Se non per loro, almeno per la Terra e per noi (presenti e futuri) | Cinzia Picchioni

Per raggiungere gli obiettivi dell’“accordo di Parigi”, entro il 2050 (!) il mondo dovrà ridurre del 50% il consumo e (quindi) la produzione (o la produzione e quindi il consumo?).

            Perché? Se mangiamo meno carne dimagriamo e “pesiamo” di meno sul pianeta? O perché ci saranno meno mucche a inquinare la Terra con i loro gas? O perché ci saranno più uccelli a sbattere le ali in cielo e ripuliranno l’aria? No. Perché “se l’agricoltura non cambia profondamente, diventerà responsabile del 52% delle emissioni globali di gas serra nei prossimi decenni” (Rapporto di greenpeaceCarne e derivati danneggiano la Terra e i consumatori). Il 70% di quel 52% proviene oggi dall’allevamento di animali da carne e da latte(noi vegetariani siamo avvertiti…); e le emissioni di gas-serra prodotte dal settore primario contribuiscono per il 10% al totale europeo (nel mondo per il 14%). Nel suo Rapporto, greenpeace prosegue affermando che “le politiche agricole europee hanno spinto il continente verso il baratro ambientale” (cit.).Non solo: scopriamo, leggendo il Rapporto, che dal 1979 ad oggi si è persa la metà della fauna selvatica (ma in compenso è triplicato il numero di animali allevati); e poi ancora che produrre carne e latticini causa la deforestazione“ responsabile delle zone morte negli oceanie del degrado dei bacini d’acqua dolce a livello globale. […] La zootecnia industriale è una delle principali fonti di emissioni di carbonio, di inquinamento idrico e atmosferico e causa gravi problemi di salute come la resistenza agli antibiotici”.

Ecco perché ho intitolato questo articolo “Se non per loro (gli animali), almeno per la Terra (come pianeta) e per noi (presenti e futuri), cioè figli/nipoti/pronipoti”. Ma non sono sola a pensarla così.

Irlandesi…

Oltre a quello di greenpeace, c’è stato un altro Studio (del Trinity College di Dublino), in cui, già a febbraio scorso, si leggeva questo eloquente titolo: “Passare dalla carne ai legumi è bene per il clima e la fame”. Sapevo già quasi tutto quello che c’è scritto, ma non così precisamente. Per esempio non sapevo che i legumi contengono 5 volte i nutrienti della carne (a parità di impatto ambientale). Ricordo che i legumi sono: fagioli (di tutti gli infiniti tipi), lenticchie (di tutti gli infiniti tipi), piselli, fave, lupini, cicerchie, ceci, soia (di tutti i colori), e non legumes (come in francese, che vuol dire verdure).

            “A parità di impatto ambientale” ci ricorda che tutto ha un impatto ambientale, ogni nostra azione. I legumi però – rispetto alla carne – hanno un impatto ambientale più basso. Lo Studio a cui mi riferisco (www.rinnovabili.it) riporta che “Sostituire le  proteine animali  con  quelle derivate dai legumi può significare molto per l’ambiente e il riscaldamento globale, senza perdite di contenuto nutrizionale”. Il Trinity College di Dublino, che ha eseguito lo Studio, fa parte del progetto europeo true (acronimo inglese che sta per “Transizione verso sistemi basati su leguminose sostenibili in Europa”), insieme ad altri 22 partner (imprese e società civile) e 15 reti di agricoltori (con lo sviluppo di 7 casi-studio di filiere innovative).

            Dunque i ricercatori irlandesi si sono presi la briga di studiare, confrontare, creare parametri al nostro posto, valutandole potenzialità dei legumi in base a: costo ambientale di produzione (emissioni di gas-serra, inquinamento delle falde acquifere e uso del suolo) e contenuto di nutrienti. Non abbiamo altro da fare, senza temere: sostituire la carne con i legumi nella nostra alimentazione. I  risultati dello Studio hanno infatti mostrato “chiaramente che le fonti di proteine vegetali hanno un impatto ambientale più basso, mentre allo stesso tempo  garantiscono la più alta densità di sostanze nutritive. Mike Williams, professore di  botanica del Trinity College,  ha affermato che “in rapporto all’impronta ambientale, i piselli hanno una densità di nutrienti circa cinque volte superiore a quantità equivalenti di carne di agnello, maiale, manzo o pollo””.

Agricoltori…

L’agricoltura è la seconda fonte di emissioni climalteranti a livello mondiale (circa il 10-13% delle emissioni); se è associata alla silvicoltura, e ad altri usi del suolo, raggiunge quasi il 30%, e molte di queste emissioni proviene propriodall’allevamento degli animali, che producono metano.

“Dare un taglio decisivo al consumo di carne, oltre a spostare la produzione alimentare verso un approccio più etico, può rappresentare una risposta al cambiamento climatico e anche alla fame nel mondo. Gran parte delle terre  destinate a pascolo, infatti, possono essere convertite all’agricoltura, con vantaggi per la sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo” (www.rinnovabili.it/ambiente/carne-legumi-clima-fame-333).

Paraguayani…

Il Chaco è una regione che ha il livello di deforestazione più alto del mondo: 280.000 ettari all’anno (dati dell’Università del Maryland). Il Chaco è in Paraguay, e vi si incontrano immense distese di praterie per l’allevamento di bovini; e non cominciamo con la storia che l’economia del Paese ne ha bisogno, anzi ne ricava profitto e che se smettiamo di mangiare la carne i paraguayani restano senza lavoro…; gli allevamenti non appartengono alle popolazioni locali, ma a capitalisti brasiliani/argentini/dell’Uruguay. In compenso una tribù indigena incontaminata (gli Ayoreo) è prigioniera in una delle ultime porzioni vergini di foresta, giacché tutto intorno ci sono gli allevamenti!

Friend of the Hearth (Amici della Terra)…

In un articolo de “il fatto quotidiano” leggiamo dati che non esito a definire agghiaccianti: “ogni anno nel mondo si macellano 58 miliardi di polli, 2,8 miliardi di anatre, quasi 1,4 miliardi di suini, 654 milioni di tacchini, 517 milioni di pecore, 430 milioni di capre, 296 milioni di bovini. Sono dati della fondazione tedesca Heinrich Boll e di Friends of the Hearth, il cui “Meat atlas” (Atlante della carne) vi invito a leggere”.

Medici…

L’oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito le carni rosse e lavorate tra le sostanze maggiormente cancerogene. E a suo tempo, anni fa, si celebrava “Un giorno senza carne”, e non per convincere a smettere di mangiare carne, ma solo per provare 24 ore a starne senza e capire che è facile e che grande impatto ha sull’ambiente.

Esagerati?

            Non contenti di un solo giorno senza la carne, quest’anno (2018) si è svolta la “Settimana senza carne”, dall’11 al 17 giugno u.s. (www.worldmeatfreeweek.com); nel sito, oltre a notizie, interviste, adesioni e date, troviamo un calcolatore, che ci informa sul risparmio ottenuto dal nostro rinunciare alla carne (anche solo per un giorno): fare a meno della carne per 1 pasto, fa risparmiare le emissioni di carbonio necessarie a un bollitore per funzionare 388 volte; fa risparmiare l’acqua consumata da persone; fa risparmiare 90 calorie. [© 2018 World Meat Free Day: Fonte: Tirado, R., Thompson, K.F., Miller, K.A., & Johnston, P. (2018), Less is more: Reducing meat anddairy for a healthier life and planet; Greenpeace Research Laboratories Technical Report (Review), Amsterdam, The Netherlands: Greenpeace International (tratto da: www.greenpeace.org/livestock_vision)].

Papà…

            Vi prego-vi prego-vi prego, se non l’aveste fatto a suo tempo, anni fa, quando è stata pubblicata, leggete la recensione di Se niente importa …la ripubblichiamo anche nella newsletter in cui esce anche questo stesso articolo!  (di Jonathan Safran Foer, eccolo il papà!). E poi chiedete il libro in Biblioteca (al Centro Studi Sereno Regis o altrove) oppure compratelo. Così saprete perché un papà di fronte alla figlioletta (e alla scelta della sua alimentazione) si è sentito in dovere di indagare la realtà degli allevamenti. Il libro è un capolavoro. Come ci si sente dopo averlo letto un po’ meno… ma se volete capire i vegetariani (e i vegani), oppure se volete mangiare in modo consapevole, oppure se avete già fatto la scelta di “non mangiare animali”non potete non leggere questo resoconto puntuale che raggiunge tutti come un pugno nello stomaco. Finalmente non si potrà più dire “Non lo sapevo”.

Un giorno alla volta, un passo alla volta…

E infine: un giorno senza carne… si può fare no? Soprattutto d’estate è facile!. E ricordate che con la parola “carne”si intendono anche i salumi, i prosciutti, la bresaola, il tonno e tutti i pesci (ma anche le cozze, le vongole, le patelle, le lumachine di mare…), la pancetta, i würstel, il patè, la selvaggina, il lardo, lo strutto… E in un giorno senza carne non moriremo certo di fame. Anzi, magari scopriremo che è così facile da poterlo fare una volta al mese, in modo regolare. E da lì poi… chissà…

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