Resistenza senza fucile. Vite, storie e luoghi partigiani nella vita quotidiana | Segnalazione redazionale

Giovanni Bianchi, Resistenza senza fucile. Vite, storie e luoghi partigiani nella vita quotidiana, Jaca Book, Milano 2017, pp. 247, € 20,00

A più di settant’anni dal 25 aprile la Resistenza si trova di fronte innanzitutto due problemi: la lotta degli ultimi partigiani con l’anagrafe, e la ricezione storico-critica da parte delle nuove generazioni di questi eventi cruciali per la storia d’Italia recente.

A questo riguardo, un ruolo privilegiato è stato quello recitato dalla città di Milano. Una Milano inseparabile dalla sua cintura periferica, dalle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni, dagli scioperi delle primavere del 1943 e del 1944, da un protagonismo diffuso che include i tentativi di instaurazione di una nuova democrazia, complementari rispetto alla strategia militare dei combattenti in montagna. Tutto ciò nello sforzo di intendere le stesse operazioni di guerra nella prospettiva dei «partigiani senza fucile», di quanti cioè concorsero in diversa maniera alla lotta antifascista, non sui fronti della guerriglia ma attraverso una quotidiana resistenza civile sul territorio. Con l’obiettivo dunque di non considerare la vita sotto la dittatura una semplice cassa di risonanza dell’azione strategica e militare.

Detto in altri termini: uno sguardo sugli avvenimenti con l’occhio del paesaggista piuttosto che con quello del ritrattista. È in quest’ottica che la tanto bistrattata «zona grigia» attribuita ai cattolici presenta, insieme ai ritardi e alle ambiguità, le ragioni di una lenta e corale maturazione «quotidiana».


 

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