La grande lezione di Gandhi, a 150 anni dalla nascita

Angela Dogliotti

Martedì 1 ottobre si è svolta a Roma, in occasione del 150° Genetliaco del Mahatma Gandhi, la Giornata interreligiosa di studio Amore fraterno e non violenza per la pace e l’armonia globali.

Nel suo saluto introduttivo, Mons. Miguel Angel Ayuso Guixot (nominato cardinale da papa Francesco sabato 5 ottobre), Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha affermato che:

“Nell’odierno contesto di crescente intolleranza, odio, conflitti, tensioni e violenza in molte parti del mondo, anche in nome delle religioni, il nostro odierno incontro, per promuovere la causa dell’amore fraterno e della non violenza, ha particolare significato perché non solo raccogliamo e diamo voce alle nostre ricche esperienze e conoscenze sull’argomento, ma condividiamo anche le nostre preoccupazioni per il benessere dell’intera famiglia umana e le comuni aspirazioni a tracciare un percorso che permetta di avanzare nell’area della costruzione della pace globale e della convivenza fraterna. Inoltre, la specificità della composizione dell’assemblea odierna e le conversazioni nelle quali ci impegneremo, risultano dal fatto che noi siamo qui sia come credenti, sia come responsabili delle nostre rispettive comunità religiose e come individui chiamati a dare forma ad un mondo di pace e di armonia usando ogni mezzo in nostro potere.  Convinti della nostra identità e vocazione, oserei dire, oggi diamo visibilità alla nostra comune ispirazione umana a trovare vie creative ed efficaci a promuovere l’armonia e la pace a livello globale e locale, individuale e collettivo, nell’ottica dell’Amore fraterno e non violenza”.

Nel corso della giornata, coordinata da Mons. Santiago Michael, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,  si sono alternate diverse sessioni, relative al ruolo delle religioni nella promozione dell’amore fraterno e della non violenza (prospettiva buddhista, islamica, induista, giainista, sikh, cristiana) e a quanto resta dell’eredità gandhiana per la costruzione della pace nella realtà odierna; alla prospettiva inclusiva della fraternità umana, della non violenza e della pace in papa Francesco e nei pronunciamenti papali sulla costruzione della pace in relazione al pensiero di Gandhi;  al ruolo dell’educazione, delle famiglie e dei media nel favorire lo sviluppo di una cultura di nonviolenza e di pace.

Nella sessione conclusiva, il prof. Paolo Trianni ha proposto paradigmi e pratiche nella costruzione della pace mediante il dialogo e la collaborazione interreligiosa.

Tra gli altri interventi, quello del prof. Ambrogio Bongiovanni, della Pontificia Università Gragoriana, della vice presidente dell’Unione Induista Italiana, Swamini Hamsananda Ghiri, del prof. P. Peter Gonsalves, della Pontificia università salesiana, esperto di giornalismo di pace, delle dottoresse Katiuscia Carnà, dell’Univeristà di Roma Tre e Martine Gilsoul, della Fondazione Montessori Italia….

L’incontro è stato una preziosa occasione di confronto e di scambio tra culture e tradizioni diverse che però convergono nella ricerca profonda a “restare ancorati ai valori della pace, a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza e della convivenza umana”, come recita il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato congiuntamente da papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso.

Quelli che seguono sono tre dei contributi presentati: la relazione di Tonino Drago, la traccia dell’intervento di Beppe Marasso, per il Centro Studi Sereno Regis e il testo dell’opuscolo cartaceo curato da Rocco Altieri, distribuito al convegno.


Amore fraterno e non violenza per la pace e l’armonia globali. Prospettiva cristiana

Prof. Antonino Drago (Già dell’Università “Federico II” di Napoli – I – [email protected])

         1. Il patrimonio plurimillenario delle varie religioni: la fratellanza  

         Grande è la varietà delle religioni sotto il cielo. Migliaia di anni di proselitismo del Cristianesimo e dell’Islam non hanno cancellato la grande pluralità delle fedi.

         Ma piuttosto che vedere le differenze (anche enormi) tra le varie religioni, vediamone il centro di tutte: la fratellanza. Questo insegnamento, riferito almeno ai correligionari se non a tutti gli esseri umani, sta alla base di tutte le religioni. Le grandi tradizioni spirituali concordano nel definirlo la “regola d’oro”; nel Cristianesimo è il “comandamento dell’amore”. Di fatto questo insegnamento è stato espresso con parole più o meno simili da tante religioni, sicuramente tutte le religioni più numerose. (continua)


L’eredità di Gandhi e la promozione della nonviolenza

Beppe Marasso

A – Tutto il pensiero e l’azione del Mahatma sono di stretta attualità. Stringendo fino all’osso, cercherò di riassumere in tre parole questa immensa eredità:

  • SWARAJ – SWA=  Sé;
  • – RAJ =  Potere

Potere sia in senso politico, nel caso suo per la libertà dell’India dal colonialismo inglese, sia, e più in senso morale, come capacità di autocontrollo, potere su di sé.

  • SWADESHI- ovvero, utilizzo sobrio e amorevole delle proprie risorse, non di quelle degli altri (libertà non intesa come quella delle “libere volpi in libero pollaio”…). Swadeshi è la profezia di tutta l’immensa problematica ecologica, oggi esplosa all’attenzione di tutti.

SATYAGRAHA- tutto ciò si conquista e si difende con una forza spirituale: la Forza della Verità (SAT = Verità), in Occidente tradotta, non felicemente, con il termine NONVIOLENZA. (continua)


Il nesso tra religione e politica in Gandhi | Rocco Altieri

Contributo inviato al Convegno per ricordare i 150 anni dalla nascita del Mahatma Gandhi indetto a Roma per il 1 ottobre 2019 dal Consiglio Pontificio per il Dialogo tra le Religioni.

Al termine della sua autobiografia Storia dei miei esperimenti con la verità[1], Gandhi spiega come la sua ricerca esistenziale lo abbia portato dall’impegno religioso a quello politico. Il brano è fondamentale per comprendere il pensiero gandhiano, eppure la traduzione italiana risulta erronea. Qui la frase viene riproposta in una nuova traduzione, condotta sul testo inglese, che corregge l’edizione italiana della Newton Compton:

La mia costante esperienza mi ha insegnato che non vi è altro Dio che la Verità. …

Per vedere faccia a faccia l’universale Spirito di Verità, che tutto pervade[2], si deve essere capaci di amare la più infima creatura come se stessi. E un uomo che aspira a ciò non si può permettere di estraniarsi da alcun ambito della vita. Ecco perché la mia devozione per la Verità mi ha portato nel campo della politica e posso dire senza la minima esitazione, benché in tutta umiltà, che coloro i quali dicono che la religione nulla ha a che fare con la politica, non sanno che cosa significhi religione[3]. Nell’agosto del 1924 Gandhi esplicita con pacatezza e maggior chiarezza la sua concezione della religione come dovere, come servizio agli altri… (continua)


Note

[1] M. K. Gandhi, An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth, Ahmedabad, Navajivan Publishing House, Second Edition, 1940. L’autobiografia inizialmente è scritta in gujarati, la sua lingua materna, mentre è nella prigione di Yeravda tra il 1922 e il 1924, successivamente completata e pubblicata settimanalmente su Navjivan tra il 1925 e il 1929. Viene tradotta in inglese dal suo primo segretario Mahadev Desai, tranne per gli ultimi capitoli, dal XXIX al XLIII della V parte, opera dell’altro segretario Pyarelal Nair, e pubblicata a puntate sul periodico Young India con la revisione dello stesso Gandhi e di Mirabhen, la giovane donna inglese, figlia dell’ammiraglio Slade, che si è trasferita a vivere nell’ashram. Esce come libro in due tomi, il primo nel 1927 e il secondo nel 1929. Una seconda edizione viene sottoposta alla revisione linguistica di un eminente studioso inglese che desidera restare anonimo e pubblicata nel 1940. A questa seconda edizione si fa qui riferimento per le citazioni. È possibile consultarne l’edizione on-line sul sito: http://www.gandhiashramsevagram.org/autobiography/content.php

[2] Qui Gandhi riecheggia il primo versetto della Isha Upanishad: “Il Signore abita tutto ciò che nel mondo si muove”.

[3] M. K. Gandhi, An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth, cit., pp. 382-3.

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