Frattanto, per il mondo … | Johan Galtung

Cominciando dall’Unione Europea, 60enne, che rende importanti i piccoli stati (il Lussemburgo!) rendendoli membri di qualcosa più grosso, ma ridimensiona stati più grandi, addirittura imperiali, rendendoli semplici “membri”. I Paesi bassi sono un paese piccolo: Wilders ha subìto una sconfitta umiliante. Ma il Regno Unito è grande con un passato imperiale:i vecchi e la gente delle campagne hanno votato per la Brexit via dall’anonimato UE, ma per che cos’altro? Padroni a casa propria? Con i problemi con l’Irlanda e l’area marginale celtica – Scozia, Galles – che minaccia addirittura la sopravvivenza dell’UK? L’Anglo-America, con l’UK ancor più sotto gli USA, può compensare l’uscita? Può darsi che vogliano tornare sulla decisione; con l’ovvia strategia UE di adattarsi a vari punti risultati critici per la Brexit.

Anche la Francia è grande e imperiale. Ma Le Pen-Front National non batterà una maggioranza che considera l’UE una creazione francese (Monnet, Schuman), né comunque la Communauté Française come configurata dalla mistica della lingua francese. Una Frexit renderebbe più piccola la Francia. La Francia resterà.

Germania e Italia furono imperiali: un tempo Hitler governò la maggiore Europa di sempre, Mussolini un po’ d’Africa. Ma furono sconfitte e definite illegittime, non “civilizzatrici“. Le scuse dell’Italia per la guerra coloniale [in Libia] del 1911 possono essere d’esempio. Resteranno tutt’e due nella UE.

L’UK al di fuori e la Francia al di dentro stanno pagando adesso il greve prezzo dell’ immigrazione per la devastazione arrecata dai propri imperi; senz’alcuna solidarietà UE.

L’UE sopravviverà, a due o più velocità e con l’euro come valuta comune ma non esclusiva. E rafforzata dal non aver più un cavallo di Troia USA, Il Regno Unito, a controllare la politica estera e difensiva UE. Ma indebolita fino all’irrilevanza dal neoliberismo della propria costituzione. Si veda Alan Johnson “Perché la Brexit è essenziale per la GranBretagna”, NYT 29.03.17, un’opinione di sinistra.

La Russia, cristiano-ortodossa dello zarista, bolscevico Putin; e la Cina, nazionalista, maoista, buddista alla Xi Shi Youming, sua amica di Zhengding (NYT 25-26 Mar 2017): imperdonabilmente grandi per superficie e popolazione, ben più che i 27 membri UE. Gli USA sono terzi nei due ambiti, con un punteggio di 6; la Cina di 5, la Russia di 10. L’UE è anch’essa in questa serie A.

La Cina, con crescita economica al 6,5%, è tuttora un motore di crescita mondiale, e la SCO beneficia dell’appartenenza d’India e Pakistan all’organizzazione. Il bilancio militare cinese crescerà a ritmo più lento in sei anni; [la politica economica generale], data la forte concorrenza dell’India, si focalizza sulla distribuzione e su una minore sovrapproduzione. Ma la “globalizzazione” cinese, accordi bilaterali win-win, è vincente, con la Cina al centro di un’ Eurasia aldilà dell’EUSA, dell’Occidente.

Un decennio dopo che il discorso di Putin a Monaco lanciasse la Russia post-Yeltsin, essa affronta ora una capacità [bellica] USA-alleati NATO mascherata da scudo anti-missile, per far fuori i missili russi e costringere a una capitolazione. In Norvegia ora quasi senza difesa costiera né d’entroterra, questa strategia offensiva chiamata “difesa” calza anche con la paranoia anti-russa occidentale salvo che in Norvegia del nord al confine con la Russia: con un millennio d’amicizia.

Un contrattacco sottomarino russo sarebbe devastante per UE-USA. Saremmo stati prossimi a quest’apocalisse con Hillary, ma Trump è adesso anch’egli parte della macchina da guerra USA. Quel che può salvarci è un’UE che decida di non combattere le guerre USA, che sovrasti la NATO, che sviluppi òa propria capacità militare. E le dimostrazioni possono por fine ai tanti anni di Putin-Medvedev.

Trump lo si considera psicotico con politiche folli: incremento all’apparato militare di 54 bilioni di dollari a spese dei poveri, della sanità, dell’ambiente, del clima, delle arti, della cultura. Gli eccidi USA dappertutto non venivano considerate folli, ma Trump uccide a spese dei bisogni essenziali. Può anche non durare 100 giorni, detronizzato oppure ..?

Gli USA giudicano gli altri sui diritti umani. Il 9 marzo 2017 la Cina ha emanato il suo solito rapporto annuale sui diritti umani in USA: omicidi in ambito nazionale; complesso industriale-carcerario con vastissima incarcerazione; razzismo con uccisioni terroristiche da parte della polizia che evocano linciaggi; 1 bambino su 2 in povertà; diritti politici mincciati da accordi potere-contro-denaro; civili uccisi ovunque, specialmente in Siria e Iraq; 59 detenuti illegali a Guantanamo Bay; reti di spionaggio NSA e affini che minacciano i diritti alla riservatezza in tutto il mondo. E USA-UK-Francia – l’Occidente – ha disertato l’Assemblea Generale ONU sul bando [all’armamento] nucleare. Non invece Cina e Russia: di chi è il futuro?

Cina-Giappone, con le due Coree nel mezzo, hanno rapporti super-tesi. I nazionalisti giapponesi vogliono un “Giappone normale” col diritto alla guerra, non quello pacifista dell’Articolo 9 [della Costituzione]. Ci vuole una minaccia. Viene utilizzata la capacità di proiezione militare cinese a lunga gittata e la questione delle Diaoyu-Senkaku. Per un’analisi cinese si veda Feng Zhaokui “Will there be a China-Japan detente” [Ci sarà una distensione sino-nipponica?], The Weekly Mirror, 31.03.17. Abe è nei guai.

Dopo il regime di Park al sud, le due Coree adesso possono migliorare.

L’Occidente considera sé stesso guidato da valori cristiano-umanisti e i propri nemici dei materialisti. Ma che sia viceversa, con Putin, con Xi? No, può esserci un’attenzione USA per la vita di Cristo, liberato dalle chiese. Per Peter Wehner “Humanizing Jesus” [Umanizzare Gesù] (NYT 26.12.16) è la biografia di Gesù, non la sua morte in croce, a mostrare che “le cose del mondo possono essere corrotte, ma possono anche essere elevate e santificate”.

Ovunque è reperibile un nuovo afflato religioso, anche nell’Islam. “A Shariah experiment becomes a model” [Diviene modello un esperimento di shariah] (NYT 14-15.01.17) riferisce da Banda Aceh, all’estremità [ovest] dell’Indonesia dove l’Islam giunse originariamente, di un nuovo Islam “che facilita un’atmosfera di religiosità” (il movimento d’indipendenza di Aceh s’era concluso nel 2005 dopo che uno tsunami uccise 230.000 persone). Meno estremo che l’Arabia Saudita “perché accoglieva scuole alternative di dottrina islamica e accettava il ruolo di guide femminili”, perfino come la prima sindaca della città, benché una persona molto fondamentalista. Un modello per l’Indonesia? Per Pattai-Thailandia? Per l’Islam in generale?

Più terra-terra: “U.S.-Cuba Health Collaboration” [Collaborazione sanitaria USA-Cuba] di Nassim Assefi (NYT 24.10.16): oltre il rum e i sigari ci sono nuovi farmaci, “che diminuiscono le amputazioni del piede dovute a diabete, come pure terapie innovative per il cancro polmonare”. Tutti possono imparare da tutti; anche a 90 miglia di distanza.

Globalization: Blessing or Curse [Globalizzazione: benedizione o maledizione] di Han S. Park (Università della Georgia, USA) pone in rilievo i vari collegamenti a livello mondiale che si possono usare per costruire una pace positiva con la risoluzione dei conflitti, sviluppo umano e sicurezza mediante la collettività. Per tutto il mondo. Quanto mai raccomandabile.


#475 – Johan Galtung, TMS
Titolo originale: Meanwhile, Around the World
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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