Sicurezza nelle centrali nucleari e coronavirus

Sicurezza nelle centrali nucleari e coronavirus | William Tobey, Simon Saradzhyan, Nickolas Roth

redazione

NOTA. Mentre la società civile si adopera – in misura più o meno efficace – a contenere il diffondersi del virus e a progettare la ‘fase 2’ dopo il lungo lockdown – ci arriva qualche indizio delle risposte che l’apparato industrial-militare sta mettendo in atto per assicurare il controllo del settore nucleare civile. Un piccolo indizio, ovviamente, non legato dal segreto militare. Ma non sappiamo se e come il coronavirus stia ‘interagendo’ con il vasto apparato militare internazionale. Parliamo di Sicurezza nelle centrali nucleari ai tempi del coronavirus.

Mentre la pandemia da COVID-19 dilaga nel mondo, è essenziale che le centrali atomiche rimangano attive e sicure, per rifornire di elettricità le filiere del cibo, gli ospedali, le telecomunicazioni, in paesi che ospitano più della metà della popolazione mondiale. Nel frattempo gruppi terroristici hanno già espresso l’intenzione di sfruttare lo stato di emergenza per mettere a segno i loro propositi. Occorrono dunque misure straordinarie – affermano gli Autori – per non rischiare crisi che potrebbero portare al rilascio di radioattività su larga scala.

Già anni fa i responsabili e gli operatori delle operazioni nelle centrali nucleari avevano ipotizzato l’avvento di una pandemia, e nel 2016 la Nuclear Regulatory Commission (NRC) degli Stati Uniti aveva organizzato un workshop “Sustaining Safe Nuclear Operations During an Influenza Pandemic”, che però si era concluso senza un accordo con il settore industriale per un eventuale piano di emergenza.

Sono 32 i paesi colpiti dalla pandemia da COVID-19 che sono sedi di centrali nucleari e/o detengono depositi di armi nucleari. Questo settore è stato già direttamente colpito dal virus: impiegati dell’Agenzia Rosatom in Russia e marinai sulla portaerei americana Theodore Roosevelt (alimentata da due reattori nucleari) sono stati colpiti dal virus. Gli Autori si chiedono quali siano le misure e le pratiche che i detentori e i responsabili di installazioni nucleari hanno messo o intendono mettere in atto per affrontare il problema. In alcuni paesi sono già in atto misure di controllo della temperatura degli operatori, e sono stati distribuiti materiali adeguati alla protezione personale.

In alcuni paesi sono state fermate le attività non strettamente collegate con il funzionamento delle centrali: per esempio il Canada, il Sud Africa e la Namibia hanno sospeso l’estrazione di minerali di uranio dalle miniere. Gli impianti di riprocessamento di Sellafield in Gran Bretagna e di La Hague in Francia sono stati chiusi.

Le centrali nucleari hanno generalmente bisogno di combustibile ogni 18 mesi circa; di solito, il rifornimento di carburante avviene in primavera o in autunno, quando la domanda di elettricità è relativamente bassa. Questa operazione richiede ingente e delicato trasporto di materiale e la presenza di molto personale specializzato, che viene anche da lontano: quindi sono previsti viaggi, soggiorni in hotel, presenza di un numero elevato di persone all’interno degli impianti. Si è deciso quindi di ritardare, ove possibile, le operazioni ad alta intensità di lavoro.

La NRC degli Stati Uniti sta prendendo in considerazione deroghe temporanee per alcune operazioni come le ispezioni di routine durante il rifornimento di carburante e l’EDF francese ha annunciato che cambierà il suo programma di rifornimento, riducendo la produzione di energia: operazione resa possibile dal calo della domanda. La produzione nucleare francese quest’anno infatti sarà ridotta di 75-90 TWh rispetto alle previsioni e di un quarto rispetto ai livelli del 2019, a causa della pandemia in atto.

Sono stati predisposti dei piani di riduzione del numero di lavoratori (eventualmente resa necessaria da un aumento dei contagi) senza però ridurre di soddisfare le esigenze minime di controllo sugli impianti e di sicurezza degli edifici. In alcuni casi, in Russia, Stati Uniti, Ucraina e Francia, si è provveduto a mettere in isolamento i lavoratori degli impianti fornendo loro residenze, cibo e trasporti necessari.

A conclusione del loro articolo, gli Autori suggeriscono che le Istituzioni internazionali deputate alla protezione e alla sicurezza nucleare, di fronte a una pandemia molto più grave di quanto si era immaginato, migliorino lo scambio di informazioni tra loro, imparino in fretta, e si adattino via via a uno scenario in continuo mutamento.

Sicurezza nelle centrali nucleari e coronavirus
I ritmi di lavoro nei cantieri di costruzione di nuove centrali nucleari sono stati rallentati o interrotti. Nel sito di costruzione della nuova centrale Hinkley Point C in UK il numero di lavoratori è stato dimezzato, e chi lavora è ospitato in strutture locali. Anche in Cina sono stati fermati temporaneamente i lavori di costruzione di alcuni reattori: le attività stanno riprendendo gradualmente, con nuove misure di sicurezza per gli operatori.

Sicurezza nelle centrali nucleari e coronavirus

Il 16 aprile 2020 la China National Nuclear Corporation ha annunciato che la cupola di contenimento del nuovo impianto nucleare di Karachi (in Pakistan) è stata appena completata.


Pubblicato sul Bollettino degli scienziati atomici il 16 aprile 2020
Titolo originale: How to keep nuclear power plants operating safely during the coronavirus pandemic
Traduzione e sintesi a cura di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis


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