
Tre giorni fa stava giocando sul balcone di casa, mentre papà era a spaccarsi la schiena e la mamma a comperare bottiglie d’acqua per la casa, forse si è sporta troppo per guardare giù, forse ha perso l’equilibrio, nessuno lo sa, ma il fatto è che Rimad è caduta giù per diversi metri, ed è stata ritrovata con la testa piena di sangue sul cemento della strada.
In queste ore sta lottando in coma farmacologico all’ospedale di Tripoli nord, la famiglia è disperata e il padre fa le notti a dormire fuori dall’ospedale, perché dentro non lo fanno stare per regolamento, e dorme su dei cartoni per terra per non doversi allontanare dalla sua bimba. L’agenzia onu per i rifugiati ha pagato una parte consistente delle spese chirurgiche, ma alla famiglia mancano ancora da pagare un milione e mezzo di lire libanesi, circa mille euro, destinati a crescere.
Ci sono tante domande che Rimad potrebbe farsi in questo momento, mentre corre con la fantasia in giro, a chi dare la colpa del suo volo? Alla guerra scatenata contro il popolo siriano che hanno costretto la sua famiglia a fuggire? Oppure alla precarietà delle condizioni abitative dei profughi siriani in Libano, che mettono a rischio la vita di questa gente quotidianamente? O forse al sistema privatistico della salute libanese, che ti lascia fuori se non hai abbastanza risorse per pagarti le cure.
Chi è che pagherà per ciò che è successo a Rimad?.
C’è qualcosa di più subdolo della violenza aperta, ed è l’impotenza, il sentire che c’è qualcosa di enorme in movimento, che rischia di trascinare tutti sul fondale di questo enorme mare scuro. Questa guerra si ricorderà anche per questo, per i volti e i nomi di tutti coloro che sono sopravvissuti al conflitto armato ma non alla vita da profughi. Possiamo citarne diversi, il cui ricordo indelebile non si cancella dai cuori: Um Suliman, Mohamed, Isra, Amal, Abu Quteyba, Faysal, Fatima e tanti altri di cui non conosciamo il nome. Sono martiri anche loro, e meriterebbero una targa nella piazza più bella di una città, per il fatto di essere passati da questa vita e di averla amata fino in fondo.
Oggi Rimad tuttavia è ancora tra noi, ma sta lottando per non perdersi, per rimanere la bimba amante della vita che è stata, con i suoi capelli castano chiaro. I suoi genitori non desiderano soldi o ricchezza, desiderano solo che guarisca e stia meglio. Noi con loro.
Hanno la speranza di chi ha perso tutto, ma che veglia tenace a una finestra, nell’attesa che la luce si accenda di nuovo.
Quando la speranza è affamata, alimenta ogni cosa.
(Mignon McLaughlin)
(Mignon McLaughlin)
Ale
Lascia un commento