Ladri d’acqua, ladri di vita
Situato nel nord della Jordan Valley, Bardala è un villaggio economicamente dipendente dall’agricoltura, circondato da antichi frutteti e uliveti. Nel 1964, durante il Governatorato giordano, quando la comunità contava all’incirca 500 persone, gli abitanti ottennero il permesso per scavare un pozzo che garantiva 300 metri cubi d’acqua l’ora. Una quantità più che sufficiente per mantenere le coltivazioni e soddisfare i bisogni delle famiglie che si dividevano, sulla base delle diverse necessità, l’acqua limpida della fonte.
Nel 1967, con l’occupazione israeliana, la vita della comunità viene bruscamente interrotta: la Mekrot, compagnia israeliana che gestisce le risorse idriche, costruisce alcuni pozzi nelle immediate vicinanze dell’antica fonte, intercettando così il flusso d’acqua e di fatto sottraendolo al villaggio. Nel 1974 la stessa compagnia ottiene, dopo forti pressioni e ricatti, la dismissione dell’antico pozzo e in cambio promette il rifornimento di 240 mc/h. Quella che era un tempo una riserva naturale della terra palestinese divenne sotto la prepotenza e l’arroganza israeliana, un bene di proprietà ed esclusiva gestione dei sionisti. L’acqua che un tempo irrigava i campi palestinesi e che veniva gestita secondo uno spirito ancora comunitario, venne dirottata verso le serre israeliane che iniziarono a spuntare intorno e le colonie che ora circondano il villaggio. L’acqua da bene comune, dunque, divenne bene privato.
L’arroganza israeliana, tuttavia, non si limitò a questo. L’accordo imposto venne smentito ben presto dalla realtà: nel 2006 la Mekrot tagliò i rifornimenti ai palestinesi garantendo solo 60mc/h invece dei 240 promessi. Questo portò la comunità a dover sottostare al ricatto di comprare l’acqua a prezzi esorbitanti o, in alcuni casi, a creare delle tubature (illegali per Israele) che si riallacciavano a quelle gestite da Makrot. La risposta di Israele non si è fatta attendere: nel maggio del 2017, 40 buldozer, difesi alla presenza armata dei soldati, hanno distrutto le tubazioni che portavano l’acqua nelle case palestinesi ed espropriato 168 metri di tubazioni d’acciaio.
Un impiegato della Mekrot ha così rassicurato però la comunità: “Non ci è possibile ripristinare l’erogazione dell’acqua ora, ma cercheremo di organizzare un accesso alla sorgente a partire dal 2040”.
Quando, quindi, parliamo di diritto all’acqua come diritto universale ricordiamoci di Bardala, ricordiamoci della Jordan Valley, dove questo diritto è negato, dove i diritti sono in realtà concessioni a discrezione di Israele.
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