Come parlare ai bambini della morte e del lutto | Recensione di Loredana Arcidiacono

Maria Varano, Come parlare ai bambini della morte e del lutto, Claudiana, Torino 20202, pp. 126, € 12,50; Prefazione di Sandro Spinsanti, Postfazione di Luigi Ciotti

Con il ritorno al Regis e l’inizio delle attività, riprende anche la fatica ma soprattutto l’opportunità di recensire un libro. Fatica perché anche per chi lo fa come me tutti i giorni per lavoro, scrivere è una fatica. Opportunità perché leggere un libro offre sempre l’occasione per confrontarsi con un tema. E questo libro, in poco più di cento pagine, di occasioni ne offre davvero tantissime.

Parlare della morte in tranquillità è un privilegio di chi è arrivato a un buon equilibrio interiore che fa accettare la condizione umana in tutti suoi aspetti. Ma ciò è difficile. La morte fa paura, anzi è la madre di tutte le paure (e quindi l’origine di ogni violenza). Pertanto non sappiamo parlarne. Per raccontarla ai bambini dobbiamo quindi avere chiaro cos’è per noi, quali sono i nostri timori in proposito. Una buona occasione è quella di leggere questo libro quando non è successo nulla, affrontando l’argomento con calma e senza scansarlo.

Diviso in capitoli, ognuno affronta un tema diverso e una bella sorpresa è stata quella di trovarne uno sull’ambiente.

Attraverso la testimonianza di chi ha dovuto affrontare questo difficile momento, prima fra tutti l’autrice, il libro non offre alcuna ricetta ma riflessioni concrete che accomunano tutti noi.

«La decisione di sopravvivere agli eventi tragici che ci colpiscono è una scelta che si compie, anche se in modo inconsapevole e confuso, negli istanti immediatamente successivi a quando si apprende della morte di una persona cara. Per compiere questa scelta occorre percepire ancora un buon motivo per continuare a vivere: un figlio da aiutare a crescere è senz’altro un buon motivo» (Maria Varano).

Parlare di morte aiuta a crescere il bambino che abbiamo dentro. «E quando avrete raggiungo la vetta del monte, è allora che comincerete a salire» (Gibran).

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