Un boicottaggio Anti-Nazi | American Jewish Historical Society

Sul sito dell’American Jewish Historical Society, alla pagina che apre sul Capitolo 41 si racconta del boicottaggio Anti-Nazi avvenuto nel 1933. Traduco e riassumo qui alcuni passi, invitando i lettori a rivedere il testo completo.


Anti-Nazi_RallyNel gennaio del 1933 Adolf Hitler fu nominato Cancelliere del Reich. Immediatamente, membri del Partito Nazista iniziarono una campagna di violenze contro Ebrei Tedeschi, socialisti, comunisti e altri oppositori. L’Associazione Centrale degli Ebrei Tedeschi (Verein) rilasciò una dichiarazione nella quale affermava che “non crediamo che i nostri concittadini tedeschi si lasceranno trasportare a commettere eccessi contro gli ebrei”. Ma fin dal 1933 Stephen S. Wise, fondatore dell’ American Jewish Congress, sembrava conoscere la situazione meglio. Infatti ben presto iniziarono molestie e minacce verso i commercianti ebrei, che continuarono per diversi giorni a Magdeburgo, Essen, Kassel e Berlino.

Quando arrivarono in America le notizie di queste azioni, i rappresentanti di comunità ebraiche si riunirono a New York e decisero non organizzare proteste pubbliche, per timore di peggiorare la situazione già precaria degli ebrei tedeschi. Ma un mese dopo i membri dell’American Jewish Congress cambiarono idea, e decisero di organizzare una campagna di protesta. Dopo un incontro tenuto il 12 marzo 1933 al Madison Square Garden a New York (con la partecipazione di 1.500 persone) si decise di organizzare una manifestazione per il 27 marzo. J. George Fredman, Comandante in Capo degli Ebrei Veterani di Guerra, propose di avviare un boicottaggio dei prodotti tedeschi importati in America. A quella proposta Joseph Proskauer e Judge Irving Lehman dell’ American Jewish Committee espressero viva preoccupazione: “Vi imploriamo, in nome dell’umanità, di non approvare una iniziativa che ucciderà degli Ebrei in Germania”.

Rabbi Stephen S. Wise, presidente onorario dell’ American Jewish Congress, ebbe l’ultima parola:

E’ passato il tempo della prudenza e della cautela. Dobbiamo alzarci e parlare da uomini. Come possiamo chiedere ai nostri amici Cristiani di far sentire le loro voci per protestare contro i torti patiti dagli Ebrei, se noi rimaniamo in silenzio? … Ciò che accade in Germania oggi può accadere domani in un’altra terra, se non viene denunciato e condannato. Non sono gli Ebrei Tedeschi che vengono attaccati. Sono gli Ebrei.

I partecipanti alla Conferenza decisero di confermare la manifestazione al Madison Square Garden.

Anti-Nazi_boycott 02Il 27 marzo l’American Jewish Congress e tutti i suoi alleati manifestarono contemporaneamente a New York, a Chicago, Boston, Philadelphia, Baltimore, Cleveland e in altre 70 città. Fu dato grande rilievo dai mezzi di comunicazione e numerosi uomini pubblici chiesero l’immediata cessazione dei trattamenti brutali inflitti agli Ebrei Tedeschi.

Goebbels annunciò immediate contromisure, e accusò gli Ebrei Tedeschi di aver organizzato un boicottaggio mondiale contro le merci tedesche per distruggere l’economia tedesca. Il 1° aprile molti negozi tenuti da Ebrei furono assaltati: le vetrine sfondate, la merce distrutta. E Goebbels ammonì che se gli attacchi degli Ebrei contro i beni tedeschi non fossero cessati, le azioni sarebbero riprese fino all’annientamento degli Ebrei Tedeschi.

Anti-Nazi_boycottIncalzato da Stephen S. Wise affinché protestasse con il Governo tedesco, il Segretario di Stato americano Cordell Hull mandò una blanda nota all’Ambasciatore americano a Berlino, dispiacendosi per gli sfortunati incidenti. Colpiti dalla tiepida nota di Hull, i Veterani rinnovarono l’invito a boicottare le merci tedesche, e a loro ben presto si unirono altre Associazioni.

Naturalmente questo boicottaggio non servì a fermare i Nazisti, che moltiplicarono le loro violenze contro gli Ebrei fino alla Soluzione Finale. Tuttavia, come osservò Rabbi Wise, l’impegno del boicottaggio – al di là dell’esito – era un imperativo morale. “Dobbiamo esprimerci ad alta voce – spiegò – anche se sarà vano, almeno avremo parlato”.

Oggi è il 27 marzo 2017…. Sono passati tanti anni, e sono cambiati soggetti e contesti, oppressori e oppressi. Resta l’imperativo morale.


(traduzione e sintesi di Elena Camino)

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