La via verso Dio | Recensione di Cinzia Picchioni

Mahatma Gandhi, La via verso Dio, Edizioni Enea, Milano 2017, pp. 106, € 12,50

Difficile

Sì, difficile da recensire un libro così. Un po’ per l’amore nei confronti dell’autore, che mi farebbe scrivere semplicemente di comprare il libro a scatola chiusa, per averlo sempre sul comodino. Un po’ per il tema: gli esperimenti con la verità, la meditazione, il servizio, l’abbandono. E un po’ perché è un libro di aforismi. Ce lo svela il sopra-titolo – in una bellissima copertina, bianco-opaco, con scritta rossa e sabbia, e il carattere tipografico più bello del mondo (almeno per me, che faccio la correttrice di bozze da molto tempo). Il sopra-titolo, dicevo, riporta: «Scritti scelti del Mahatma Gandhi», l’autore. Sono degli scritti dunque, o meglio – come ho già detto – degli aforismi, cioè brevi – a volte fulminanti – frasi con un titoletto e un titolo più grande che le suddivide per argomenti. Fede, Anima, Mondo, Dominio di sé… sono solo alcuni esempi. Inoltre il libro è diviso in 4 Parti: Fondamento intellettuale; Disciplina morale; Pratica spirituale e Esperienza spirituale.

Il libro riporta infatti le riflessioni più «intime» del Mahatma; pubblicato per la prima volta nel 2009 (North Atlantic Books), ma prima ancora in India nel 1971,  «esplora le profonde radici religiose delle imprese terrene di Gandhi e, utilizzando le sue stesse parole, rivela il suo approccio intellettuale, morale e spirituale al divino» (dal risguardo di copertina).

 

Immancabile

Tanto immancabile che alla Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis ce n’è da anni una copia (dell’edizione in lingua inglese); così ora aggiungeremo questa, che, rispetto all’originale, «ha subito modifiche minime, con pochissimi interventi sulla punteggiatura e la grafia di alcuni termini», come leggiamo nella «Nota dell’editore americano»; nella stessa Nota appaiono anche i ringraziamenti a Vandana Shiva e a Eknath Easwaran. A proposito di attualità del messaggio gandhiano, Vandana Shiva (impegnatissima ambientalista e fisica indiana) è citata anche a p. 26, con queste sue parole: quella di Gandhi «è la più importante filosofia dei nostri tempi. […] Non ne esiste un’altra in grado di far uscire la gente dalla nostra crisi attuale».

Come ogni libro che si rispetti, anche questo ha un’Introduzione, scritta da Michael Nagler, professore emerito di letteratura classica e comparata presso l’Università di Berkeley (California). Nagler ci tiene a sootolineare che il contributo più importante di Gandhi sia quello alla vita interiore dell’umanità, senza nulla togliere al suo «straordinario ruolo della storia mondiale in qualità di liberatore politico” (p. 11). Tuttavia, prosegue Il professore emerito, «Il mondo ha bisogno di una radicale ristrutturazione politica, ma giorno dopo giorno risulta sempre più evidente che questa trasformazione, a meno che non sia basata su un qualche tipo di risveglio spirituale, prima o poi non farà altro che immergerci di nuovo nei soliti dilemmi», p. 11.

Come ci ricorda un’altra «grande anima», oggi ultra-novantenne, il maestro vietnamita Thich Nhat Hahn, in questa semplice «pittura»-logo:

Calligrafia di Thich Nhat Hanh: «Pace in se stessi, pace nel mondo».

Emozionante

La Prefazione è stata affidata al quinto nipote del Mahatma Gandhi. Egli scrive che il nonno (eccola qui l’emozione!) aveva confessato ai suoi amici cristiani quanto lo avesse impressionato il Discorso della montagna; allora gli amici gli avevano chiesto perché non si convertisse al cristianesimo, e lui aveva risposto: «Quando mi convincerete che tutti i cristiani vivono secondo il discorso della montagna, sarò il primo a cambiare religione». Gandhi è rimasto induista, «Gandhi preferiva attingere dall’induismo, perché era l’unica confessione religiosa che gli permetteva la forma di culto universale da lui praticata, che includeva inni e preghiere di tutte le principali religioni del  mondo, pp. 9-10. Il nipote di Gandhi, Arun, è cresciuto in un ashram (comunità religiosa fondata dal nonno nel 1904) a Phoenix, trasferendosi poi in India dove ha trascorso con il nonno gli ultimi anni prima che venisse assassinato.

Arun Gandhi, oggi ultra-ottantenne, ha fondato con la moglie Sunanda il «Centro per l’unità sociale», un’organizzazione indiana che ha lo scopo di alleviare la povertà e sradicare le discriminazioni di casta. Nel 1991 ha fondato anche «. K. Gandhi Institute for Nonviolence», grazie denaroricavato dalla vendita delle lettere di corrispondenza tra suo nonno e i suoi genitori. L’Istituto si propone di insegnare la filosofia della nonviolenza, e ha sede presso la Christian Brothers University di Memphis, nel Tennessee..

Disponibile

Il libro è disponibile al prestito nella Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis, insieme a molti altri testi di e su Gandhi. Ma intendo «disponibile» anche riguardo all’organizzazione interna del volume, che ne fa uno strumento utile (per chi insegna, per chi medita, per chi vuole conoscere il pensiero del Mahatma Gandhi. Troviamo gli argomenti suddivisi per «grand temi» – come ho già detto – ma anche elencati con la Fonte da cui sono stati tratti. Perciò quando vogliamo riflettere sull’argomento «Anima», per esempio, nell’Indice lo troviamo nella Prima Parte, nel mega-tema «Fondamento intellettuale», suddiviso ancora in 6 Voci, tratte da altrettante opere di Gandhi, con tanto di data (giorno, mese, anno) di pubblicazione. Per l’argomento «Dio», le Voci sono 10, tra cui «Egli ha molti nomi», e «Le Sue incarnazioni». Oppure «Verità», 5 Voci, tra cui «Come realizzare la verità» eccetera. Un vero strumento di lavoro, disponibile ora in forma chiara e comoda al consulto, per assaggiare, riprendere, ma anche approfondire (con i rimandi alle Fonti) il pensiero di Gandhi, anzi «le profonde radici religiose» delle sue imprese terrene.

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