Il colpo di stato che ha estromesso Morales

Chandra Muzaffar

Qualunque essere umano che dia valore alla giustizia e alla libertà condannerebbe il colpo di stato che ha estromesso Morales, il presidente boliviano, il 10 novembre 2019.

Morales ha ottenuto 47.08 % dei voti per assicurarsi un quarto mandato da presidente nell’elezione tenutasi il 20 ottobre u.s., più del 10% di quanto conseguito dal suo più prossimo rivale, perciò senza alcun bisogno di un secondo turno elettorale secondo la costituzione boliviana. Tuttavia i suoi avversari non volevano accettare il risultato. E così l’Organizzazione degli stati Americani (OAS), né gli Stati Uniti d’America (USA) né l’Unione Europea (EU), che l’asserirono “frode elettorale” pur senza fornirne alcuna prova tangibile. Si dovrebbe far notare che osservatori internazionali di vari paesi hanno testimoniato la legittimità della votazione.

Per protestare contro la rielezione di Morales i suoi avversari hanno organizzato scioperi e boicottaggi, sconvolgendo l’ordine pubblico e ricorrendo perfino alla violenza. La polizia ha permesso che ciò avvenisse perché in contrasto col presidente come i militari. Effettivamente polizia e militari hanno avuto un ruolo critico nel sabotare Morales.

È stato in parte a causa della mancata protezione della costituzione e del governo della legge da parte dei militari e della polizia che il caos è aumentato con il montare della violenza. Morales non voleva che la situazione si deteriorasse ulteriormente e ha deciso di dimettersi da presidente. Anche un certo numero di politici di punta ha deciso di abbandonare. Il Messico ha offerto a Morales asilo politico. Una politica d’opposizione con il pieno sostegno dei militari, Jeanine Anez, si è dichiarata presidente della Bolivia ad interim. Anez aveva raccolto solo 1.7% dei voti espresso nelle elezioni d’ottobre.


Il colpo di stato che ha estromesso Morales

Áñez e i suoi ministri alla conferenza stampa a Palacio Quemado, 23 novembre 2019
| Foto Ministry of Communication – <a rel=”nofollow” class=”external text” href=”http://www.flickr.com/photos/194792615@N03/51907078448/”>Plurinational Legislative Assembly</a>, CC BY 2.0, Collegamento


Sarebbe ingenuo credere che l’estromissione di Morales e l’insediamento di un nuovo presidente siano stati il risultato di dinamiche di sola politica interna. Gli USA hanno avuto un ruolo enorme nell’intero episodio. Alcuni membri dell’élite USA non solo hanno colluso con elementi fra i militari boliviani ma hanno anche contribuito a macchinare le convulsioni che hanno costretto Morales fuori dalla sua funzione. Il National Endowment for Democracy (NED), appendice dell’establishment USA con la reputazione di orchestrare ‘cambi di regime’ in vari paesi in tutto il mondo, è stato presumibilmente molto coinvolto nelle attività politiche e della società civile boliviane ben prima delle elezioni d’ottobre.

Perché l’élite USA è così determinata a controllare e dirigere la Bolivia? In parte perché la Bolivia sa quando Evo Morales è giunto al potere nel 2006 ha cercato di essere una nazione veramente indipendente e sovrana. Come primo presidente proveniente da una comunità indigena (gli indigeni costituiscono 63% della popolazione), Morales è profondamente impegnato a proteggere la ricchezza e le risorse della Bolivia e garantire che vengano utilizzate per il benessere della gente. È ampiamente riconosciuto che è riuscito a ridurre in gran parte la povertà, migliorare il livello sanitario del popolo, specialmente la gente rurale, ed espandere le opportunità d’istruzione per gli svantaggiati; oltre a cercare di contenere il potere delle mega-aziende nell’economia.

A tal proposito, viene riferito, proprio prima di venire estromesso, ha deciso di entrare in società con aziende cinesi per sviluppare i giacimenti boliviani di litio, giacché le società minerarie occidentali non erano disposte a concordare con le condizioni esposte dal governo boliviano. Per Morales, lo sfruttamento del litio doveva beneficiare il popolo boliviano prima di chiunque altro. Le aziende occidentali e l’élite USA consideravano il presidente boliviano un ostacolo, ed erano convinte che Morales dovesse andarsene.

Di passata c’è da mettere in risalto che il litio è oggi molto richiesto dal mercato mondiale delle batterie; è cruciale per l’auto elettrica prevista avere un ruolo importante neo trasporti del prossimo futuro. La Bolivia asserisce d’avere 70% delle riserve mondiali di litio.

La società Bolivia-Cina per l’estrazione del litio avrà fine con il rovesciamento di Morales? Molto probabilmente. Ma la tendenza più vasta verso il cambiamento in LatinAmerica e il Caribe in cui il contributo di Morales è stato essenziale continuerà. L’opposizione al colpo di mano appoggiato dai militari in Bolivia è forte e sostenuta. Benché almeno 23 sostenitori di Morales siano stati uccisi finora dal nuovo regime, la protesta contro l’usurpazione di potere da parte di un’élite impopolare resta irriducibile.  In Venezuela tutti i tentativi, esterni e interni, di abbattere una dirigenza determinate a proteggere l’indipendenza della nazione sono falliti.

Un governo di destra a Brasilia non è stato in grado di estinguere il desiderio di giustizia del popolo brasiliano. In Argentina dalle urne sono tornati al potere alcuni elementi progressisti. L’Ecuador è un altro esempio di paese dove chi ha un orientamento progressista è disposto a resistere alle forze regressive che cercano di riplasmare la nazione. La dirigenza del Nicaragua resta impegnata a politiche su base popolare [!] nonostante ogni sfida. Il nuovo presidente del Messico sta cercando d’introdurre riforme d’importanza per il popolo. Più di altro, c’è Cuba 60 anni dopo la sua rivoluzione, salda come sempre nel perseguimento della dignità umana e della sovranità nazionale, che funge da pioniera di trasformazione monumentale che attende la LatinAmerica e il Caribe.

Tutto ciò dev’essere situato in un arazzo più vasto — un arazzo in cui il potere USA e occidentale sta declinando in modo significativo e stanno emergendo e diventando più assertivi nuovi centri di potere.


TRANSCEND MEMBERS, 18 Nov 2019 | Chandra Muzaffar | JUST – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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