Cinema – Può l’arte fermare una pallottola? | Recensione di Fabrizio Caridi

Can Art Stop a Bullet: William Kelly’s Big Picture. Regia di Mark Street, 1h 30min., 2019.

 
La scommessa sta nel sottotitolo: l’arte non può fermare un proiettile ma può evitare che il colpo venga fatto partire. Sono parole del protagonista del film William Kelly, artista e attivista per la pace. Statunitense di nascita, adesso vive e lavora in Australia.

Con un percorso lavorativo decisamente insolito attualmente offre laboratori artistici nelle carceri ed è impegnato in esposizioni personali e collettive di portata internazionale. Viene definito la “coscienza morale” dell’arte australiana.

Il documentario, opera visiva in sé, è firmato dall’indipendente Mark Street e vede un cast vasto per portata e testimonianze. L’opera ‘Peace or War/ The Big Picture’ – la cui realizzazione rimane al centro del documentario – emerge da un percorso storico e culturale del disarmo e dell’attivismo per la pace ed è stata esposta nella biblioteca pubblica di Melbourne, nello stato del Victoria. Dal suo approccio infatti appare un forte collegamento con altre nazionalità e culture dell’immagine.

William Kelly è influenzato dal lavoro artistico di Picasso, Daniel Berrigan, Kathe Kollwitz, Kurt Vonnegut fino all’attore Martin Sheen e musicisti come Neil Young e gli australiani The Midnight Oil; ai cui nomi dedica un proprio spazio sulla tela definitiva.

Al dibattito sull’arte partecipano i critici e i rappresentanti di istituzioni mondiali dell’arte moderna e contemporanea.

Quasi in termini d’indagine documentaria il film riporta le fotografie più forti della guerra e delle lotte pacifiste del XXI secolo, affiancate da riprese video dei capolavori di Kelly e degli altri artisti coprotagonisti.

L’immagine come stimolo alla riflessione nelle lotte alla guerra è un motivo che persiste nella cultura contemporanea. Il percorso dell’autore conferma questa tendenza rendendo autentica questa riflessione.

Perché i governi sono oppressivi e mettono a tacere gli artisti? Cos’è dell’arte che preoccupa così tanto i sostenitori della guerra? Quando la ragione e la politica falliscono può l’arte contenere la violenza? Può l’arte fermare una pallottola?

Il film tenta di dare risposta a domande come queste. Dal 2019, anno di uscita, il film ha partecipato a numerosi festival e vinto altrettanti riconoscimenti per l’impegno a favore della Pace. Nello scorso anno il documentario ha affrontato insieme al teatro e alle altre forme d’arte l’impegno nel continuare la sua diffusione: ci è riuscito attraverso strumenti virtuali favorendo sempre il dialogo con il pubblico attraverso sessioni di domande e risposte, sempre online.

Dall’Australia a tutto il mondo ci sono piattaforme che permettono di ospitare una proiezione pubblica, affermando il potenziale del cinema quale strumento di partecipazione collettiva alla conoscenza dell’arte pubblica, come quella di William Kelly.

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