Dorothy Day e il Catholic Worker Movement | Recensione di Beppe Marasso

William D. Miller, Dorothy Day e il Catholic Worker Movement, Jaca Book, Milano 2017, pp. 344, € 32,00

La prima volta in cui Dorothy Day fu arrestata e denunciata risale al 1917. Allora aveva vent’anni e partecipava alle manifestazioni delle suffragiste contro la guerra. L’ultima è del 1971, quando andò ad associarsi alle lotte dei lavoratori agricoli guidati da Cesar Chavez in California, quando aveva 73 anni.

Quest’ultima breve incarcerazione (“Se non fosse una prigione sarebbe un bel posto per riposarsi”) chiuse la partecipazione attiva che aveva contrassegnato tutta la sua vita, volendo, almeno allora, godere della compagnia di figlia e nipoti e praticare la meditazione e la preghiera con cui iniziava ogni giornata.

In mezzo, ci sta la giovinezza ribelle al Greenwich Village, l’esperienza giornalistica in “Call”, foglio socialista (a due passi da Mott Street, la via degli italiani da lei tanto apprezzati); l’amore di un uomo che la rese madre, ma non la sposò, e un costante impegno contro tutte le guerre, fino alle più radicali manifestazioni in opposizione a quella del Vietnam. E poi la fede, che è la passione vera della sua vita, trovata tra le lacrime di chi cerca un senso che oltrepassi la contingenza. In questa ricerca trova un testimone, un chiarificatore, in Peter Maurin, che la conferma nel suo approdo alla fede cattolica, alla Chiesa. Maurin, che non vuole essere un denunciatore ma un annunciatore, condivide con Mounier e Maritain l’idea personalistica che in Dorothy Day è tradotta in servizio ai poveri. Servizio che consiste nel dare un luogo dove mangiare, scaldarsi, dormire a migliaia di persone che pongono urgentemente queste esigenze fondamentali. Nascono così le case di ospitalità del Catholic Worker e l’omonimo giornale, diffuso nel suo primo numero, nel raduno comunista del 1° maggio 1933, nella Union Square di New York. Il giornale, stampato in quella occasione in 3000 copie, si stabilizza poi, negli anni successivi, attorno alle 70.000 copie.

L’esperienza del movimento dei Workers si realizza perché la primizia dell’amore cristiano deve essere tolta dalla sua posizione rarefatta per essere trasfusa nel processo storico, cominciando, insiste Dorothy, dove uno è.

Questa donna, morta il 29 novembre 1980 all’età di 83 anni, accetta le fatiche, le lotte, le divisioni interne, le catastrofi che sono parte della verità e della libertà di ogni vita impegnata.

La guida la persuasione, con Dostoevskij, che “nella misura in cui avanzi nell’amore, diverrai più sicuro della realtà di Dio e dell’immortalità dell’anima” poiché “l’Inferno è Non Amare Più”.

 

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