L’amianto nei cantieri TAV e l’applicazione delle leggi in Piemonte

Dalla scorsa primavera (marzo 2018) sono state bandite le prime offerte di impiego a chiamata per i lavori della “Grande Opera” del terzo valico (Offerte Cantiere Val Lemme 3° Valico Dei Giovi – Al). Apprendiamo così che per almeno 25 posti da minatore è richiesta “quinquennale esperienza in contesti di grandi opere, scavo in sotterraneo di gallerie grisuntuose (cioè in presenza di grisou, la miscela di gas esplosivi che si forma spontaneamente nelle miniere di carbone) e – purtroppo anche – con presenza di amianto”. È richiesta inoltre predisposizione al “lavoro in galleria, in spazi ristretti, con poca luce e possibilità di acqua e fango”. L’offerta di contratto, a tempo determinato di 12 mesi o per fasi lavorative, è stata reiterata almeno fino a giugno 2018 indirizzando gli interessati agli sportelli della Città Metropolitana di Torino  

L’AIEA – impegnata a fare rispettare le leggi vigenti nella Repubblica Italiana anche in Piemonte, chiedendo da anni l’avvio della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti all’amianto nella nostra regione, – osserva che nel caso di opere e lavori in presenza di amianto in Piemonte, oltre alla legge nazionale 257/1992, occorre far riferimento anche alla legge regionale n. 30/2008 e alle disposizioni della Conferenza Stato-Regioni del 22.02.2018: “Intesa sull’adozione del protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all’amianto”. Questi dispositivi giuridici, in particolare la legge regionale 30/2008, “Norme per la tutela della salute, il risanamento dell’ambiente, la bonifica e lo smaltimento dell’amianto” hanno stabilito non solo che gli ex esposti all’amianto devono essere identificati attraverso l’iscrizione nel Registro degli Esposti e sottoposti a sorveglianza sanitaria (Art. 8. Attività di sorveglianza e registrazione), ma anche (Art. 13. Norme di salvaguardia nell’attività estrattiva) che “se nelle attività industriali di estrazione si incontrano materiali contenenti amianto, i lavori sono immediatamente sospesi ed è avvisata l’ASL competente per territorio”, e (Art. 14. Norme di salvaguardia nell’attività di movimentazione e sbancamento) che “per gli interventi di movimentazione, le lavorazioni e gli sbancamenti di terreno per la realizzazione di qualsiasi opera edilizia o infrastrutturale … viene predisposta un’analisi geologica preventiva per accertare l’eventuale presenza di amianto … al fine di prevedere le precauzioni per la realizzazione dei lavori nel rispetto della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente”.

Ci chiediamo se davvero queste leggi stiano trovando piena applicazione, quando già non è attuato il dispositivo più semplice: la sorveglianza sanitaria, ovvero un controllo generale della salute dei lavoratori esposti, con counseling sugli stili di vita, controlli periodici fino a 30 anni dalla cessata esposizione e un controllo mirato secondo le condizioni della persona e le indicazioni del medico.

La sezione piemontese di AIEA, in attesa di approfondire le informazioni sulle condizioni di lavoro negli scavi del terzo valico, che potrebbero aumentare il numero dei lavoratori esposti all’amianto, attende risposta alle richieste inoltrate alla Regione assieme alla Associazione Italiana Contro l’Amianto – AICA di Savigliano e alla Associazione Rischio Amianto e Sostanze Inquinanti per la Salute – ARASIS di Mondovì, sostenute dalla Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto – AFEVA di Casale Monferrato (Al), a nome dei propri iscritti piemontesi che rivendicano il diritto di essere iscritti al registro degli esposti o ex esposti all’amianto e di essere sottoposti alle verifiche periodiche di sorveglianza sanitaria.

Poiché a distanza di un anno dalle richieste non si ha alcun riscontro che la Regione Piemonte si sia attivata per rendere esecutivo tale impegno, le associazioni hanno riformulato le proprie rivendicazioni. Come già chiesto fin dal 2009 presso l’ASL Novara e come previsto dal decreto della Direzione Generale Sanità n. 4972 del 15/05/2007 che detta obbligo alla Sorveglianza Sanitaria Regionale in ottemperanza alla Direttiva CE n.18 del 27/03/2003, recepita con D. L.gs n. 257 del 25/ 07/ 2006 confermata con il Piano Regionale Amianto del Piemonte, AIEA, AICA e ARASIS hanno richiesto:

– di istituire il Registro Piemontese per malattie asbesto correlate su cui iscrivere i loro soci piemontesi;

– di disporre presso le ASL territoriali un programma di verifiche periodiche per l’istituzione della sorveglianza sanitaria.

Dopo che le note congiunte delle associazioni piemontesi sono pervenute ai consiglieri regionali, l’assessore alla sanità ha spiegato che la Regione Piemonte sta lavorando alla costituzione di un gruppo di lavoro con il compito di aggiornare il registro dei lavoratori ex esposti, che contava fino al 2014 un elenco di circa 17mila persone, e del registro mesoteliomi maligni (interrogazione a risposta immediata n. 2559/2019).

Ad AIEA e alle altre associazioni territoriali, questa risposta sembra l’ennesimo tentativo di rinvio del problema con la scusa delle incombenze di ordine burocratico e organizzativo che però in altre regioni sono state risolte. In Lombardia la sorveglianza sanitaria e il registro degli ex-esposti sono disponibili dal 2006. In Emilia Romagna si sta completando il quadro di costituzione degli Ambulatori Amianto della Medicina del Lavoro; dopo Bologna, Ferrara, Imola, Reggio Emilia, Modena e Piacenza, l’ambulatorio di Parma ha aperto a inizio 2019.

La Regione Piemonte inoltre è intenta ad avviare il controllo sanitario dei lavoratori ex esposti attraverso un accordo quadro con i medici di famiglia che preveda il riconoscimento nominativo degli aventi diritto, l’identificazione del loro medico di medicina generale attraverso gli archivi del Servizio Sanitario Nazionale e la segnalazione di rischio di malattia amianto.

Le associazioni piemontesi, non sono d’accordo su quest’ultima ipotesi per il rischio che tale attività venga svolta a discrezione del medico e perché le precedenti esperienze di trasferimento ai medici di base della gestione di malattie professionali non sono state positive. Ritengono, inoltre necessario che al personale ospedaliero (radiologo-pneumologo) venga fatta una adeguata formazione, sia per la corretta lettura della documentazione medica, sia per l’assistenza e la cura delle patologie dell’amianto.

Ci chiediamo il perché di tanta fatica e tante richieste alla Regione per attuare una legge che avrebbe dovuto essere messa in atto d’ufficio. Gli esposti all’amianto si trovano in ogni angolo del territorio regionale e la stessa Regione, tramite le ASL con i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro li deve ricercare, per dare loro la dovuta assistenza prevista dallo Stato. Senza bisogno di attendere il completamento degli elenchi – compito comunque necessario – la Regione potrebbe da subito rivolgersi all’INAIL per avere l’elenco delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno fatto richiesta dei benefici previdenziali legati all’esposizione lavorativa, definire quindi celermente un elenco ancorché da perfezionare e procedere al più presto con la convocazione dei primi assistiti, per attuare quanto previsto e stabilito dalla legge.

A maggior ragione, è intenzione di AIEA e delle associazioni piemontesi unire le forze e dimostrare con manifestazioni partecipate che il tempo di tergiversare è finito ed è arrivato quello delle prese di responsabilità. Ogni rinvio sposterà le decisioni oltre la data delle prossime elezioni regionali, eventualità che preoccupa i richiedenti perché i cambi di amministrazione, indipendentemente dai partiti che si alternano al governo, hanno sempre prolungato i tempi di attuazione dei piani di prevenzione e tutela della popolazione dal rischio amianto, come già accaduto per l’approvazione del Piano Regionale Amianto.


Per AIEA Piemonte: Enzo Ferrara, Antonio Faccin, Emilio Pampaluna

AIEA ONLUS Via dei Carracci 2, Milano – [email protected]

AIEA Piemonte Enzo Ferrara Tel. 3398555744 C/o Centro Studi Sereno Regis – via Garibaldi 13 – 10125 Torino

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