L’ultimo accordo di Ibrahim Gökçek | Benedetta Pisani

Fonte: Pagina Facebook dei Grup Yorum

Sono trascorse 48 ore da quando il Tribunale di Istanbul ha accolto la richiesta del Grup Yorum, consentendo al collettivo musicale turco, da anni oggetto di infondate azioni (il-)legali da parte del governo, di tornare a esibirsi e a regalare armoniose note di libertà e giustizia al mondo intero.

Poco dopo il riconoscimento internazionale delle rivendicazioni dei membri del gruppo, il presidente della Human Rights Foundation of Turkey, Sebnem Korur Fincanci, aveva dichiarato la “vittoria della vita”.

«La vita ha vinto. Avevamo detto che le loro richieste erano le nostre richieste. Abbiamo lottato per creare un mondo in cui possano cantare liberamente le loro canzoni popolari, e non intendiamo porre fine a questa battaglia».

Un’altra battaglia per i diritti di tutti gli uomini e le donne è stata vinta. Una “vittoria politica”, ma che ancora una volta, è stata pagata con l’ennesimo inammissibile lutto internazionale.

Il 5 maggio, il bassista del Grup Yorum aveva accettato le cure. Ma il suo fragile corpo non ce l’ha fatta.

Ormai privo della forza che ha gelosamente custodito durante i 322 giorni di sciopero della fame, il cuore di Ibrahim Gökçek ha suonato il suo ultimo accordo.

Tra le persone che vorranno donargli un ultimo saluto, la moglie non potrà esserci.

Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, il 15 aprile il Parlamento turco ha approvato l’adozione di un indulto per circa 90 mila detenuti. Ma non è previsto che il provvedimento venga applicato per gli oppositori politici, accusati di reati legati al terrorismo. Sultan Gökçek è tra questi e con lei il governo non ha intenzione di “cedere” alla clemenza.

Ogni matrimonio ha solo due esiti possibili: divorzio o morte. La morte è un assoluto: o si è morti, o non lo si è. A distinguere uno stato dall’altro è una moltitudine di sottili filamenti invisibili. A volte sono tesi, forti e robusti, e impediscono di varcare la soglia del regno dei morti. […] Altre volte i filamenti sono esili e fragili. Si sfaldano e si dissolvono non appena li si sfiora.

(La via del bosco – Long Litt Woon)

In un’intervista al Corriere della Sera, il musicista aveva dichiarato:

«Questa resistenza è la nostra ultima risorsa, non ci hanno lasciato nient’altro da fare. Moriremo per cantare? Sì, perché il nostro è amore per le persone e per la patria».

Ibrahim Gökçek, Helin Bölek e Mustafa Kocak hanno lottato per regalare all’umanità una melodia eterna, che la accompagnerà lungo il feroce, intenso, straordinario e inarrestabile viaggio verso la conquista della libertà.

1 commento
  1. Peppe
    Peppe dice:

    … davanti a questa foto, non ho parole adatte, ho un sentimento, ferito, come altre volte, davanti a una barbaria mi lascio accompagnare dalla metafora del Colibrì.

    Rispondi

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