Solidarietà con Don Mussie Zerai, Padre Mosé: il delitto di solidarietà non esiste!

Il MIR, Movimento Internazionale della Riconciliazione, esprime stupore per l’avviso di garanzia emesso nei confronti di padre Mussie Zerai sacerdote scalabriniano, già candidato premio Nobel per la Pace nel 2015, una delle 100 persone più influenti del 2016, secondo il Times. 

“Don Mussie Zerai, fondatore e presidente dell’agenzia Habeshia, è stato candidato al Premio Nobel per la Pace da Kristian Berg Harpiken, direttore dell’Istituto di ricerca internazionale di pace di Oslo, per l’opera che svolge da anni, proprio attraverso Habeshia, in difesa dei diritti e della vita stessa dei richiedenti asilo e dei migranti in fuga da guerre, dittature, terrorismo, persecuzioni, fame e miseria” ( radio vaticana).

Quello di Don Mussie Zerai, Padre Mosé, non è un numero di telefono qualunque. E’ l’appiglio estremo, l’ultima traccia di umanità alla quale aggrapparsi per i molti che affrontano il Viaggio. 

Dal 10 marzo 2004, giorno in cui ricevette la prima telefonata di sos dal mare, il suo telefono è sempre rimasto acceso, tanto da essere diventato ormai l’estremo appiglio a cui aggrapparsi. Quel numero continua a essere scritto sulle magliette, sulle pareti delle navi e delle carceri, c’è chi lo pronuncia in un ultimo afflato di speranza.

Dalle carrette del mare, dai container arroventati nel cuore del Sahara, dai lager libici, dalle carceri egiziane o dai campi profughi del Sudan, i migranti chiamano. E Don Zerai risponde. Sempre. Allerta la Marina militare perché soccorra i barconi, si mette in contatto con le famiglie per ritrovare le tracce perdute, conforta e raccoglie le invocazioni.

“L’Onu, l’Europa e le altre istituzioni nazionali e internazionali violano i diritti dei migranti. La politica di Bruxelles è quella di arginare i flussi migratori attraverso accordi bilaterali con i vari paesi di transito, senza preoccuparsi delle modalità con cui queste persone vengono fermate. Sono anni che l’Europa costruisce muri e non ponti per affrontare la tragedia dei profughi” (ansa med).

Un impegno incessante contro un crescendo di orrori

C’è stato un crescendo di orrore: i trafficanti rapiscono le persone direttamente dai centri di soggiorno provvisorio sparsi tra il Sudan e l’Etiopia, mentre le crisi, le rivolte, le guerre, le carestie esplose dal 2010 a oggi continuano a produrre fuggiaschi e richiedenti asilo. E l’impegno di Don Zerai si è moltiplicato: è stato più volte sentito dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati; nel giugno 2012 ha avuto un’audizione ufficiale con l’allora segretario di stato americano Hillary Clinton a Washington. E’ stato convocato dalle Commissioni affari interni e per i diritti dell’uomo dell’Unione Europea, alle quali ha consegnato in particolare, all’inizio del novembre 2012, un rapporto sulle terribili condizioni dei centri di detenzione in Libia. Nel 2013 e lo scorso anno, ha avuto tre incontri a Bruxelles sulla situazione in Libia e nel Mediterraneo e un confronto sul traffico di esseri umani con il commissario Ue Cecilia Malmstron.

Cambiare la politica nel sud del mondo

“Ma è ancora soltanto l’inizio di un lavoro lungo e difficile”, continua a ripetere il sacerdote. “Questa enorme tragedia troverà soluzione, come ha ammonito Papa Francesco, solo quando i potenti della terra cambieranno la loro politica nei confronti del sud del mondo, degli ultimi della terra” (Radio Vaticana).

Il MIR ricorda come buona parte dei profughi in attivo sulle coste siciliane siano giovani cristiani di nazionalità eritrea in fuga dagli obblighi militari del regime dittatoriale del loro paese, che prevede la leva a tempo indeterminato. 

[ http://www.wri-irg.org/en/programmes/world_survey/reports/Eritrea ]

È scandaloso che l’italia è l’Europa, anziché assicurare il diritto umanitario internazionale, perseguano le vittime e chi le aiuta ed intrattengano affari con i loro persecutori.

Il delitto di solidarietà non esiste!

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