NO VOL… #GasIsInTheAir | Cinzia Picchioni

Quando sento dire che oggi viaggiare in aereo è più conveniente che in treno mi insospettisco sempre. E provo a dire almeno: «Costa apparentemente meno». Come mi insospettisco anche quando vedo certi prezzi bassissimi sui prodotti alimentari (ma non solo). Mi chiedo sempre se non ci sia sotto qualcosa…

Ora ho trovato una specie di risposta nel giornale «aam terranuova» (di cui facevo parte da giovanissima). Il giornale citato ha fatto partire una campagna, Gas is in the air, per contenere e ridurre il traffico aereo. Ahhh, ma allora non sono io che penso male! Allora tutti questi voli sono un problema! Allora prendere un aereo come se fosse un treno o un tram non è proprio questa cosa semplice che sembra nelle pubblicità! E se la Campagna si è chiamata «Gas is in the air» forse è per «fare il verso» a un’altra Campagna, quella pubblicitaria di Air France il cui slogan è «Love is in the air», con un tripudio di bellissime bambine in tutù che aleggiano su altalene sospese dentro la carlinga di un aereo… E sì, vedendo il manifesto della Campagna di «aam terranuova» sono sicura che è così: l’immagine è proprio come quella della compagnia francese.

Sì. Mi sento di dire che volare sta diventando un problema per il pianeta e per noi tutti/e. La strategia della Campagna «Gas is in the air» si prefigge «mobilitazioni su più livelli, dai comportamenti e scelte personali all’azione collettiva e, non ultime, le decisioni politiche in materia di mobilità».

La vacanza comincia dal viaggio

Grazie a mio padre sono cresciuta con l’idea che il viaggio per arrivare a destinazione facesse parte della vacanza e non fosse un tempo da trascorrere velocemente e inconsapevolmente, lanciati freneticamente verso la destinazione. La destinazione per noi era il prmo ristorante o trattoria in cui ci fermavamo a mangiare, lungo una strada – rigorosamente statale, e non autostrada – o era il bagno nel primo tratto di mare che incontravamo e avevamo troppo caldo per continuare a viaggiare chiusi in auto. E siccome viaggiavamo su una statale niente ci impediva di fermarci quando volevamo… anche per ammirare il paesaggio o per visitare il paese dal nome buffo che avevamo visto su un cartello. La vacanza cominciava sotto casa a Milano e terminava… sotto a casa a Milano, un mese dopo. Nel mezzo c’era la destinazione «ufficiale» e molte altre destinazioni «ufficiose» lungo il percorso. La frase-guida era: «giacché ci dobbiamo passare per andare là almeno fermiamoci a vedere che cosa c’è prima!». Se dovevamo andare in Puglia non era pensabile attraversare la Toscana senza fermarsi a… Montepulciano a mangiare, o alle Fonti del Clitumno in Umbria. Così la mia infanzia e adolescenza non contempla viaggi estenuanti in coda con altre migliaia di auto intrappolate in autostrada, né ipotesi ansiose su quale fosse l’ora migliore per partire, sperando di non trovare traffico… Risultato: il viaggio per me non deve essere veloce, anzi, al contrario, deve comprendere soste intermedie per scoprire tesori inaspettati. Quindi figuratevi se può interessarmi il viaggio in aereo, emblema del viaggio veloce che mi consente di raggiungere il luogo agognato nel minor tempo possibile.

In più, ora, ho notizie per perorare la mia causa del «viaggio lento» e dell’ennesimo «NO». Dopo il «NO TAV», il «NO MUOS», il «NO DAL MOLIN» e altri che sto certamente dimenticando ecco il nuovo «No VOL» (o, per gli anglofili: «NO FLY», senza zone.

Il vero «cost» del low cost

Partiamo dal punto di vista che il pianeta (e il cielo che lo circonda) sono beni comuni, di cui dovremmo prenderci cura.

Poi aggiungiamo che ogni spostamento influisce sull’ecosistema, e che l’ecosistema è chiuso. Cioè se inquiniamo per andare in un posto incontaminato, prima o poi non sarà più incontaminato: sia perché, non appena arriviamo cominciamo ad inquinarlo, sia perché viaggiando per raggiungerlo abbiamo inquinato l’atmosfera (che è la stessa per tutto il pianeta!).

Per restare nell’argomento «aereo»: vogliamo parlare dell’impatto di ogni nuovo aeroporto? Vogliamo ignorare i danni sul nostro organismo ogni qualvolta raggiungiamo in 10 minuti altezze di migliaia di chilometri per poi ridiscendere 20 minuti dopo? O quando ci restiamo per ore, con aria condizionata (in tutti i sensi e non solo rinfrescata) e la pressione sanguigna (e il cuore) che impazziscono?

Il giornale «aam terranuova» ha raccolto studi e dati sull’impatto del traffico aereo, ha svelato i retroscena dei voli «low cost» dimostrando che le nostre scelte (e quelle istituzionali) fanno la differenza.

«Lo scorso 29 ottobre, l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde Italia) ha promosso la prima giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo. […] Tutte le relazioni scientifiche hanno mostrato in maniera rigorosa e documentata gli impatti climatici, ambientali e sanitari del trasporto aereo e hanno evidenziato la necessità di predisporre interventi, azioni e politiche regionali, nazionali e internazionali che prevedano una rapida quanto concreta razionalizzazione e riduzione del trasporto aereo, da inserire da subito anche tra i provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria nelle città. Questo sottolinea anche la necessità di non consentire la realizzazione di nuovi aeroporti nel territorio italiano e di respingere i progetti di ampliamento di quelli già esistenti. Altrettanto urgente è la definizione di un piano nazionale della mobilità che riduca il traffico su gomma e che incentivi l’elettromobilità, il telelavoro, le  videoconferenze, il trasporto su rotaia, sempre nel rispetto delle peculiarità dei territori e dei diritti delle popolazioni interessate, e che abbia il clima, la tutela dell’ambiente e della salute come elementi cardine, prevalenti su ogni altro tipo di interesse. Terra Nuova Edizioni, insieme a Isde Italia e a The Ecologist italiano, si fa quindi promotrice di una campagna nazionale rivolta ai cittadini e alle istituzioni affinché si realizzi una concreta riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo per tutelare l’ambiente, la salute e contrastare i cambiamenti climatici».

Aderiamo alla Campagna e…

… a partire dalle prossime vacanze decidiamo che non viaggeremo in aereo, scegliendo destinazioni raggiungibili con il treno – magari in Italia (magari in Umbria, così aiutiamo quei luoghi e quei popoli, invece di andare a scombinare le vite di altri popoli che per noi sono e restano solo fotografie).

… continuando a leggere «aam terranuova»

Anche un altro articolo: Volare leggeri? Solo un’illusione, uscito sul numero di maggio 2017, ci raccontava che il costo reale del trasporto aereo rimane enorme, e se volare costa poco è solo grazie agli incentivi alle compagnie aeree, che risparmiano sulle accise applicate ai carburanti. Ma, complici i prezzi – apparentemente – stracciati ormai non si usa più l’aereo solo per lavoro (e per i lunghi viaggi), ma anche per piccoli spostamenti perché ci illudiamo che costi meno. Il «costo» tuttavia non è solo il soldo che tiriamo fuori dal portafoglio, ci dobbiamo pensare, e scegliere l’aereo solo quando è davvero indispensabile, preferendo il treno e/o la nave in ogni altro caso (e le vacanze sono uno di questi casi).

«Viaggiare per terra o per mare regala un’emozione sconosciuta a chi vola: al mutare del paesaggio, anche le nostre emozioni emergono e si trasformano, complici i tempi dilatati che abbiamo a disposizione. Se con il treno si può viaggiare molto comodamente in tutta l’Europa continentale, la nave rimane il mezzo più indicato per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Da Genova si può partire per Barcellona, Tangeri, Palermo. Da Livorno si raggiunge facilmente la Corsica e la Sardegna. Mentre la Croazia, l’Albania, la Grecia e le sue isole sono ben raggiungibili dai traghetti che partono dai porti sull’Adriatico, come Ancona, Bari o Brindisi. Sul sito www.traghettionline.net si può accedere a tutte le tratte dei porti sul Mediterraneo», «aam terranuova», giugno 2017.


Documenti allegati (dal sito di aam terranuova)

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