       ;     2006: International Service Human Rights Award

2007: YMCA-YWCA Peace Medal            ;   2016 : Peace Builders Award

2020: Gernika Prize for Peace and Reconcialiation

Esperienze

Tiziano, Colombia 2002-2003:  ci parla di una sua  grande riscoperta dell’ apparato ideologico e politico riscontrato in seguito a questa esperienza. Nella Colombia di quel periodo storico, ci racconta Tiziano, ciascuna equipe, distribuita in quattro zone, aveva un modo di agire differente ma sempre accomunata dall’attività dell’accompagnamento fisico in zone di rischio alla quale precedeva sempre un analisi di sicurezza accurata per accettarsi e tutelare la vita del volontario e del cittadino. A questo si affianca l’accompagnamento politico citato all’inizio ovvero: l’attività politica deve essere percepita come una sorta di diplomazia dal basso. Il volontario acquistando sempre più un profilo politico “di spicco” riesce ad agire meglio in protezione della popolazione durante l’accompagnamento perché appare sempre più una figura ‘rilevante internazionalmente’. Tiziano ci parla anche di accompagnamento emozionale che nasce dalla consapevolezza in ognuno di noi della fortuna o sfortuna di essere nati in un determinato luogo che nessuno di noi ha scelto. L’accompagnamento emozionale sta proprio in questo, nella condivisione di privilegio. Conclude  poi ricordando il ruolo primario dell’equipe ,la quale è fortunatamente/sfortunatamente mutevole. Infatti i volontari arrivano in momenti differenti e da luoghi differenti , questo fa sì che non si imposti una staticità nel gruppo che può essere un pregio ma anche un difetto. L’equipe inoltre deve sempre mantenere un ‘principio di non ingerenza’ ovvero deve essere consentito uno spazio dove le istanze diverse possano dialogare fra loro. 

Valentina, Honduras: Qui a differenza della Colombia vi è un equipe unica poi ridotta numericamente in questo momento a causa del covid. In Honduras vi sono organizzazioni di contadini, avvocati e semplici cittadini che lottano per il rispetto dei diritti umani ognuno sotto aspetti differenti. Valentina prova a raccontarci una giornata tipo : la loro attività prevalentemente si svolgeva con l’accompagnamento fisico ( es a marcie pacifiche , riunioni  ecc.. ) , come detto prima partecipavano a incontri e riunioni con ministri e politici vari , ma anche lavori d’ufficio e analisi per valutare se effettivamente la loro funzione deterrente stava funzionando. Infine studio e molta formazione su temi di sicurezza fisica, digitale e mentale. 

Il webinar si conclude con una frase di un avvocato colombiano che scrive “sono grato di sapere che ogni giorno che lotto in tribunale per il rispetto di diritti umani girandomi trovo sempre quella casacca verde”

Link donazioni

http://www.peacebrigades.org/donate/international-donate-page


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  1. […] si è detto nel primo incontro la selezione è molto lunga: si comincia con le tre lettere di referenza che descrivono la […]

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