Due riviste storiche sono on-line | Massimiliano Fortuna

È stato necessario attendere un po’ di tempo, infatti la realizzazione di questa iniziativa ha subito alcune battute di arresto negli ultimi anni, ma alla fine la digitalizzazione di due delle principali riviste della storia del pacifismo italiano ha visto la luce. Il «Notiziario MIR» e «Azione nonviolenta» sono ora visibili on-line sul sito del Centro Studi Sereno Regis e facilmente consultabili in rete.

Questa digitalizzazione è frutto del progetto «CoBis Digital Library & Archives», che si proponeva l’obiettivo di aumentare i contenuti open access per favorire la conservazione dei documenti e la loro consultazione (v. Capitolato per servizio di digitalizzazione del Comune di Torino, 9 aprile 2018, prot. n. 628). Il progetto – portato a termine nel 2019 e realizzato nella sua parte tecnica dalla ditta «Space» di Prato – ha visto la partecipazione del Centro Studi Sereno Regis assieme ad altri 16 enti del CoBis (Coordinamento delle Biblioteche Speciali e Specialistiche di Torino), con la Biblioteca Civica Centrale di Torino quale ente capofila.

Il «Notiziario MIR» è uscito tra il 1966 e il 1984. Iniziata nel 1964, la pubblicazione di «Azione nonviolenta» è invece ancora in corso. Del primo sono state digitalizzate tutte le annate, della seconda gli anni fino al 2004 – ma le annate più recenti si possono leggere sul sito della rivista

Dunque abbiamo ora a disposizione un nuovo strumento in appoggio alla conservazione della memoria di un pezzo di storia dei movimenti pacifisti italiani.

Il primo numero del «Notiziario MIR», organo della sezione italiana del Movimento Internazionale della Riconciliazione, ha visto la luce nel dicembre del 1966, ed è emozionante guardare e sfogliare quei pochi fogli dattiloscritti pinzati assieme, con un’aria quasi da opuscolo carbonaro, che testimoniano allo stesso tempo l’esiguità delle risorse e la prorompente passione delle idee. Un resoconto sulle attività del MIR firmato da Hedi Vaccaro, che del Movimento è stata a lungo infaticabile animatrice e segretaria, un paio di articoli sul Vietnam nei quali si ricorda l’opera di Thich Nhat Hanh, un appello ai possessori di copie de «La Pace» di Ezio Bartalini, storico giornale pacifista italiano di inizio Novecento, con la preghiera di «inviarle in regalo o in prestito, in modo da poterne fare delle fotocopie», perché, causa l’esondazione dell’Arno, erano appena andate distrutte le annate conservate presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. Questi alcuni dei pezzi contenuti in quel primo numero, nel quale si auspicava la crescita della pubblicazione, con la speranza che potesse diventare una rivista mensile o bimensile. Man mano, negli anni successivi, la frequenza delle uscite infatti aumenterà e, a partire dal gennaio 1980, cambieranno anche le dimensioni e la veste grafica della rivista. Non molto tempo dopo però, nel mese di agosto 1984, le pubblicazioni cesseranno, raggiunti i 167 numeri.

La storia di «Azione nonviolenta» era iniziata un paio di anni prima, per iniziativa di colui che deve considerarsi l’uomo simbolo della nonviolenza in Italia, Aldo Capitini, che aveva pensato a questo periodico come uno strumento operativo al servizio del Movimento Nonviolento, nato due anni addietro sull’onda della buona riuscita della prima marcia per la pace Perugia-Assisi. Il numero d’inizio del gennaio 1964, con una veste grafica più professionale rispetto al primo numero del «Notiziario MIR», si apre con l’enunciazione di un programma di lavoro ben preciso, che caratterizzerà da allora la linea editoriale della rivista e che si propone di essere: «informativo, fornendo notizie su tutto ciò che avviene nel mondo con attinenza al metodo nonviolento», «teorico, perché esaminerà le ragioni e tutti i problemi, anche i più tormentosi, di questo metodo», «pratico-formativo, perché illustrerà via via le tecniche di questo metodo».

Qualche anno dopo, nell’ottobre del 1968, la rivista perderà il suo fondatore, ma la pubblicazione del periodico, con cadenze d’uscita che muteranno nel corso del tempo, andrà avanti senza mai interrompersi e ancora oggi continua a essere la voce del Movimento Nonviolento.

Questi brevi cenni sui primi numeri delle rispettive riviste non rappresentano che un piccolo spunto per suggerire la vastità di notizie che, come facilmente immaginabile, si conservano all’interno di questi periodici, che coprono alcuni decenni di storia del pacifismo e della nonviolenza in Italia e, in parte, dell’ambientalismo. Un ricco archivio di memoria che potrà favorire le ricerche di futuri storici (e si spera possano crescere di numero) interessati a questi temi, ma naturalmente anche aiutare tutti coloro che senza essere storici posseggono curiosità a riguardo, a partire dagli aderenti ai movimenti.

Da alcuni anni ormai il potenziamento del digitale rappresenta una priorità nel mondo delle biblioteche, per la comodità e la rapidità di accesso alla documentazione, consultabile senza spostarsi da casa, e per la possibilità di trasferire e mettere in sicurezza i contenuti su un altro supporto di lettura, in grado di sopperire all’usura della pagina cartacea. La recente emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha naturalmente reso ancora più attuale l’importanza della consultazione a distanza. Questo progetto, del resto, va incontro a un quadro di riferimento complessivo che è stato, ad esempio, messo in luce dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, secondo il quale si nota una «diminuzione dei consumi culturali svolti “fuori casa”» e un «aumento della diffusione della lettura» e degli altri «consumi culturali “domestici”».

Naturalmente quanti posseggono un forte interesse per la storia della nonviolenza italiana o, a maggior ragione, hanno contribuito al suo farsi, sfogliando, anche con rapidità, tutte queste annate potranno trovare una quantità di riferimenti capaci di coinvolgerli anche sul piano personale: dalle lotte degli obiettori di coscienza alle manifestazioni contro l’installazione dei missili a Comiso, dalla morte di Martin Luther King alle diverse marce pacifiste e antimilitariste svoltesi negli anni. In questa carrellata ideale i volti e i nomi di molte persone si affollano alla memoria e si saldano assieme, quasi in un afflato di capitiniana compresenza dei morti e dei viventi. Per chi da molti anni fa parte del Centro Studi Sereno Regis, ad esempio, è forse inevitabile provare una qualche emozione nel leggere, nel numero di «Azione nonviolenta» del marzo 1984, la notizia della morte di Domenico Sereno Regis, scomparso il 24 gennaio di quell’anno. Tra i vari articoli in ricordo anche una nota di Nanni Salio, che annunciava che il «piccolo centro di documentazione» di Torino sui temi della pace e dello sviluppo, di cui Sereno Regis era stato tra i fondatori, da quel momento sarebbe stato intitolato alla sua memoria. A partire da allora e fino al 2016, anno della sua morte, toccherà proprio a Nanni Salio guidare il Centro Sereno Regis, cresciuto sotto la sua presidenza negli spazi e nella quantità di attività svolte. Un caso, fra i tanti, nel quale presente e passato si fondono, e si corrispondono.

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