HUMANS, quarta tappa, Olanda, “Se non vedono il tuo valore, non cercare di convincerli” | Benedetta Pisani intervista Frans Greidanus

Storie come quella di Frans ce ne sono tante, troppe. Episodi del genere sono all’ordine del giorno.

Ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, presi di mira. Infastiditi, insultati.

E se la violenza non può essere tollerata e giustificata mai in alcun modo, in questi casi è ancor più immotivata e immorale.  Il bullismo è pura violenza. È prevaricazione su chi è considerato “inadatto” rispetto agli standard imposti dalla società maschilista, patriarcale, razzista e suprematista in cui viviamo. Il bullismo è una punizione perpetrata contro chi esce fuori dagli schemi. Perché si sa, il diverso fa paura.

Ho conosciuto Frans durante un’esperienza Erasmus in Spagna, qualche mese fa. Arrivo all’aeroporto di Madrid nel primo pomeriggio e vago un po’, alla ricerca di Tatiana, Vitaly e Frans. Ci eravamo organizzati sul gruppo Facebook del progetto “The Peace Blueprint” per incontrarci lì e fare un giro in città, prima di prendere il bus per Rascafrìa.

Vedo Frans seduto al tavolino del bar, all’ingresso di Madrid-Barajas. Mi sorrideva e gli occhi si stringevano un po’. Il sorriso più bello che io abbia mai incontrato. All’improvviso mi calmo, inizio a respirare piano. Mi sento a casa.

Frans è un giovane uomo, brillante, colto e spiritoso. Di storie belle e interessanti da raccontare ne ha tantissime. Oggi, però, gli ho chiesto di prestarmi un po’ del suo tempo per affrontare il tema del bullismo, con la delicatezza e l’ironia che lo distinguono da molti suoi coetanei.

Ti va di raccontarci la tua esperienza?

Si, mi sento a mio agio nel raccontare la mia storia. Credo sia un’opportunità importante per  realizzare alcune cose che non avevo colto fino in fondo… Scrivere può aiutare a mettere ordine nei miei pensieri e a comprendere le emozioni che provai all’epoca.

Parlare del bullismo è l’unico modo per disinnescare questo meccanismo malato che ha un potere subdolo, immobilizzante e plagiante su chi ne è vittima.

Che effetto hanno avuto le parole dei bulli sulla percezione che avevi di te? Sei riuscito a parlarne con qualcuno? I tuoi genitori, tua sorella, qualche amico…?

Ricordo ancora ogni singola  frase. Quelle parole hanno creato in me così tante insicurezze. Insicurezze che ho dovuto affrontare ogni giorno, se non ogni ora. Hanno influenzato il mio modo di agire e di pensare, nonché la percezione che avevo di me stesso e delle situazioni che mi trovavo a vivere. Non importa quanto mi fidi di qualcuno o quanto mi senta bene in sua compagnia…ci saranno sempre alcune cose che non ho voglia di condividere. Da quando ero piccolo, avevo interessi diversi rispetto agli altri bambini del paese. Ricordo che un giorno un ragazzino era venuto a prendere mia sorella. Vide che cosa stavo guardano in TV e, quando uscii fuori per giocare con gli altri, tutti iniziarono a ridere e a prendermi in giro. Non riuscivo a trattenere le lacrime… provavo così tanta vergogna. E questo episodio si p ripetuto per un paio di volte. Da allora, le mie serie preferite e i giochi che credevo fossero fantastici divennero un grande segreto, di cui solo io ero a conoscenza. Avevo paura di essere deriso e umiliato… Temevo anche quegli strani sguardi che ogni tanto mi lanciavano. Non mi piace sentirmi così.

Mi è capitato spesso di essere escluso. Quando avevo circa 11 anni, i ragazzi del paese formarono una piccola cerchia di amici. E non mi chiesero più di giocare con loro. A partire da quel momento, ho iniziato a sentirmi molto solo. È dura per un bambino insicuro sentire di non essere   accettato, voluto… Speravo che non sarebbe durato a lungo. Mi dicevo che, una volta cresciuti, ciascuno di loro avrebbe preso strade diverse. Mi sbagliavo. Quella cerchia esiste ancora. Nel mio paese ci sono vari gruppi di amici e io non appartengo a nessuno di questi. Immagina di essere a una festa e di bere da solo. Di scoprire che la sera prima c’è stata una festa e nessuno ti ha chiesto di andare. Di sentire altri parlare di quanto fosse divertente quella maledetta festa, solo per farti sentire inadeguato ed escluso. Mi è successo durante il terzo anno di liceo. Ero in una classe di sole 9 persone e 5 di loro erano amici stretti. In classe stavo bene, ma non ho mai incontrato nessuno di loro fuori dalla scuola. Una volta ho avuto un battibecco con uno di loro e tutti gli altri si schierarono contro di me. Ero stato escluso, di nuovo. Non avevo voglia di andare a scuola, non vedevo l’ora che arrivassero le vacanze. Un giorno mi sono nascosto nei cespugli perché non volevo incontrare i ragazzi prima del suono acuto e rassicurante della campanella. Non avevo amici e nessuno con cui parlare (avrei potuto confrontarmi con i miei genitori, ma non è la stessa cosa). Alla fine, chiesi aiuto al preside e agli insegnanti… E loro hanno messo un punto a tutto questo.

Quello che ho vissuto ha ancora oggi un’enorme influenza sul mio comportamento.

Avverto un incessante bisogno di piacere agli altri. So che è impossibile ma, in qualche, ci provo comunque. Il motivo è che non voglio sentirmi solo quando i miei amici non sono con me. Voglio sentirmi libero di unirmi a nuovo gruppo senza preoccuparmi di apparire “strano”. Sto studiando per diventare insegnante e devo imparare ad accettare che non tutti mi apprezzeranno.

Un’altra cicatrice del passato è la paura che amici, colleghi o compagni di corso possano stufarsi di me. Quando si incontrano e non mi coinvolgono, sto male. Ed è stupido, lo so… Non devono includermi sempre. Non voglio essere geloso..

L’ultimo tema di cui vorrei parlare riguarda l’aspetto fisico. Fin da piccolo, ero il bambino più pesante della scuola. Io ero tranquillo… i ragazzi intorno a me erano semplicemente più magri. Il problema si è palesato nel momento in cui hanno iniziato a fare commenti e domande sul mio peso. Sapevano perfettamente che avrei preferito non parlarne… è assurdo quanto possano essere cattivi e manipolatori i bambini.

Crescendo, le cose non sono cambiate. Tutti avevano corpi magri o muscolosi… e poi c’ero io. Ero grassottello, lo so. Ma loro la facevano sembrare una cosa di cui avrei dovuto vergognarmi. Questa volta era diverso: anche i genitori iniziarono a parlare di me e alcuni dissero ai miei che ero troppo grasso. Tutto questo finì per farmi sentire tremendamente insicuro.

Credo che l’insicurezza sia la peggiore sensazione che si possa provare, perché devi conviverci costantemente. Ogni volta che mangiavo qualcosa, mi chiedevo se avrei dovuto mangiarlo o no. Ogni volta che mi guardavo allo specchio, mi ripetevo che ero grasso.

I miei amici conoscono la mia storia, ma all’epoca non avevo nessuno con cui parlare. Non potevo parlare con i miei genitori di come mi sentivo, perché loro alimentavano inconsapevolmente tutte le mie insicurezze. Non ho raccontato mai a nessuno neanche gli episodi che ho vissuto al liceo… Ero troppo imbarazzato per parlarne in famiglia. E loro non avrebbero potuto fare molto.

Il bullismo non è solo un pugno in faccia o uno spregevole insulto. È un vortice di violenza e cattiveria in grado di risucchiare chiunque si trovi nei paraggi. Suscita sentimenti negativi, oscuri. Vergogna, solitudine e senso di colpa per la vittima e un perverso appagamento per il bullo.

Cosa provi  nei confronti di chi ti ha molestato? E che consigli daresti al Frans di qualche anno fa?

Non provo nessun rancore nei loro confronti. Se li incontro per strada, li saluto e, a volte, ci scambio due chiacchiere. Più che altro, credo che loro non mi meritino. Ma voglio spiegarmi meglio, affinché non pensiate che io mi senta superiore a loro… Credo semplicemente che loro non abbiano il diritto di conoscere la mia vulnerabilità. Le mie insicurezze, i miei problemi, il mio percorso personale: non hanno il diritto di conoscere tutto questo.

Sono gay e l’ho capito quando ero al liceo. Ma ho fatto coming out appena sono andato al college, perché loro non avevano il diritto di vedermi affrontare anche quella difficoltà. Spero che le mie parole abbiano un senso… Io li ho perdonati perché so che da piccoli si dicono e si fanno cose stupide (tutti lo fanno), ma con loro non sarò mai me stesso.

Se potessi dare un consiglio al Frans di qualche anno fa, gli direi che quelle persone non meritano le mie attenzioni e che dovrei concentrare le mie energie sulle cose belle della vita: gli amici veri, la famiglia, gli hobby. E farei notare a me stesso che ce l’ho fatta. Ho degli amici fantastici, una famiglia adorabile, un diploma che ho meritato dopo tanto impegno, un lavoro che mi piace e meravigliose esperienze che prima potevo solo sognare. E ho fatto tutto da solo.

Passeggiavamo con Tatiana quando Frans ci ha raccontato di essere stato vittima di bullismo. Non dimenticherò mai quel momento, così intimo e liberatorio. Per lui e per noi. Un confronto così aperto e sincero mi ha dato la serenità e il coraggio di affrontare anche il mio di passato, le sofferenze e gli insegnamenti che ho colto da queste. Perché saper vedere un raggio di sole nell’ombra è per me la strada giusta per la felicità.

E invece cos’è per te la felicità?

Per me la felicità è avere la forza di accettarsi così come si è ed essere in grado di riconoscere le persone che possono portare del buono nella tua vita. Ho degli amici fantastici e la mia vita si sta costruendo su solide basi di amore e auto-accettazione. Non vergognarti mai di quello che sei e non lasciare che nessuno ti faccia sentire così. Mai.


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