Agroecologia “Leggera”: Cooptazione e Resistenza nel Nord Globale | Eric Holt Giménez e Miguel Altieri |

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La Rivoluzione Verde è un modello tecnologico unico per lo sviluppo agricolo globale, che ha avuto origine nel granaio degli Stati Uniti d’America ma ritenuto buono ovunque. Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno convertito “le spade in aratri” trasformando le grandi riserve di guerra di nitrato e veleni in fertilizzanti e pesticidi, e riorganizzando le fabbriche di armi per produrre nuove, e più grandi macchine per l’agricoltura. Furono prodotti sementi ibride per una loro maggiore capacità di rispondere a apporti di acqua e fertilizzanti. L’agricoltura industriale prosperò grandemente.

Per quanto gli agricoltori americani abbiano subito comperato tutta la nuova tecnologia di cui avevano bisogno, sementi, prodotti chimici e macchinari per l’agricoltura iniziarono ad accumularsi nei depositi. La soluzione al problema delle eccedenze industriali è stata l’esportazione del modello unico di produzione verso ambienti geograficamente , culturalmente e socialmente molto diversi nel Sud Globale.

Carl Sauer, un Professore di Geografia molto stimato dell’Università di California, a Berkeley, con un ampia esperienza nell’agricoltura dell’America Latina, ebbe inizialmente un contratto dalla Fondazione Rockefeller come consulente nel Programma Agricolo Messicano-Americano per verificare la possibilità di esportare nel Messico la tecnologia agricola degli Stati Uniti -presumibilmente per aiutare il Messico a migliorare la sua sicurezza alimentare. Ma Sauer vivamente sconsigliò Rockfeller di usare questo approccio:

“un gruppo ben aggressivo di agronomi e genetisti americani potrebbero distruggere definitivamente le risorse autoctone semplicemente promuovendo le scorte americane….e il Messico non potrebbe essere indirizzato verso la standardizzazione di un limitato numero di prodotti per il mercato senza danneggiare irrimediabilmente l’economia e la cultura indigena. A meno che gli Americani capiscano questo fatto, sarebbe meglio che stessero del tutto fuori da questo Paese. Questa questione dovrebbe essere affrontata partendo da un riconoscimento che le economie indigene sono sostanzialmente solide. [i]

La Fondazione Rockefeller non prese in considerazioni le preoccupazioni di Sauer e, nonostante una opposizione interna, portò avanti il progetto- che divenne una campagna globale di 50 anni- poi nota come Rivoluzione Verde.

La rivoluzione verde è stata estesa a milioni di agricoltori in tutto il SUD con credito sovvenzionato e con programmi di istituzioni internazionali e governativi. Grazie a massicci investimenti, la produzione globale di cibo è grandemente cresciuta. Le previsioni di Carl Sauer, però si avverarono. Dato che la tecnologia aveva bisogno di capitali, la produzione si concentrò nelle grandi aziende e in un numero sempre minore di agricoltori, nelle terre agricole migliori. I piccoli produttori vennero spinti verso i fragili pendii delle colline e nelle foreste pluviali. Nel caso in cui venne concesso credito a buon mercato per comprare sementi e prodotti chimici della Rivoluzione verde, questi inputs rapidamente hanno distrutto la fertilità dei suoli e hanno eroso la diversità genetica locale. I rendimenti diminuirono, milioni di piccoli agricoltori furono economicamente rovinati, e milioni di acri di boschi e lo strato superficiale dei suoli furono persi.

La Rivoluzione verde si rivelò essere un’ abbinata disastrosa per il Sud Globale. Come conseguenza, i piccoli contadini lottarono per restare sulla loro terra e per ripristinare l’integrità ecologica dei loro sistemi colturali. Trovarono il modo con l’Agroecologia.

Sebbene molti accademici del Nord affermino che il termine Agroecologia sia stato originariamente coniato da ricercatori europei all’inizio del 20° secolo, [ii] le radici dell’agroecologia risiedono nella razionalità ecologica dell’agricoltura contadina e indigena ancora dominante oggi in molte parti del mondo in via di sviluppo. [iii]

Trenta anni or sono gli agroecologisti latino-americani sostennero che un punto di partenza di strategie di sviluppo agricolo migliori a favore dei poveri, era quello con base sui sistemi che gli agricoltori tradizionali avevano sviluppato nel corso dei secoli. A partire dagli inizi degli anni 1980 , centinaia di progetti con base sull’agroecologia, che incorporavano elementi di conoscenza tradizionale e scienza agricola moderna, sono stati promossi in tutta l’America latina ed altre parti del mondo in via di sviluppo. Una gran varietà di progetti sono stati sviluppati dimostrando che nel tempo questi sistemi agroecologici portano benefici alle comunità rurali, migliorando la sicurezza alimentare con cibi locali sani, rafforzando la loro risorsa di base ( suoli, biodiversità etc.) salvaguardando l’eredità culturale e il modo di vita delle aziende familiari contadine, e promuovendo la capacità di recupero di fronte ai cambiamenti climatici. [iv]

L’agroecologia contribuisce anche al processo di “ri-contadinizzazione” nel quale , contrariamente alla tendenza generale migratoria dalla campagna alla città, i piccoli agricoltori ritornano sulla terra. Per le organizzazioni contadine, l’agroecologia si è rivelata essenziale nella lotta per l’autonomia riducendo la dipendenza da inputs esterni, credito e indebitamento ed anche nel recupero delle terre a loro sottratte [v]. Dato che le pratiche agroecologiche con base contadina sono spesso sviluppate e diffuse a mezzo delle ampie reti sociali del tipo “Campesino a Campesino” (da contadino a contadino), esse sono una componente essenziale di molte lotte per la riforma agraria e dei mercati. Cosi come è avvenuto nei movimenti contadini contro la rapina delle terre o le industrie estrattive.

Per loro, l’agroecologia non è semplicemente un progetto scientifico o tecnologico, ma un progetto politico di resistenza e sopravvivenza. E’ una scienza, una pratica e un movimento.

In America Latina l’agroecologia è spesso considerata una scienza applicata, inserita in un contesto sociale che sfida l’agricoltura capitalista ed è alleata ai movimenti agrari. Fortemente impegnati nell’attuale dibattito agrario, gli agroecoologisti latino-americani in generale appoggiano lo sviluppo agricolo dal basso e la resistenza contadina contro l’agricoltura industriale e delle grandi società di capitali e le politiche commerciali neoliberiste.

L’Agroecologia si sta espandendo negli Stati Uniti ed in Europa. Questa è una buona notizia. Ma in modo simile alla diffusione nel Sud della Rivoluzione Verde, la diffusione nel Nord dell’agroecologia ha incontrato una grossa difficoltà, e questa è di natura politica.

La dimensione politica dell’agroecologia è problematica nel Nord globale- particolarmente negli Stati Uniti- perché mettere in discussione le cause di fondo della distruzione socio-ambientale dell’agricoltura industriale implica mettere in discussione lo stesso capitalismo. C’è bisogno di una critica radicale (cioè fino alla radice) che superi il concetto che aggiustamenti minori o “una verniciata di verde” al modello economico neo-liberale possa portare cambiamenti di sostanza. Questa visione pone l’agroecologia al di fuori dei programmi accademici “mainstream” e delle 0rganizzazioni statali e non governative ; la pone invece all’interno delle lotte di resistenza dei moviemnti sociali che lottano per la sovranità alimentare, l’autonomia locale e il controllo locale della terra, dell’acqua e dell’agrobiodiversità. [vi]

L’agroecologia negli Stati Uniti e in Europa, però, non è legata a movimenti agrari forti. Il campo del dibattito agro ecologico nel Nord è dominato da un minestrone eclettico di “narrazioni” apolitiche (leggi: evitare la questione del capitalismo), promosso per lo più da consumatori, accademici, istituzioni globali, grandi ONG e grandi organizzazioni filantropiche. Questo campo istituzionale utilizza una varietà di termini (intensificazione sostenibile, agricoltura intelligente, sistemi agricoli diversificati, etc.) per promuovere una definizione riformista dell’agroecologia come un insieme di attrezzi addizionali per migliorare la cassetta degli attrezzi. Grande, piccolo, biologico, convenzionale…..tutti potranno funzionare meglio con un po’ più di agroecologia.

L’introduzione di pratiche agroecologiche renderà l’agricoltura industriale un po’ più sostenibile e un po’ meno “sfruttatrice” , ma non metterà in discussione le relazioni di potere che stanno alla base del nostro sistema alimentare. Inoltre, una agroecologia “leggera” non tiene conte delle modalità con le quali le monocolture industriali di larga scala pregiudicano l’esistenza dei piccoli agricoltori che producono con procedure agro ecologiche. Le voci di coloro che praticano l’agroecologia- le comunità Afro-americane, Latine, Indigene e Asiatiche, piccoli agricoltori e produttori urbani- e i consumatori a basso reddito, accademici progressisti, ONG critiche dell’Agricoltura convenzionale, sono marginali o attenuate in questo tipo di discorso.

L’agroecologia – come un movimento contro la Rivoluzione Verde- è a un crocevia, in lotta contro la cooptazione, la subordinazione, e progetti revisionisti che cancellano la sua storia e la priva del suo significato politico. [vii] Una agroecologia depoliticizzata è socialmente senza significato, separata dalle realtà agrarie, vulnerabile ai regimi alimentari della grande industria e isolata dal crescente potere dei movimenti globali per la sovranità alimentare.

L’agroecologia ha un ruolo fondamentale da giocare nel futuro dei nostri sistemi alimentari. Se verrà cooptata dalle tendenze riformiste nella Rivoluzione Verde, il movimento agroecologico sarà indebolito , il regime alimentare industriale sarà probabilmente rafforzato, e riforme reali al nostro sistema alimentare altamente improbabili. Comunque, se i sostenitori dell’agroecologia stringono forti alleanze con i movimenti agrari e per la sovranità alimentare- sia localmente che all’estero- il “contro movimento sarà rafforzato. Un forte contromovimento potrebbe generare un volontà politica considerevole per la trasformazione del nostro sistema alimentare. [viii].

Il nostro futuro agricolo dipenderà dalle politiche agrarie che verranno definite a seconda che si riconosca il contenuto politico dell’agroecologia o si tenti di nasconderlo.


Miguel A. Altieri, University of California, Berkeley
Eric Holt-Giménez, Food First


Note

[i] Jennings, B. (1988) Foundations of International Agricultural Research: Science and Politics in Mexican Agriculture. Boulder CO: Westview Press.

[ii] Wezel, A., S. Bellon, T. Doré, C. Francis, D. Vallod and C. David. (2009) Agroecology as a science, a movement, and a practice. A Review. Agronomy for Sustainable Development, 29(4): 503–515.

[iii] Altieri, M.A. (2002) Agroecology: the science of natural resource management for poor farmers in marginal environments.  Agriculture, Ecosystems and Environment.  93: 1–24.

[iv] Altieri, M.A. and C.I. Nicholls. (2008) Scaling up Agroecological Approaches for Food Sovereignty in Latin America. Development, 51(4): 472–80. URL: http://dx.doi.org/10.1057/dev.2008.68

[v] Van der Ploeg, J.D. (2009) The New Peasantries: Struggles for Autonomy and Sustainability in an Era of Empire and Globalization. Earthscan, London, 356 p.

[vi] Rosset, P.M. & Martinez-Torres, M.E. (2012) Rural Social Movements and Agroecology: Context, Theory and Process. Ecology and Society, 17: 17-26

[vii] Roland, P. C, and R. W. Adamchak. (2009) Tomorrow’s Table: Organic Farming, Genetics and the Future of Food. Oxford, UK: Oxford University Press.

Tomich, T., S. Brodt, F. Ferris, R. Galt, W. Horwath, E. Kebreab, J. Leveau, et al. (2011) Agroecology: A Review from a Global-Change Perspective. Annual Review of Environment and Resources 36(15): 1–30.

[viii] Holt-Gimenez, E and M.A. Altieri  2013 Agroecology, Food Sovereignty, and the New Green Revolution. Agroecology and Sustainable Food Systems 37: 90-102


18.10.2016
Titolo originale: Agroecology “Lite:” Cooptation and Resistance in the Global North
Traduzione di Giorgio Cingolani per il Centro Studi Sereno Regis

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