Come opporsi al fascismo senza essere giocati | George Lakey

Scritte antifasciste ad Atene, Grecia. (Wikimedia / Cogiati)

All’inizio del mese [di dicembre], davanti a un foltissimo pubblico allo Howard Zinn Book Festival di San Francisco, lo storico Mark Bray ed io abbiamo dibattuto sull’utilità dell’uso della violenza per reprimere la crescita dei neonazisti e dei suprematisti bianchi. La formatrice antirazzista Molly McClure fungeva da moderatrice.

Siamo stati molto apprezzati per la possibilità di ascoltare, nello stesso spazio, due opinioni diverse, proposte da attivisti reciprocamente rispettosi e più interessati a fare luce sull’argomento che a infiammare il dibattito.

Affrontare i fascisti è un argomento molto complesso per un breve articolo, perciò userò lo schema adottato quella sera da Mark e me, cioè cercare di evitare generalizzazioni globali e astratte e parlare piuttosto di pochi argomenti strategici che sono attualmente di pressante preoccupazione. Abbiamo per lo più usato esempi storici come risorse per aiutarci a riflettere su ciò che tutti noi affrontiamo oggi. Le opinioni di Mark si possono trovare nel suo libro del 2017, “Antifa.

Il fascismo cresce in tempi di polarizzazione

La crescita della polarizzazione fa sì che gli estremisti possano uscire dalla marginalità, formare gruppi più grandi e creare problemi politici. Perché oggi la polarizzazione sta crescendo, accompagnata dalla crescita dei gruppi fascisti?

Tre studiosi di scienze politiche hanno scoperto che la polarizzazione è determinata dalla disuguaglianza economica. La disuguaglianza è causate dalle politiche dell’élite economica, l’un per cento che domina il nostro paese. Maggiore la disuguaglianza, maggiore la polarizzazione e – quindi – maggiori i problemi dati dalle formazioni neofasciste.

Il miliardario Warren Buffet svelò il segreto quando, nel 2006, rivelò al New York Times che l’un percento stava conducendo, secondo le sue parole, una “guerra di classe”. Secondo me, ciò sta andando avanti almeno dalla presidenza di Ronald Reagan. I risultati di questa guerra – e il razzismo del nostro paese – inducono alcuni giovani bianchi della classe operaia a rispondere aderendo al Ku Klux Klan e ad altri gruppi.

In altre parole, la causa della crescita del fascismo è l’élite economica e il suo desiderio di prendere per sé una parte sempre maggiore della ricchezza del paese. L’economista Elise Gould ci dice che “il divario fra quelli in cima e quelli in mezzo e al fondo ha continuato a crescere per la maggior parte degli anni 2000”.

Antifa si focalizza sui fascisti come il nostro nemico, ma questo è confondere il sintomo con la causa. Per la maggior parte, i fascisti sono degli emarginati, che non hanno alcuna voce in capitolo su ciò che li danneggia e credono erroneamente che i loro nemici siano gli immigrati, i neri, i liberal e gli ebrei. Io credo che i veri colpevoli siano i conservatori super-ricchi, i libertari e i democratici che ritengono una buona cosa le politiche neoliberiste e che si possa convivere con le loro “sfortunate” conseguenze – che danneggiano non solo tutti gli altri (compresi i membri del Ku Klux Klan), ma anche il pianeta e la sua capacità di sostentarci.

Per invertire la rotta e mettere il nostro paese su quella che il movimento dei diritti civili chiamò la “Via della Libertà”, dobbiamo rovesciare il dominio dell’élite economica. Ciò richiede la costruzione di un movimento di massa che impari, mentre cresce, la necessità di una rivoluzione nonviolenta. Il mio nuovo libro “How We Win” (“Come vinciamo”) descrive come muoversi più velocemente in questa direzione.

Un modello per il successo in mezzo alle minacce naziste

La crescente disuguaglianza economica degli Anni Venti accrebbe la polarizzazione politica in Svezia e Norvegia – proprio come accadde negli Stati Uniti durante lo stesso decennio. Gli estremisti crebbero sia a sinistra sia a destra, nazisti compresi

Come i nazisti tedeschi e i fascisti italiani dello stesso periodo, gli estremisti di destra svedesi e norvegesi volevano usare la violenza per dominare la politica del loro tempo. I movimenti di sinistra dei contadini e lavoratori nordici, allora in crescita, dovettero essere stati tentati di preoccuparsi della minaccia nazista. La sinistra scandinava aveva ancora più da temere perché l’ideologia nazista faceva appello ad antichi miti scandinavi e all’”eroico sangue ariano” dei Vichinghi.

Invece, i movimenti nordici di sinistra mantennero l’attenzione sui reali colpevoli della disuguaglianza e dell’ingiustizia. La sinistra mirò a scacciare l’élite economica dal suo piedistallo, ed ebbe successo, nonostante la violenza usata dall’élite per proteggere i suoi privilegi. Come ho descritto nel mio libro del 2016 “Viking Economics”(“Economia vichinga”), la sinistra scandinava compì quanto finora è più vicino a una rivoluzione democratica, che cambiò le relazioni di potere fra le classi e stabilì un modello economico alternativo, centrato sul lavoratore anziché sul capitale. E lo fece con una brillante strategia multidimensionale, che riservava alla lotta nonviolenta la parte più faticosa.

Nello stesso tempo, la sinistra in Germania e in Italia fu sviata dagli estremisti di destra. La storica Laurie Marhoefer descrive la risposta violenta della sinistra alle provocazioni naziste in Germania. Gli scontri fra sinistra e destra dalle taverne si estesero alle strade. Le classi medie tedesche si allarmarono di fronte al livello crescente di caos violento e appoggiarono la decisione delle loro élite economiche di consegnare il potere statale ad Adolf Hitler.

Una dinamica simile accadde in Italia, dove la crescente violenza fra sinistra e destra portò alla nomina del fascista Benito Mussolini a capo del governo. Dopo tutto, in un periodo di polarizzazione e insicurezza, “ci vogliono la legge e l’ordine”, giusto? Date lo stato, ragionò l’élite, al partito che promette legge e ordine – tombola!

Talvolta, penso che la cosa più intelligente fatta dalla sinistra svedese e norvegese fu evitare di cadere nella provocazione dei loro avversari nazisti con scontri di strada e caos crescente. Invece, essi si diedero un’autodisciplina e usarono il potere dirompente e nonviolento della non collaborazione per imporre un passaggio di potere. Essi inoltre promossero una visione di come la nuova economia avrebbe lavorato per il bene comune, attirando nel processo sempre più alleati, compresi membri delle timorose classi medie.

Siccome gli Stati Uniti fronteggiano un caos crescente – garantito da violenza casuale e disastri climatici, oltre che dalla polarizzazione – dobbiamo tenere in mente questo modello di successo mentre riflettiamo sul da farsi.

Dalla reattività alla proposta

Mentre giravo per il paese negli ultimi due anni, ho visto moltissima reattività fra i progressisti. Molti seguono da vicino i media che si dilungano sulle cattive notizie, cercano di affrontare dozzine di problemi alla volta, fanno a gara nella correttezza politica, disperdono la loro energia e – non sorprendentemente – si deprimono.

Questo è l’opposto di ciò che serve per compiere un cambiamento in senso progressista.

Antifa fornisce un motivo in più per la reattività: mobilitarsi velocemente contro gruppi di estremisti di destra che annunciano raduni. Questa reattività non solo sottrae energie necessarie per lanciare le campagne vincenti che creano i movimenti, ma ci può anche far cadere in trappola.

In novembre, gli attivisti di Philadelphia appresero, tramite i social media, che i Proud Boys1 sarebbero venuti a tenere un raduno. Si fecero vedere circa 40 attivisti di destra e pronunciarono qualche discorso – un non-evento, un fallimento, in nessun modo meritevole di copertura da parte dei mass media.

Tuttavia, sopraggiunsero centinaia di progressisti e, per l’estrema destra, il non-evento si trasformò in un argomento politico da prima serata. Il Philadelphia Inquirer, un quotidiano normalmente poco propenso a dare spazio alle dimostrazioni di piazza, pubblicò un enorme articolo con sei fotografie (di cui due a colori) e un testo che occupava più di 50 cm di colonne. La grande occasione per la destra fu che il conflitto si spostò sul piano fisico ed almeno uno di loro fu ferito; ciò si adattò perfettamente alla loro strategia di presentarsi come “povere vittime” dell’élite liberale, meritevoli di compassione.

In effetti, i progressisti regalarono una vittoria alla destra. Un lettore di giornale avrebbe potuto facilmente concludere che l’estrema destra deve essere importante – altrimenti non avrebbe ricevuto tanta attenzione. E l’attenzione aggiunge più benzina al fuoco dei fascisti.

La polarizzazione economica provoca l’arruolamento di lavoratori maschi, bianchi e alienati, nell’estrema destra, dove sono guidati da bulli arrivati al vertice della banda. Ancora più di molti di noi, i bulli vogliono l’attenzione. E il fascismo, come ideologia politica, non fa che rafforzare questa smania.

C’è un modo, tuttavia, di trattare i bulli che molti di noi conoscono: rifiutarsi di dar loro quello che vogliono.Ciò di cui abbiamo bisogno, credo, è una sinistra come quella degli svedesi e dei norvegesi, che seppe come rifiutare ciò che volevano i bulli nei loro paesi.

Possiamo rifiutarci di essere adescati e manipolati. Possiamo rifiutarci di giocare il loro gioco. Dopo tutto, abbiamo qualcosa di meglio da fare: organizzare campagne per scopi raggiungibili, che aiutino a creare potenti movimenti di massa, in modo che possiamo unire questi movimenti con una visione positiva, in grado di mettere da parte l’élite economica e fare spazio a una nuova società.

Molti di coloro che sono stati attratti in formazioni guidate da fascisti vedranno gli errori dei loro modi. Dopo tutto, una società nonviolenta e democratica è incentrata sul bene comune e soddisfa la grande maggioranza.

E gli estremisti profondamente convinti, che non vogliono cambiare? Si disperderanno ai margini, dove aspetteranno, con la speranza che ritornino ancora una volta condizioni favorevoli per la loro politica. Essi servono da barometro di come stanno andando le cose, come abbiamo visto recentemente in Scandinavia. La Svezia, che ha permesso una crescita della disuguaglianza economica maggiore di quella degli altri paesi nordici, è anche travagliata da una maggiore crescita della minoranza neofascista. La maggioranza degli svedesi è di nuovo sfidata, come lo è quella degli Stati Uniti. Ci confronteremo con il vero problema della disuguaglianza?

La mia speranza è che la sinistra, in entrambi i paesi, si concentri sul problema fondamentale, piuttosto che sul sintomo.


George Lakey è stato attivo per sessant’anni in campagne di azione diretta. Recente pensionato dello Swarthmore College, ha facilitato 1500 workshop in cinque continenti e guidato progetti di attivisti a livello locale, nazionale e internazionale – il più recente con l’Earth Quaker Action Team. Oltre a molti altri libri e articoli, è autore di “Strategizing for a Living Revolution” (“Strategie per una rivoluzione viva”) nel libro di David Solnit “Globalize Liberation” (“Globalizzare la liberazione”), edizioni City Lights, 2004. Il suo libro del 2016 è “Viking Economics” (“Economia vichinga”) e, in dicembre 2018, la casa editrice Melville House pubblicherà “How We Win: A Guide to Nonviolent Direct Action Campaigning” (“Come vinciamo: guida alle campagne nonviolente di azione diretta”).


20 dicembre 2018
Titolo originale: How to take on fascism without getting played
Traduzione di Franco Malpeli per il Centro Studi Sereno Regis


1Proud Boys (Ragazzi Orgogliosi): organizzazione di estrema destra, in cui sono ammessi soltanto uomini, presente negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e nel Regno Unito (NdT da Wikipedia).

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  1. […] articolo è il terzo di una serie sulla resistenza al fascismo. Vedi la prima e la […]

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