Silvia Romano siamo tutti noi | Benedetta Pisani

Disegno di Margherita Caretta

Di solito non scrivo mai in prima persona, non mi ci trovo. Ho bisogno di binari sui quali poter correre all’impazzata e rallentare quando ne avverto l’esigenza, per godermi il paesaggio.

Sono sempre stata così: creativa e rigida.

Questa volta, però, le regole mi stanno strette. Giornalisti e reporter hanno già dettagliatamente ricostruito gli avvenimenti degli ultimi mesi, avanzato ipotesi sui possibili responsabili del rapimento, raccontato dell’emozionante liberazione, intervistato le persone che più di tutti amano incondizionatamente Silvia e hanno sempre aspettato il suo ritorno a casa.

Quello che è successo ieri, per me, è molto più di un altro fatto di cronaca.

Una gioia sconfinata mi ha pervaso il cuore, interrompendo delicatamente la lenta frenesia di giornate uniformi e instancabili. Una gioia immobilizzante, che ha fermato per un meraviglioso e interminabile  istante l’oscillare monotono dell’altalena della vita ai tempi del coronavirus. Una vita che rimane sempre e inevitabilmente piena di senso.

Ieri Fernanda Torre, presidente del progetto Il Pulmino Verde, nonché cara amica di penna, mi ha inviato un messaggio, bellissimo e potente. Di vicinanza, solidarietà, condivisione…  un messaggio di amicizia.

Carissima!!!! Come stai? Hai letto di Silvia Romano? Ti ho subito pensata.

Le parole possono essere guscio indistruttibile e accogliente culla in cui custodire e far germogliare i sentimenti. E quelle parole lì mi hanno trasportato in una dimensione esplorata poche volte prima. La stessa in cui mi trovavo quando il 20 novembre 2019 scrivevo il mio primo articolo per il Centro Studi Sereno Regis, Silvia Romano siamo io e te.

In quel momento, io ero Silvia. Ero i suoi genitori. Ero io e tutte le persone che, come me, credono nella libertà.

Una quantità indefinibile di emozioni mi ballavano nel cuore… Gioia, orgoglio, nostalgia, un brivido di paura, euforia.

Stavo scoppiando d’amore per la vita. E una voglia matta di sfrenarmi a suon di AC/DC ha invaso il mio animo segretamente rock. Poco importa che non fossi sola in casa… la quarantena mi ha insegnato che il segreto di una convivenza serena è non abbandonare le proprie abitudini ma continuare a coltivarle con cura, come delle piantine che devono imparare ad adattarsi al nuovo vaso, un po’ più grande.

She was a fast machine
She kept her motor clean
She was the best damn woman I had ever seen…

Con il cuore leggero e straordinariamente pieno, sorridevo.

Grazie Silvia per avermi regalato l’entusiasmo e la voglia di “rendermi utile”. La speranza e la fiducia nei confronti di un’umanità che, in fin dei conti, non è così male come ci ostiniamo a credere… perché, si sa, è più semplice essere arrabbiati che felici.

Grazie Silvia per avermi fatto sentire fiera di essere italiana. Di essere africana. Straniera e cittadina del mondo.

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