Pax Gandhiana: la filosofia politica del Mahatma Gandhi*

Howard Richards

In un mondo in cui gli studi prevalenti di pace e politica sono dominati da ciò che passa per realismo e ciò che passa per ordine mondiale,  l’emerito studioso di Gandhi Anthony Parel ha derivato da un attento studio delle opera di Gandhi una filosofia politica che promette di essere alla lunga più realistica di quella/e dei cosiddetti realisti. La Pax Gandhiana si basa su un ordine più profondo, sito nell’animo umano, che l’ordine politico ed economico globale stabilito dopo la 2a guerra mondiale, la cui attuale disintegrazione lamentano ora gli studiosi mainstream.

Fareed Zakaria ha scritto in anni recenti una serie di eleganti polemiche contro la ‘democrazia illiberale’, aggiornando in vario modo le precedenti argomentazioni dei classici del liberalismo e di Karl Popper, che [indicano che] desiderando, come quasi tutti noi facciamo o dovremmo, rapporti umani civili, dovremmo stare alla larga da ciò che Popper chiamava ‘tribalismo’ e von Hayek ‘fatale arroganza’.  Dobbiamo evitare di mischiare un genuino capitalismo liberale con socialismo, populismo, religione, nazionalismo economico, culti della personalità e/o identità etnica.

Ci sono state innumerevoli opere sull’una o l’altra ‘crisi di governabilità’, che perlopiù ritengono, come ad esempio Norberto Bobbio ne ‘Il futuro della democrazia, che se la democrazia deve sopravvivere debba limitare le proprie ambizioni a ciò che si può compiere entro la cornice dell’ attuale struttura culturale di base dominante.  Il World Economic Forum recentemente ha concluso il proprio convegno annuale del 2019 annunciando una serie d’iniziative col titolo ‘Globalizzazione 4.0: plasmare un’architettura globale nell’era della 4^ Rivoluzione Industriale’.

Pax GandhianaBenché tutto ciò possa essere estratto cercando punti luce verso un necessario cambiamento culturale fondamentale, nell’insieme tali contributi restano in senso lato entro i confini di quanto Anthony Parel definiva in un’opera precedente ‘il cosmo machiavellico’ – non solo uno studio erudito su Niccolò Machiavelli (1469-1527), bensì uno schema dell’egemonia dei temi tipici di quel pensatore nella vita moderna. Come tale, fornisce un mezzo di risalto ai suoi studi del cosmo molto differente in cui il Mahatma Gandhi visse e si mosse e maturò il suo essere.

Perfino gli esseri umani, comunemente strutturati quali antitesi del pensiero machiavellico, possono venir letti in più che un solo modo. Suggeriremmo che uno di essi sia il modo machiavellico nel senso di Parel. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 può leggersi come base normative per l’ordine globale postbellico che prometteva democrazia sociale ma non poté mantenerla, trasmutandosi essa invece in neoliberismo.

Nella sua attuale forma l’ordine globale post-2^guerra mondiale è ora sfidato da conflitti sociali di massa un po’ ovunque – ovviamente ma non esclusivamente in Algeria, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Ecuador, Egitto, Francia, Guinea, Haiti, Honduras, India, Iraq, Libano, Mozambico, Nigeria, Russia, SudAfrica, SriLanka, Siria, Stati Uniti, Venezuela, e Yemen.

Nel contesto odierno, i diritti umani possono anche leggersi come primariamente e fondamentalmente i quattro diritti di prima generazione del 1789 (libertà, proprietà, sicurezza, e il diritto di rivoltarsi); laddove i diritti sociali del 1948 vengono letti giuridicamente come mere aspirazioni, e politicamente, echeggiando di nuovo un consenso accademico comprensivo di Bobbio, come irrealizzabili.  Questa seconda lettura dei diritti umani, così prominente ai nostri tempi di sfida allorché la stessa sopravvivenza dell’umanità e della biosfera richiede un mutamento fondamentale, è conforme al modello di ciò che Parel chiama il Cosmo Machiavellico come noi lo intendiamo.

Gli scritti di Parel su Gandhi, compresa Pax Gandhiana, sono chiaramente intesi a offrire un’alternativa all’attuale impasse dell’umanità. Parel assume chiaramente la propria posizione, da studioso di Gandhi, in un altro cosmo, un altro modo di leggere la realtà e quel che significa essere umano, appellandosi a una nuova civiltà con antiche radici. I termini chiave del suo discorso sono dharma, artha, kama e moksha – (semplificando: virtù, ordine, prosperità condivisa, trascendenza spirituale).  Come disse una volta Gandhiji, separando chiaramente le sue opinion da quelle dominant che ora ci vengono meno, la prima premessa dell’ahimsa è vedere ogni persona non solo come un’idea astratta bensì con appassionata convinzione come un’anima.

Pax Gandhiana riguarda l’insegnamento della Gita sulla rinuncia al frutto delle proprie azioni, all’atto d‘immergersi nella politica e nell’economia. Riguarda lo swaraj e lo swadeshi – semplificando di nuovo: un tipo chiave di swaraj, quello spirituale, vuol dire liberarsi dai vincoli interiori con un’autodisciplina spirituale; swadeshi è l’autoaffidamento locale.

Gandhi riquadrò e subordinò il motivo economico prevalente del profitto impiegando benevolenza e affetto sociale come propellente per stimolare la crescita economica di una nazione. Secondo lui, la ricchezza di una nazione consisteva più in persone che fruissero di una buona qualità di vita materialmente ed eticamente che nel possesso di beni. Non considerò mai il diritto di proprietà privata come assoluto, ma praticamente soggetto alla condizione di adempiere ai bisogni legittimi della comunità politica in cui si viveva. Riguardo all’uso della proprietà, Gandhi propose la sua ben nota teoria dell’amministrazione fiduciaria, teoria che echeggiava (coscientemente o meno) le dottrine cristiane di economato e servitù.

Parel non asserisce che la via di Gandhi sia la sola per la pace.  Pax Gandhiana si dovrebbe leggere come se proclamasse da una prospettiva tradizionale gandhiana lo stesso messaggio etico concreto che papa Francesco propone in modo così eloquente da prospettiva cristiana. Molti altri esprimono messaggi simili ispirati ad altre tradizioni.

Parel non rappresenta neppure Gandhi come infallibile. Gandhi stesso descriveva la propria vita come una serie di esperimenti con la verità. Ma ogni esperimento corre il rischio di che l’ipotesi che sta verificando sia falsa, e effettivamente Gandhi cambiò sovente d’opinione (si veda per esempio la terza pagina del capitolo 5 di Pax Gandhiana).

Gandhi descrisse inoltre sé stesso come un servitore e la propria vita come una serie di opportunità di servizio.  Ma ogni potenziale servitore dell’umanità (o potenziale samaritano al servizio specificamente di qualcuno nel bisogno) corre il rischio di nuocere intendendo di far bene.  A tal riguardo ogni essere umano di coscienza, che parli ed agisca secondo qualunque tradizione o nessuna tradizione, è fallibile.

Tracciando lo sviluppo della sua filosofia politica, Pax Gandhiana ritrae Gandhi come esemplare di essere umano persistentemente in cerca (e talvolta non riuscendoci e imparando dal fallimento) di fare il giusto per quanto Dio (o la ‘Verità’) gli diede la luce per vedere il giusto.

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* di Anthony J. Parel, Oxford University Press, Agosto 2016. Anthony J. Parel è professore emerito di scienze politiche all’Università di Calgary (Canada).


REVIEWS, 25 Nov 2019 | Howard Richards – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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