In memoria di Don Proverbio | Antonello Ronca

don Germano Proverbio

È morto il 27 marzo Germano Proverbio (nato a Parma nel 1924), che per me è stato un maestro, non di latino (e greco) soltanto, ma di scuola e anche di vita. Era un prete salesiano, ma faceva lezione all’università di «Didattica delle lingue classiche», in giacca e cravatta. Qualcuno neppure sapeva che fosse prete. Austero e dolce allo stesso tempo, metodico. Ho seguito il suo corso e i suoi seminari per alcuni anni con gli insegnanti del gruppo che si riuniva attorno a lui, e da lui, dal suo metodo, ho imparato molto. Non so se posso dire di essergli fedele in toto, probabilmente no, ma non insegnerei come insegno se non fossi stato un suo allievo. Non mi sono laureato con lui, ma è come se. Tanto che una volta mi disse: «Ma lei, Ronca, non si è laureato con me?».

Prima insegnante liceale, poi chiamato all’Università di Torino da Italo Lana nel 1977. Eléments de syntaxe structurale dello slavista Lucien Tesnière è stato nella parte finale del suo insegnamento il punto di riferimento di tante sue ricerche, studi e traduzioni, col gruppo di docenti che collaborava con lui. Da quel libro deriva la cosiddetta «grammatica della dipendenza», tanto sventolata nei corsi di aggiornamento da molti che ne capiscono poco e non gli riconoscono i meriti che dovrebbero: è stato lui a introdurla in Italia, ma sono in pochi a saperlo. Come forse sono in pochi a sapere che fu una figura fondamentale per Giuseppe Gozzini, il primo obiettore di coscienza cattolico in Italia. Don Germano Proverbio lo instradò a una lettura della Parola precorritrice delle comunità di base e in seguito si presentò come testimone al suo processo nel 1963. L’impatto di un sacerdote che testimonia a favore di un obiettore a quell’epoca si fece sentire. Non era mai accaduto prima.

In sintesi, posso enucleare due o tre punti del suo modo di fare scuola (Fare latino era intitolata la grammatica che scrisse assieme a Laura Sciolla, Felix Seitz e Eleonora Toledo) che mi stanno particolarmente a cuore: 1) non si può rinnovare la scuola se non si procede a un riesame sistematico dello statuto epistemologico della disciplina (sì, anche del latino!); 2) non si può rinnovare la scuola se non si favorisce una circolazione virtuosa tra il livello universitario e il resto del sistema scolastico (da qui i suoi seminari); 3) non si può rinnovare la scuola se non mettendosi a lavorare insieme e confrontandosi: insegnanti, universitari o liceali, e laureandi, giovani e vecchi, classicisti e italianisti, condividendo letture, ipotesi, interpretazioni. Mi sembrano punti in questi tempi (e non parlo del coronavirus!) quasi completamente negletti, tranne che in rari e circoscritti casi.


Antonello Ronca è direttore del mensile torinese «il foglio»


15 Germano Proverbio from Società Dante Alighieri on Vimeo.

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