Ultime notizie. Idlib | Alessandro Ciquera

A. viene da Idlib e ci guarda con gli occhi commossi mentre racconta gli avvenimenti nella sua terra.

“Io ho ancora laggiù mia mamma, i miei fratelli e mia sorella, sono sposati e hanno a loro volta dei bambini. Da settimane non possono uscire dal loro villaggio nella zona di Maarat Numaan; gruppi jihadisti legati a Hayat Tahir al Sham gli impediscono di uscire, la zona è piena di posti di blocco e c’è il coprifuoco. 

Hanno ucciso un uomo e arrestato venti membri della sua famiglia perché rifiutava di adeguarsi ai signori della guerra. 

Dio protegga Idlib e la gente che vi abita, sono stretti tra due fuochi e non hanno la possibilità di uscirne senza rischiare la vita. 

Il confine con la Turchia è chiuso, la strada per Afrin è bloccata e serve un permesso per entrare in quella Provincia.

Il regime siriano di Assad tiene sotto assedio la via verso sud e che porta al Libano.

Idlib è una grossa prigione a cielo aperto e qualcosa di grave sta per succedere, qualcosa che non è ancora stato visto come estensione e come brutalità. 

I miei parenti vivono nella paura e i bambini da tempo non vedono una scuola, la loro vita è concentrata in pochi spazi, e se ci sarà la battaglia fuggiranno verso una montagna situata nei pressi del villaggio, ma dove puoi andare su di un monte con dei bambini?
Non c’è acqua, non c’è cibo, non c’è riparo”.Guerra sembra ormai una parola accettabile.
È una macchina dell’orrore oscena, rivoltante.
Ora sta per colpire Idlib, in Siria.
A Idlib ci sono oltre 3 milioni di esseri umani, imprigionati e assediati.
Schiacciati dalla violenza jihadista e temiamo, fra poco, indiscriminatamente bombardati da quella del regime di Assad.È il trionfo dell’asservimento alla violenza che spegne la capacità di trovare soluzioni umane.Chi guida questa violenta macchina dell’orrore non pagherà il costo tremendo ed inumano della tragedia che sta per accadere: nuovi massacri, nuovi orfani e vedove, nuova disperazione, nuovi deserti, nuovi milioni di profughi.
Profughi che si vanno a sommare alla tragedia dei milioni di profughi siriani in Libano (con cui noi di Operazione Colomba viviamo da ormai 5 anni) e in tanti altri Paesi.
Si sta preparando una tragedia di dimensioni e brutalità come forse in Siria non si è ancora vista.

Per questi tre milioni di persone, molte di loro già scappate da altre aree di conflitto, non c’è né possibilità di fuga, né un posto in cui fuggire.
Chi guida questa macchina considera tutto questo accettabile.
Per chi ci vive, e anche per noi, è insopportabile.


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