Agli attivisti del clima, la quarantena per il coronavirus dà più tempo per organizzarsi

Nick Engelfried

Costretta a portare online il movimento per il clima, dopo un importante anno di mobilitazione di massa, la generazione più esperta di Internet della storia sta dimostrando di essere all’altezza della sfida.

Nel dicembre scorso, quando i leader mondiali si  incontrarono a Madrid per l’ultima serie di colloqui delle Nazioni Unite sul clima, centinaia di migliaia di persone scesero in piazza per chiedere interventi sulla crisi climatica. Si chiuse così un anno di manifestazioni di massa per il clima senza precedenti, con milioni di persone in tutto il mondo coinvolte in movimenti come gli scioperi per il clima di Fridays for Future.

Sebbene non ci sia motivo di pensare che nel 2020 siano scomparse le preoccupazioni per i cambiamenti climatici, ora è certamente difficile concentrarsi su qualcosa di diverso dalla pandemia di COVID-19. In effetti, tenendo conto di ciò – e per prevenire una possibile nuova ondata di infezioni virali – le Nazioni Unite hanno recentemente annunciato il rinvio della COP26 a una data da destinarsi l’anno prossimo. Oltre a doversi adattare a un nuovo programma per le COP, gli attivisti per il clima sono costretti a confrontarsi con una domanda ancora più grande: come si può continuare a costruire il movimento per la giustizia climatica in un’epoca di pandemia globale?

Dal lato positivo, in passato il movimento si è adattato con successo a eventi globali dirompenti. Solo un paio di settimane prima della COP21 del 2015, Parigi – la città ospitante – fu colpita da una serie mortale di attacchi terroristici che uccisero oltre 120 persone. La possibilità di svolgere manifestazioni di massa fu improvvisamente messa in dubbio, poiché le misure di sicurezza bloccavano la città. Tuttavia, gli attivisti per il clima furono ugualmente presenti alla COP21 e se ne vennero via con l’Accordo di Parigi, probabilmente il documento climatico più importante che il processo delle Nazioni Unite sia stato in grado di produrre.

Un altro esempio di resilienza degli attivisti si verificò lo scorso autunno, quando i gruppi per il clima – che intendevano mobilitarsi per la COP25 a Santiago, in Cile – furono costretti a cambiare rotta, dopo che i colloqui furono spostati all’ultimo momento a Madrid, a causa dei disordini sociali in Cile. Con poco più di un mese per pianificare, gli attivisti di Madrid riuscirono a realizzare una delle più grandi manifestazioni mai organizzate durante una COP, tra cui una marcia con circa 500.000 persone.

Le risposte a questi precedenti imprevisti suggeriscono che, in caso di emergenza, il movimento per il clima può adattarsi molto rapidamente alle nuove circostanze. Tuttavia, gli effetti del COVID-19 hanno una portata molto più ampia di uno di quegli eventi precedenti e hanno avuto un impatto molto maggiore sugli attivisti climatici in tutto il mondo. Quando sono impossibili le grandi manifestazioni di piazza, gli ostacoli alla costruzione di un movimento di massa sono reali. Ma per un movimento guidato in gran parte dai giovani – la generazione più esperta di Internet della storia – mantenere lo slancio senza riuscire a incontrarsi di persona potrebbe non essere così difficile come sembra.

Il movimento per il clima va online

“Abbiamo assistito a un aumento delle presenze alle nostre chiamate dopo l’ordine di stare a casa per il COVID-19”, ha affermato lo studente degli ultimi anni di scuola superiore Hridesh Singh dei New York Youth Climate Leaders (“Leader giovanili newyorkesi per il clima”), un’organizzazione di studenti delle scuole medie, superiori e universitari che si batte per interventi per il clima a livello statale. Il COVID-19 non ha colpito nessuno stato più di quello di New York, ma la pandemia non ha quasi mai interrotto la pianificazione dei giovani attivisti per il clima. Mentre molti studenti hanno avuto i loro corsi a distanza ridotti al minimo necessario per terminare l’anno scolastico, gruppi come i New York Youth Climate Leaders hanno continuato a lavorare, comunicando attraverso strumenti online come Zoom e Slack. “Essere tutti in quarantena ci consente di dedicare più tempo all’organizzazione”, ha affermato Singh.

I gruppi per il clima stanno persino realizzando i propri programmi scolastici alternativi online. Alla fine di marzo, il Sunrise Movement ha introdotto la Sunrise School, che l’organizzazione descrive come “un programma di formazione online progettato per sviluppare migliaia di giovani leader e introdurli alla lotta per un Green New Deal“. Aiutando gli studenti a connettersi tra loro da remoto, ad apprendere come la crisi climatica si sovrappone ai sistemi di oppressione e a sviluppare le capacità di organizzazione di base, la Sunrise School mira a garantire che i giovani attivisti per il clima siano pronti a combattere più duramente che mai quando non ci sarà più la minaccia del COVID-19.

Anche Zero Hour, un altro gruppo nazionale, sta  aiutando gli studenti a continuare la loro formazione mentre le scuole sono chiuse. Il mese scorso, l’organizzazione giovanile ha lanciato una versione webinar plurisettimanale della sua campagna Getting to the Roots (Arrivare alle radici), che prepara i giovani a diventare ambasciatori della giustizia climatica. Il programma prevede di scavare nelle radici razziste, patriarcali e coloniali della crisi climatica. “Getting to the Roots evidenzia i motivi per cui lottiamo per la giustizia climatica, piuttosto che per il semplice ambientalismo”, ha dichiarato Rachel Lee, abitante nel New Jersey settentrionale e una delle organizzatrici di Zero Hour New York City.

Non si può negare che alcune azioni e l’organizzazione non possono semplicemente essere spostate online. Lee era stata coinvolta nella pianificazione per aprile di un vertice di Zero Hour del nord-est [degli USA], ma ora gli organizzatori sperano di poterlo tenere quest’estate. “La maggior parte delle nostre comunicazioni è comunque online, quindi non è cambiato molto”, ha detto. “Ma è sicuramente una delusione dover spostare importanti riunioni organizzative di persona a una data successiva.”

La prossima mobilitazione di massa del movimento per il clima è programmata per la Giornata della Terra e, piuttosto che riprogrammarla, gli attivisti hanno deciso di spostarla online il più possibile. L’azione, originariamente concepita come uno sciopero per il clima di tre giorni, con proteste contro i leader eletti e le istituzioni finanziarie, sarà ora sostituita da uno streaming dal vivo dal 22 al 24 aprile. Il primo giorno sarà dedicato a raccontare storie di comunità colpite dalla crisi climatica, con contenuti trasmessi a livello nazionale e finestre temporali riservate alle organizzazioni regionali per trasmettere le proprie informazioni pertinenti a livello locale. Il secondo giorno metterà in evidenza il ruolo delle banche nel finanziare l’industria dei combustibili fossili. Il terzo giorno gli attivisti terranno una tornata online di registrazione di massa degli elettori.

“È decisamente diverso da uno sciopero di persona”, ha detto Lee, che sta pianificando lo streaming nel New Jersey settentrionale. “Ma, nel complesso, la motivazione per realizzare qualcosa di grande c’è ancora”.

È degno di nota il fatto che molti passi che il governo sta intraprendendo in risposta a COVID-19 sembrano molto simili ai tipi di azione che potrebbero invertire il cambiamento climatico.

Gli attivisti stanno inoltre sperimentando strategie per trasmettere le loro preoccupazioni direttamente ai legislatori, anche senza incontri di persona. I New York Youth Climate Leaders sono esperti in questo, avendo già tenuto in passato riunioni con i legislatori statali via Zoom. Nel New Jersey, i gruppi per il clima avevano inizialmente pianificato di tenere un’assemblea popolare sul Green New Deal come parte della loro mobilitazione per la Giornata della Terra. “Ora stiamo invece lavorando a una testimonianza delle persone modificata e online”, ha affermato Ananya Singh, studente degli ultimi anni delle superiori (nessuna relazione con Hridesh Singh menzionato prima). “Useremo video, arte e narrazione per trasmettere il nostro messaggio”.

L’assemblea del New Jersey avrebbe dovuto essere accompagnata da azioni presso gli uffici del governatore Phil Murphy e del deputato Frank Pallone, presidente della potente Commissione per l’Energia e il Commercio della Camera. L’impatto di tali eventi, in cui grandi gruppi di persone si presentano di persona per inviare il loro messaggio direttamente ai decisori chiave, può essere replicato solo parzialmente attraverso azioni online. Allo stesso modo, la lezione forse più importante delle mobilitazioni di massa per il clima dell’anno scorso è che semplicemente non c’è un sostituto a migliaia o milioni di persone nelle piazze. Tuttavia, l’organizzazione online dà modo di continuare a sviluppare lo slancio del movimento fino a quando le azioni di persona saranno nuovamente possibili.

Nel frattempo, mentre gli attivisti aspettano di poter riportare il loro messaggio negli uffici dei legislatori e nelle piazze, la risposta del governo alla crisi COVID-19 sta rafforzando alcune delle argomentazioni che i gruppi per il clima sostengono da molto tempo.

Smascherare il mito dell’impotenza climatica

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Jamie Margolin [nella foto con Greta Thunberg, ndr], diciottenne attivista per il clima e fondatrice di Zero Hour, scrive in un recente articolo sul Washington Post:

“I nostri leader hanno dimostrato un’improvvisa e appassionata volontà di fare in modo che le aziende modifichino completamente il modo in cui operano e di far vergognare le persone per cambiare le loro abitudini” nel tentativo di combattere il COVID-19. “Tutto ciò contraddice le abituali giustificazioni per l’inazione sul clima.”

A parte la totale negazione del cambiamento climatico, probabilmente non esiste alcuno strumento che i sostenitori dei combustibili fossili abbiano usato più efficacemente dell’argomentazione secondo cui non è possibile intraprendere azioni significative riguardo al cambiamento climatico. Tuttavia, la risposta a COVID-19 smentisce questa idea di impotenza climatica. In un lasso di tempo notevolmente breve, il Congresso ha approvato numerosi, nuovi e importanti atti legislativi per mobilitare rapidamente trilioni di dollari. I governatori hanno convinto milioni di persone a cambiare rapidamente il loro comportamento al servizio di un bene superiore. Anche la proposta di legge del 2009 sugli stimoli [finanziari] – un intervento legislativo una tantum nell’economia che non si è mai ripetuto – impallidisce rispetto a ciò che sta accadendo oggi.

È degno di nota che molti passi che il governo sta intraprendendo in risposta al COVID-19 sembrano molto simili ai tipi di azione che potrebbero invertire il cambiamento climatico: iniettare trilioni di dollari in settori chiave dell’economia, ordinare alle aziende di produrre rapidamente in massa alcune tecnologie, campagne diffuse per indurre le persone a cambiare il loro comportamento, riconoscendo che anche l’azione del governo è essenziale. Questi sono i tipi di azioni che chiedono da tempo gruppi come il Sunrise Movement, che sostiene un Green New Deal deciso. Allo stesso tempo, la pandemia ci sta preparando alla nostra prossima realtà climatica.

“Il COVID-19 ci mostra qualcosa di simile a come saranno i cambiamenti climatici continui”, ha affermato Sam DiFalco, neolaureato e attivista per il clima del New Jersey. “Vedremo molto di più la diffusione delle malattie infettive. Ma c’è anche la questione di come rispondere con compassione e giustizia per tutti quando questi disastri colpiscono”.

Mentre la diffusione del COVID-19 non sembra  direttamente collegata ai cambiamenti climatici, gli scienziati hanno da tempo predetto che virus mortali sarebbero migrati in nuove parti del globo a causa del cambiamento climatico. È anche importante ricordare che, in un mondo di caos climatico, è probabile che le pandemie saranno aggravate da eventi meteorologici estremi e da molti altri disastri che colpiscono contemporaneamente.

“Questa pandemia è un’anteprima di ciò che potrebbe accadere al nostro mondo se non affrontiamo adeguatamente la crisi climatica”, ha affermato Hridesh Singh. “Solo, sarà dieci volte peggio.”

Attivismo climatico in un mondo fermo

Resta da vedere se ampie fasce della popolazione faranno questi collegamenti. Ma se lo faranno, sarà, in non piccola parte, grazie al lavoro del movimento per il clima.

COVID-19 ci ha aiutato a capire che possiamo costruire solidarietà reciproca e lottare in una crisi globale.

“Penso che sia interessante che il COVID-19 sia arrivato in questo particolare momento”, ha detto Hridesh Singh. “L’anno scorso è stato chiaramente l’anno del clima a livello globale – con scioperi di massa per il clima, disastri meteorologici estremi in tutto il mondo, l’ascesa del Green New Deal e persino alcuni politici che hanno reso il cambiamento climatico la loro priorità assoluta”. Secondo Singh, questa attenzione ai cambiamenti climatici nel 2019 significa che è più probabile che le persone vedano i parallelismi tra gli effetti della pandemia e quelli dei cambiamenti climatici, o tra la risposta a COVID-19 e quanto è necessario per combattere la crisi climatica.

La diffusione di COVID-19 è una tragedia globale, diversa da qualsiasi altra cosa nella memoria recente. Tuttavia, a differenza della situazione dei cambiamenti climatici, si può intravederne la fine, anche se nessuno sa esattamente quando arriverà. Quando le quarantene e le misure di distanziamento sociale termineranno, il movimento per il clima avrà l’occasione di riprendere da dove si era fermato alla fine del 2019. Il successo del movimento nel fare ciò dipenderà probabilmente da quanto esso avrà saputo sfruttare questo momento in cui gli eventi pubblici in tutto il mondo sono praticamente fermi.

“Il COVID-19 ci ha aiutato a capire che possiamo costruire solidarietà reciproca e lottare in una crisi globale”, ha detto Di Falco. “Speriamo di poter usare il lavoro online e la formazione pubblica che stiamo facendo in questo periodo per emergere dalla crisi della pandemia con un movimento per il clima più forte, pronto ad affrontare, in primo luogo, i sistemi che ci hanno portato in questa condizione”.


Nick Engelfried – Waging Nonviolence, 16 aprile 2020

Traduzione di Franco Malpeli per il Centro Studi Sereno Regis

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