Quando Bergoglio gli disse: «Hai fatto bene!» | Luca Kocci

Il ricordo. Così un anno fa il papa riaccolse nella Chiesa il «candidato di Dp»

Eugenio Melandri alla Marcia Perugia-Assisi
 Eugenio Melandri alla Marcia Perugia-Assisi

il manifesto, EDIZIONE DEL 29.10.2019

Domenica 27 ottobre è morto Eugenio Melandri. Quando un anno fa ,il 19 ottobre 2018 Eugenio Melandri va a Roma ad incontrare il papa per la messa a Santa Marta e gli riassume brevemente la propria vita di missionario, pacifista e comunista, «Francesco – raccontava lo stesso Melandri – mi prende una mano, me la stringe forte e mi sorride. Poi mi dice: hai fatto bene!». Melandri è ancora sospeso a divinis e non può esercitare il ministero sacerdotale. Il provvedimento gli era stato comminato dal Vaticano trent’anni prima quando, dopo essere stato allontanato dalla direzione di Missione Oggi, il mensile dei saveriani che aveva trasformato in un periodico impegnato sui temi della pace e del disarmo, nel giugno 1989 era stato eletto europarlamentare con Democrazia proletaria, violando il Codice di diritto canonico («è fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici…», «non abbiano parte attiva nei partiti politici») e venne punito con la sospensione a divinis.

Quell’«hai fatto bene» di Francesco, però, non poteva restare senza conseguenze. Così poche settimane fa – con un ritardo di un paio di decenni -, la Congregazione vaticana per il clero annulla la sospensione: Melandri viene riammesso all’esercizio del ministero sacerdotale e incardinato nella diocesi di Bologna guidata dal cardinal Matteo Zuppi. Una «riabilitazione» che, durante il pontificato di Bergoglio, ha riguardato anche altri preti, in passato giudicati troppo di sinistra: sia viventi, come il nicaraguense sandinista Ernesto Cardenal, sia già morti, come Primo Mazzolari e Lorenzo Milani. La scorsa settimana, il 20 ottobre, Melandri era tornato a celebrare l’eucaristia, insieme ai confratelli amici e «compagni» di una vita («compagno è una bellissima parola, significa spezzare e condividere il pane», ha detto durante la messa), quella generazione «post-sessantottina» di preti impegnati per la giustizia e la pace dalla seconda metà degli anni ‘80: Albino Bizzotto (dei Beati i costruttori di pace, con cui nel 1992 ha partecipato alla marcia per la pace a Sarajevo assediata), Tonio Dell’Olio (già coordinatore di Pax Christi, poi responsabile internazionale di Libera, ora alla Pro Civitate Christiana di Assisi), Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi), il vescovo Giorgio Biguzzi, animatore della campagna contro i bambini soldato in Sierra Leone.

Giusto una settimana prima di morire, domenica 27 ottobre, a causa di un tumore, che ha affrontato con forza, condivideva senza reticenze sul suo profilo Facebook tutti i momenti di sofferenza, di speranza e di gioia – come l’incontro con papa Francesco – e senza mai rinunciare ad intervenire sull’attualità politica, dalle leggi contro i migranti volute dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, alla recente aggressione turca contro i curdi.

Nato a Brisighella (Ra) nel 1948, nel 1974 Melandri entra nei missionari saveriani. Dal 1980 al 1988 dirige Missione Oggi, dalle cui colonne conduce importanti battaglie contro lo scandalo della cooperazione internazionale e per il disarmo, attirando su di sé le ire del governo e della Dc che, con la complicità del Vaticano e dei vertici dei saveriani, riescono a farlo allontanare dalla rivista. Si impegna in politica (europarlamentare di Dp, poi con Rifondazione comunista), nel sociale (con Dino Frisullo fonda Senzaconfine), per la pace e il disarmo.

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