Lettera a Bruno Segre

Enrico Peyretti

Torino, 4 settembre 2017

Carissimo amico Bruno Segre,

oggi ho partecipato con gioia alla festa per i tuoi 99 anni. Ti conosco da quasi 50 anni, dai primi anni ’70, quando ci incontravamo nelle riunioni e congressi dei giornalisti (Bolzano…, Cagliari…). Non ho più aderito all’ordine, pur scrivendo molto.

Ho sentito e ricambiato la tua cordialità, l’umanità del tuo carattere, che tanti amici apprezzano e ammirano. La tua lunga attività culturale, sociale e politica ha questa base umana qualificata.

Sentii la tua simpatia quando, nel 1974, lasciai il clero cattolico. Ma non lasciai affatto la fede cristiana, che credo anzi di avere in seguito approfondita e  purificata, pur sempre imperfettamente. Permettimi qualche confidenza su questo punto.

Non intendo né sperimento affatto la fede come sottomissione cieca, ma come fiducia cordiale, proprio come è quella tra noi, nella nostra amicizia. È la fiducia  reciproca che sostanzia ogni amicizia vera, che accetta cordialmente alcune visioni differenti, nell’unità della comune sensibilità umana.

La fede in Gesù di Nazareth, come lo conosciamo sia dalle prime testimonianze scritte, sia nell’adesione spirituale interiore, è questa fiducia grande nella umanità alta che egli ha vissuto, identificandosi con gli ultimi, senza condannare nessuno se non l’ipocrisia, comunicando l’amore come unica legge. Ha vissuto libero da ogni gerarchia, da ogni potere, da ogni schema fisso sacralizzato, che intralciasse il riconoscimento della comune umanità in tutti. Ha superato ogni tempio col culto interiore «in spirito e verità». Il Dio di cui ci ha parlato non è un padrone onnipotente e arbitrario, come nei concetti dominanti, subiti o respinti che siano, ma è padre e amico, solidale con le fatiche umane. Proprio per questa rivoluzione nella religione, è stato condannato atrocemente dall’apparato religioso (non  dal popolo ebraico). Ma la sua vita rimane come forza liberatrice e alimento di umanità.

Certo, nella storia dei cristiani si sono sovrapposte al messaggio strutture meno comunitarie e più autoritarie, troppo improntate all’utilizzo che l’impero costantiniano ne ha fatto, fino a irrigidimenti dottrinari del messaggio spirituale, fino persino alle guerre di religione, contro cui la sensibilità umana ha reagito con i più validi motivi.

Oggi io sento con intima speranza che, almeno dalla metà del Novecento, c’è nelle chiese un movimento (analogo alla Riforma del ‘500) di ritorno al vangelo originario, conservato nel cuore dalla povera gente, ma confuso sotto l’uso politico e classista di una religione del tempio.

Tutti i grandi mutamenti e rinnovamenti sono lenti e contrastati (così avviene oggi con papa Francesco), ma l’umanità, nonostante le follie belliche e dominatrici, può camminare verso una maggiore e più felice umanizzazione, nel dialogo pacifico tra le culture e le spiritualità. In questo, come diceva Bobbio e come tu mi insegni, la grande differenza non è tra credenti e non credenti, ma tra chi pensa e chi non pensa ai grandi problemi umani della vita, insieme a chiunque ha buona volontà.

Aiutiamoci sempre in questa causa comune. L’amicizia e il colloquio credo che siano la base della politica, come arte del vivere insieme nella giustizia e nella libertà.

Io ti ringrazio per l’esempio e l’incoraggiamento che dai a me come a tanti.

Enrico Peyretti

2 commenti
  1. Rosa Dalmiglio
    Rosa Dalmiglio dice:

    bella lettera, potrei prenderla a prestito perchè anchio ho amici nel mondo che dovrei ringraziare, proprio per il dialogo fra differenti culture, religioni. VERI AMICI
    sono la sola cattolica romana ai congressi in Russia, in Cina oggi con l'ISESCO- l'UNESCO dei musulmani, sorrido quando sento che Gesù è stato il primo comunista e Papa Francesco il secondo,
    grazie

    Rispondi

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